Le difficoltà logistiche nella distribuzione, i costi altissimi di trasporto, la concorrenza spietata di Amazon, il rinnovato ruolo sempre più decisivo delle biblioteche pubbliche e delle librerie indipendenti, testimoniano come le città e i territori – insieme alle potenzialità offerte dal digitale –  siano i veri protagonisti del futuro del libro. Mentre Milano investe 23 milioni di euro nella lettura (assumendo bibliotecari e regalando e-book), a Torino si sono riuniti tutti i più importanti Festival culturali del nostro paese (una settantina) per dire a voce alta che tutto ciò che è cultura, innovazione e creatività, alla fine, trova casa all’interno di un libro. E questo significa sviluppo economico, turismo sostenibile e circolazione delle idee. Il mancato accordo tra Torino e Milano per mantenere unito il luogo del confronto tra lettori, editori, mercato e tendenze, ha emesso una sentenza: 170 mila visitatori per il Salone del Libro di Torino, “solo” 100 mila in più di Tempo di Libri a Milano. Si è chiusa così (per ora) la più grande battaglia editoriale dell’anno che ha visto l’industria editoriale protagonista di uno strappo senza precedenti. Risultato? I lettori sono andati a Torino, gli editori a Milano. Il libro insomma, continua ad essere una leva di sviluppo economico che determina il successo di mercati solo apparentemente lontani dal suo. Il confronto è aperto. Perché, come direbbe Totò, alla fine, è la somma che fa il totale.

 

Per sapere come sta il libro ci vengono in soccorso i numeri e l’Istat, che di numeri se ne intende.  I non lettori sono il 57,6% degli italiani. In altre parole e con altri numeri, ci sono oltre 4 milioni di non lettori di libri in più rispetto al 2010, con un aumento in percentuale del + 6,8% . Nel 2016 sono circa 33 milioni le persone con più di 6 anni che non hanno letto nemmeno un libro di carta in un anno, cioè il 57,6% della popolazione, in aumento del +6,8% rispetto al 2010. Un abbandono, un esodo, una catastrofe o uno stimolo che apre a nuove ed interessanti prospettive di mercato? Ma chi sono i non lettori? Soprattutto uomini (il 64,5% rispetto al 51,1% delle donne), anziani (nessun impedimento fisico, il motivo è dovuto al titolo di studio più basso) e concentrati nel Sud del Paese (dove vivono il 69,2% dei non lettori, il 13% in più rispetto al Centro – 55,8% – e il 19% in più rispetto al Nord -49,7%[2]). Ma i non lettori non sono aumentati solo tra le categorie culturalmente più “disagiate”, ma anche tra le persone con i consumi culturali affluenti: tra coloro che vanno al cinema o a teatro, frequentano i musei, le mostre, i concerti, leggono i quotidiani, usano Internet e le nuove tecnologie. Ad esempio, tra chi ha seguito tre o più tipi di spettacoli fuori casa (tra cinema, teatro, musei, mostre e monumenti) i non lettori sono il 28,2% nel 2016 ma erano il 21,7% nel 2010.Tra chi usa Internet tutti i giorni, i non lettori sono 45,6%, mentre erano il 30,9% nel 2010 e tra chi svolge attività di comunicazione e socializzazione su Internet i non lettori sono il 47,7%, (erano il 33,2% nel 2010).

Chi sono invece i lettori? Soprattutto i giovani tra gli 11 e i 14 sono “forti” lettori. Per i ragazzi l’abitudine alla lettura si apprende in famiglia. Permane sul mercato la prevalenza, assai fragile, del lettore definito come “debole”: il 18,3% della popolazione ha letto al massimo 3 libri in un anno, mentre il 16,5% sono lettori “medi” con 4-11 libri letti in un anno. I lettori “forti” che hanno letto almeno un libro al mese sono la parte minore, ovvero il 5,7%. Naturalmente ci sono più lettori “forti” e “medi” tra chi ha titoli di studio più elevati e maggiori risorse economiche. Ma a cambiare è anche la gestione del tempo. Internet e le nuove tecnologie hanno modificato il modo in cui trascorriamo il nostri tempo libero. Dall’altra, i lettori di libri sono anche buoni utilizzatori della rete e delle sue potenzialità: la maggior parte di loro è potenzialmente sempre connesso. Allo stesso modo, i lettori “medi” e “forti” sono coinvolti più della media nella partecipazione culturale, come cinema, teatro e concerti. Non arrivano sorprese nemmeno dagli e-book. Sono circa 4 milioni i lettori digitali, ovvero il 7,3% della popolazione (+6 anni). Il fenomeno ha coinvolto soprattutto le donne ma in prevalenza riguarda i giovani di 15-24 anni. Chi sceglie e-book è soprattutto un lettore “forte” (il 28,3%) o “medio” (il 18,5%) che non mette in discussione il libro di carta.

Il mercato intanto respira. Se il numero di lettori è in caduta libera, per fortuna respira il mercato del libro che, nel 2016 registra un segno positivo: un timido +0,3% rispetto al 2015[3]. Nel 2017 sono in crescita i libri di fiction e quelli per bambini e ragazzi: nessun trionfalismo. Questi due generi, insieme intercettano oltre metà del mercato italiano. Quanto alla fiction, siamo leader nel mondo. A confronto con gli altri mercati internazionali infatti, l’Italia ha la quota più importante per questo genere letterario (il 39,2% che comprende anche il 2,4% di Young Adult), rispetto agli altri Paesi in cui la Fiction senza Young Adult non va oltre il 30%. Continuiamo a essere un mercato piccolo per confrontarsi con le altre grandi editorie europee e i bassi indici di lettura a loro volta influiscono sui fattori di innovazione del Paese e sulla sua crescita economica. Ma è una segnale.

Ci salveranno i bambini? In Italia si legge poco, siamo il paese europeo che legge meno. Ma l’editoria per bambini e ragazzi tiene. E di conseguenza aumentano le librerie specializzate +10,7%. La letteratura per ragazzi ha, nel giro di pochissimi anni, più che raddoppiato le uscite. Altro elemento positivo è la crescita di vendita dei diritti all’estero soprattutto di libri per bambini: molti dei nostri illustratori sono ormai amati e pubblicati dalle più grandi case editrici straniere, grazie al lavoro costante degli editori che propongono, nel loro catalogo, albi sempre più interessanti. Per rendersi conto di cosa significa questo segmento dell’editoria è d’obbligo visitare il Bologna Children’s Book Fair, l’appuntamento più importante al mondo per l’editoria per ragazzi con i suoi i 1.200 espositori provenienti da oltre 75 Paesi del mondo, i 26mila professionisti del settore che ogni anno raggiungono i padiglioni di BolognaFiere per definire nuove tendenze e nuovi sviluppi di mercato. Se parliamo di contenuto, quali sono le tendenze del mercato? Il tema del migrante e della contaminazione tra i popoli è molto presente. In Italia il tema viene declinato a partire proprio da quello che sta succedendo a casa nostra. Lampedusa è il cuore del problema, il luogo dove tutte le contraddizioni vengono irrimediabilmente a galla. Salani pubblica Emma-Jane Kirby, giornalista della BBC e corrispondente delle Nazioni Unite da Ginevra, che negli ultimi due anni ha trascorso gran parte del suo tempo sulle rotte delle migrazioni. Nel suo libro, L’ottico di Lampedusa, racconta la storia di un uomo che in un giorno di pesca si scontra con il naufragio di un barcone e salva, insieme ai sui amici, 47 persone. Resistono naturalmente i libri che hanno come protagonisti gli animali raccontati come metafore per raccontare la morte, il dolore, l’amicizia, la diversità, il futuro e la paura. I libri per bambini sono un ottimo terreno di sperimentazione per unire analogico e digitale, trasformando in realtà aumentata qualsiasi potenzialità narrativa e commerciale, da sogno a realtà di lettura. II Bologna Digital Award ha istituito quest’anno una nuova categoria del premio dedicata alla realtà aumentata e alla realtà virtuale. Questo sicuramente a segnare una direzione di lavoro di molti sviluppatori che stanno studiando la potenzialità (narrative e commerciali) della combinazione fra supporti digitali e cartacei. Il vincitore, Mur eli karhu, è un albo illustrato creato da Kaisa Happonen e Anne Vasko per Tammi, che racconta le avventure di un orsetto. Tablet o smartphone permettono di accedere a contenuti speciali segnalati da un uccellino, che dal libro esce come un pop up digitale per entrare in mondi diversi e paralleli. In questo modo il libro può raccontare non solo una, ma tante storie diverse.

Il crowdfunding e le “Storie della Buonanotte per bambine ribelli”. La Mondadori ha portato in testa alle classifiche di vendita il libro di Elena Favilli e Francesca Cavallo. Le biografie raccontate di cento donne, di ieri e di oggi, che hanno sfidato le convenzioni e realizzato i loro sogni. Da Ada Lovelace a Frida Kalho, da Malala Yousafzai a Coco Chanel, da Nina Simone a Michelle Obama: esempi di forza e coraggio al femminile. A noi interessa la storia delle due autrici, due donne che hanno determinato l’ingresso potente del crowdfunding nel mercato editoriale. Hanno un sogno, quello di scrivere il loro libro e per farlo si trasferiscono a San Francisco. Ovviamente hanno bisogno di soldi e si affidano a Kickstarter che ha raccolto per loro la somma record di un milione e 300 mila dollari da 70 nazioni diverse in soli 28 giorni. Gli autori italiani e i loro editori hanno così scoperto una delle tendenze più importanti del mercato legato al finanziamento diffuso di progetti culturali. E ci si sono buttati. “Bookabook” è il primo sito di crowdfunding italiano interamente dedicato all’editoria. Il sito offre ai suoi utenti la possibilità di leggere l’incipit o un’anteprima di alcuni libri ogni mese. Se la qualità è buona, è possibile contribuire per la pubblicazione con un’offerta.

L’editoria italiana (per fortuna) è sempre più internazionale. Il settore bambini e ragazzi insieme alla narrativa sono i più esportati con il 71,3% delle vendite. E questo mentre nel 2016 si è ridotto il numero di titoli per cui sono stati acquistati i diritti da case editrici straniere. Nel 2016 le case editrici italiane hanno venduto all’estero i diritti di 6.565 titoli (+11% sul 2015) mentre ne hanno acquistati 9.552 (-10,6% sul 2015)[4]. Per dimostrare l’influenza dell’export basti pensare che i titoli venduti nel 2016 rappresentano il 10% delle novità pubblicate, mentre nel 2011 erano appena il 3,2%. Assieme fanno il 71,3% di tutto l’export di diritti della nostra editoria. Amano Umberto Eco, Andrea Camilleri e Alessandro Baricco. Hanno adorato Italo Calvino e ora sono tutti impazziti per Elena Ferrante, Carofiglio, Geronimo Stilton e i titoli capaci di raccontare una certa idea dell’Italia, dove a farla da padrone sono il cibo, l’arte, l’amore e il giallo.

In generale, si conferma la capacità degli editori italiani di offrire autori, generi diversi ai loro colleghi stranieri e di esplorare letterature e mercati nuovi  rispetto a quelli europei, più tradizionali. Analizzato in particolare, il comportamento dei piccoli editori che comprano più diritti all’estero di quelli che vendono, anche per la naturale necessità in fase di avvio di crearsi un catalogo importante. E forse anche per rispondere alle curiosità di un lettore che vuole conoscere autori, letterature e culture di Paesi diversi. Cresce però (e più della media) la loro capacità di vendere all’estero anche se i numeri in termini assoluti rimangono piccoli. L’export dei diritti raggiunge il 12,5% (+31,9% sul 2015) mentre l’acquisto dei diritti è il 46,2% (+4,5% sul 2015). Stiamo imparando a vendere all’estero i nostri libri, lo facciamo traducendo e pubblicando sui siti internet i primi capitoli di saggi e romanzi, assumendo figure professionali specializzate nella vendita e acquisto di diritti e capaci di rapportarsi con agenti e agenzie internazionali. E i risultati si vedono. Interessante osservare come si muovono le coedizioni  che rappresentano un tassello importante dei processi di internazionalizzazione dell’editoria italiana grazie al lavoro di editori come Electa, Skirò, Jacabook, Giunti e Zoolibri. Nel 2016 sono state 1.102 i progetti realizzati con gli editori stranieri[5]. Due i generi che si impongono: ovviamente bambini e ragazzi (57,7%) e quello degli illustrati (18,5%). Due settori, i cui costi di produzione, possono essere abbattuti quando uno stesso titolo (o una collana) viene realizzato da più partner internazionali, in modo da contenere i prezzi di copertina di prodotti in cui il «colore» e la qualità della carta incide in maniera significativa sui costi di produzione.

Un piccolo miracolo chiamato poesia. Crescono nel 2016 le vendite dei libri di poesia rispetto al 2015. Il risultato è raggiunto grazie alla poesia moderna e contemporanea che conferma il suo miglior andamento rispetto a quella classica e quella greca-latina. La poesia è un mercato di nicchia (rappresentava il 5% dei titoli pubblicati nel 2015), in cui però si assiste a una rinnovata vitalità, una crescita costante dal 2013 che vede crescere il numero di editori e il numero di collane anche nel 2016. Merito soprattutto di alcuni autori diventati autentici cult soprattutto sui social come Wislawa Szymborska, Alda Merini o i testi delle canzoni del nuovo premio Nobel per la letteratura Bob Dylan. Un successo quello della poesia testimoniato dalla collana vendutissima del Corriere della Sera diVersi e dal rinnovato interesse di  quasi tutte le case editrici. Chi vanta uno dei cataloghi di poesia più ricchi nel panorama editoriale italiano, ha reinventato una collana di tascabili che ripropone le voci poetiche più significative, da Charles Bukowski a Seamus Heaney, da Jacques Prévert a Dylan Thomas passando per  Pier Paolo Pasolini. Da segnalare Le Ali di Marcos y Marcos, una nuova collana interamente dedicata alla poesia italiana contemporanea mentre possiamo ormai considerare il torinese Guido Catalano (Rizzoli) un autore cult pop che “a 17 anni decide che vuole diventare una rockstar, più tardi ripiega sulla figura di poeta professionista vivente, che ci sono più posti liberi”. Sul digitale segnaliamo la casa editrice Laurana che ha dato avvio a una collana di poesia in formato ebook. Il primo titolo pubblicato è Frammenti di un odioso discorso di Paolo Grugni. La poesia italiana conferma la sua prevalenza rispetto a quella straniera (327 mila copie rispetto a 203 mila copie). Forse il segreto del successo di questo successo sta nell’avere una tradizione orale alle spalle che avvicina il genere ai nuovi modi di leggere, che prediligono sempre più l’ascolto dell’opera letteraria.  Amazon ha lanciato “Audible” piattaforma dedicata al mercato dell’audiolibro. Vi abbonate e potete ascoltare libri letti dagli stessi autori, da attori più o meno famosi, da altri scrittori, da scuole di doppiatori. Leggere i libri ascoltandoli diventa finalmente un mercato. L’audiolibro è ormai entrato indubbiamente nella nostra sfera di intrattenimento e, ovviamente, in una buona fascia di mercato del tempo libero. L’italiana Emons nasce nel 2007, seguita da tanti piccoli e grandi editori che vedevano nel libro ascoltato un modo per rivalutare il magazzino e creare nuovi target.  I risultati sono arrivati. La Emons ha aumentato del 20% le vendite di audiolibri, in controtendenza a quello che succede per il mercato di libri nel suo complesso. Da citare anche Il Narratore che, oltre adessere editore e distributore di audiolibri, offre anche uno store online specializzato in questo settore editoriale. A oggi propone oltre 750 titoli in audio, audio-ebook e cd mp3 da acquistare online, attestandosi come primo portale italiano “libreria” solo di audiolibri. Oltre ai titoli del suo marchio editoriale nei diversi formati, che a oggi sono circa 170, vengono distribuiti quelli di altre 22 case editrici specializzate e produttori indipendenti.

La lettura intanto ha preso strade diverse che incontrano le esigenze di chi usa lo smartphone e va su youtube. Wattpad, una app dedicata alla letteratura (c’è chi scrive e c’è chi legge), conta 45 milioni di utenti che ogni mese si dilettano a leggere, condividere e creare 375 milioni di storie scritte in 55 lingue (5,3 milioni solo in Italia). Il 90% del traffico arriva dallo smartphone. Un dato così rilevante che Wattpad ha deciso di creare un’altra app a misura di “tocco” di dita. Si chiama Tap e le storie non sono divise in capitoli come su Wattpad, ma in scene. E, soprattutto, hanno la forma di una chat. In pratica, scrivi un romanzo o un racconto come se fosse una conversazione di Whatsapp. Anna Todd con la fan fiction After, prima di essere pubblicata e tradotta  in 30 Paesi, era stata l’autrice più letta sulla piattaforma digitale.. Gli italiani che vogliono leggere, scrivere, autopubblicarsi e condividere storie oltre ad affollare Wattpad ci provano con ilmiolibro.it (che recentemente ha stretto una collaborazione con la Scuola Holden per selezionare i migliori talenti letterari senza editori a fare da intermediari) oppure aderiscono alla piattaforma The incipit, il primo sito italiano di scrittura interattiva digitale. Per partecipare bisogna creare un racconto di 10 episodi, ognuno dei quali termina con una domanda e tre possibili risposte. Saranno i lettori a scegliere la migliore opzione e, quindi, il corso della trama.

 Le nuove forme della lettura e della condivisione rappresentano opportunità ancora non del tutto inesplorate. Gli orfani di aNobii, che hanno mal digerito l’acquisizione della community da parte di Mondadori nel 2014,si sono tutti trasferiti sulle statunitensi Goodreads e LibraryThing. Cosa dire poi degli YouTuber, tutta gente nata in piena era digitale tra la fine degli anni 90 e il nuovo millennio che non hanno esitato a voler pubblicare un vecchio libro cartaceo (lo facevano anche i comici di Zelig 20 anni, ve li ricordate?). I nomi? Favij, Matt e Bise, iPantellas, Sio, Marco Leonardi, LaSabrigamer, CutiePieMarzia. Vi dicono poco? Provate a invitarli e vedrete cosa succede. E qualcosa si muove sul fronte della vendita digitale. Bookolico è una piattaforma per la vendita di ebook che introduce un nuovo modello di business per il mercato editoriale digitale: il prezzo finale non è più legato al costo effettivo del prodotto, ma al valore che il pubblico riconosce all’opera. Un nuovo modello di vendita che si basa su una scala di prezzo meritocratica, da un minimo di 0,99€ ad un massimo di 6,99€. Il prezzo del libro oscilla in crescita o in diminuzione sulla base del gradimento e della richiesta dei lettori. Il lettore acquista importanza diventando un possibile talent scout, capace di scoprire e valorizzare il prossimo fenomeno letterario. E, con la stessa importanza, uno scrittore dilettante ha l’occasione di diffondere la propria opera saltando i filtri editoriali.

 


[2] L’eccezione è rappresentata dalla Sardegna dove i non lettori sono il 51,8%, cioè a livelli inferiori alla media nazionale. Le percentuali più basse di non lettori sono a Trento (43,7%), in Friuli (44,6%) e Bolzano (46%).

[3] Dati Nielsen e Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori.

[4] Dati del Rapporto sull’import/export di diritti 2017, realizzata dall’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE) in collaborazione con ICE- Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

[5] È la prima volta che AIE produce questo dato.