Roma, 8 mar. (Adnkronos) – “Adesso, nell’emergenza, fare tutto quello che si può fare. Non è che riapri centrali a carbone che sono chiuse da anni, ci vuole tempo e ci vuole il carbone. Puoi provare a mantenere in vita per poco tempo centrali che già esistono. Lo stesso ragionamento vale per l’estrazione del metano: per quanto si possa aumentare la produzione nazionale, si parla del passaggio da circa 3,5 mld di metri cubi a 6-6,5, sempre sotto il 10% del consumo di metano dell’Italia”. Così Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, commenta con l’Adnkronos l’attuale scenario energetico nazionale. “Nell’emergenza occorre fare tutto questo: se hai carbone, usalo; se puoi estrarre un po’ di metano, usalo; se puoi essere più efficiente e risparmiare energia, fallo. Poi devi decidere la strategia: oltre che garantirti una varietà di fonti di approvvigionamento, nella transizione, per il metano. Il cuore è spingere molto sulle rinnovabili – prosegue – perché l’Italia su questo fronte, negli anni 2013-2014, ha subito una battuta di arresto che è stata pessima anche da un punto di vista economico. Bisogna accelerare e fare come fa il più grande Paese manufatturiero europeo: la Germania era al 6% di quota di rinnovabili nel 2000, ora è al 50% e punta al 100% al 2035. Noi possiamo fare altrettanto”. “Questo significa innanzitutto, siccome i capitali privati ci sono, rendere più semplice il percorso, sul fronte della riduzione della burocrazia, per chi vuole ricorrere alle rinnovabili. Elettricità Futura, associazione di Confindustria delle imprese che operano nel settore elettrico italiano, dice che è in grado in tre anni con 85 mld di investimenti privati di installare 60 GW. Cominciamo da lì”, conclude. (Rof/Adnkronos)