Realizzato in collaborazione con Renato Quaglia, direttore generale Fondazione FOQUS
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura, parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.

Napoli, 11 Aprile 2019. La Fondazione Foqus ai Quartieri Spagnoli di Napoli. ph. Mario Laporta/KONTROLAB

Tra il 2013 e il 2020 la Fondazione Quartieri Spagnoli ha avviato un laboratorio di rigenerazione educativa, sociale e produttiva nel cuore dei Quartieri Spagnoli di Napoli, in un ex-monastero privo di funzioni e futuro, trasformato in una nuova comunità.

I Quartieri Spagnoli sono un unicum in Europa: una periferia ad altissima fragilità sociale conficcata nel cuore del centro storico di Napoli. Costruiti dagli spagnoli nel 1500 per la truppa occupante, diventati quartiere di malaffare, oggi costretti tra Via Toledo, la via dello shopping, e Corso Vittorio Emanuele, sono ancora un’area emarginata, dove l’illuminazione pubblica è arrivata solo nel 1995. Risiede qui il 10% dei bambini di tutta Napoli. La disponibilità di verde pubblico è la più bassa in Italia (0,6 mq per abitante – 3,6 mq la media nazionale). Qui si registrano i maggiori tassi di disoccupazione e inoccupazione, il più alto rischio di devianza in età precoce.

Per molti secoli l’ex Istituto Montecalvario, importante presidio sociale oggi sede di FOQUS, nel tempo si era svuotato di funzioni e deperito nelle strutture, lasciando un vuoto reale e simbolico in uno dei Quartieri più densamente abitati d’Europa. Rachele Furfaro (anima delle scuole “Dalla Parte Dei Bambini” e di progetti di sviluppo educativo e culturale a Napoli) ha affittato nel 2013 lo spazio di 10.000 mq e, insieme a Renato Quaglia, ha dato avvio a un laboratorio di rigenerazione urbana per i Quartieri Spagnoli.

Iniziato con il coinvolgimento di un centinaio di giovani inoccupati e disoccupati, invitati a esprimere idee di impresa e autoimprenditorialità (accompagnati e finanziati fino alla costituzione di cooperative indipendenti che per prime si sono insediate nel complesso), il progetto ha seguito un inedito percorso di sviluppo che ha preso a riferimento, per contraddirle o adeguarle alle esigenze del quartiere napoletano, le rigenerazioni del Centquatre a Parigi, del Q21 di Vienna, di Bijlmerbajes ad Amsterdam. A differenza di quelle, è finanziato esclusivamente con risorse private (inizialmente rese disponibili dal network di scuole paritarie Dalla Parte Dei Bambini, poi da fondazioni e imprese come Ferrarelle spa) e formule di sostenibilità basate sulla condivisione e la partecipazione di imprese e cittadini.

Il progetto ha seguito alcune direttrici-guida: educazione come driver di sviluppo a ogni età e livello; creazione di occupazione e autoimprenditorialità; ibridazione di gruppi sociali e stili di vita; interventi di alta qualità formale, ecologica e ambientale; insediamento di attività imprenditoriali, stabili o intermittenti, coerenti con il progetto e disposte a partecipare economicamente alla sua sostenibilità.

In un luogo che nel 2013 era vuoto di persone e senso, oggi ogni giorno una comunità educativa e produttiva di imprese culturali e creative di più di 1.500 persone, entra per lavorare, studiare, intraprendere, educare, prendersi cura di altri. Si sono creati 168 nuovi posti di lavoro; 350 sono i bambini iscritti nelle nuove scuole; 43 le persone con disabilità cognitive che seguono le attività del Centro ARGO; 19 le imprese insediate; decine le iniziative culturali, artistiche e di formazione. Con i bandi di Fondazione Con il Sud e il sostegno di Fondazioni e imprese private, sono stati avviati progetti di contrasto alla povertà, per le donne delle comunità straniere, le famiglie dei Quartieri, le persone con disabilità. La Fondazione coordina un progetto di formazione per insegnanti delle scuole primarie italiane, per il contrasto del disagio nelle giovani generazioni, promosso da Intesa Sanpaolo.

Il progetto ha interamente recuperato l’investimento iniziale e ha raggiunto una propria sostenibilità, con un sistema di partecipazione ai costi che coinvolge tutte le imprese insediate e quelle esterne che lo sostengono.

FOQUS oggi è un edificio-mondo: una comunità educante, economica e produttiva che comprende al proprio interno realtà diverse, coinvolte in un progetto sociale comune, tra educazione, welfare e imprenditoria, imprese pubbliche e private, for profit e no profit. Dove c’erano spazi abbandonati e inagibili, oggi c’è un nido (il primo nei Quartieri Spagnoli); una scuola dell’infanzia, una primaria e una secondaria; una sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti di Napoli (con corsi di laurea di moda, grafica e design); una cooperativa che propone più di 60 corsi di formazione informale per giovani e adulti; una sala convegni, un cinema, una galleria d’arte e una biblioteca; la sede di corsi di notariato, osteopatia, programmazione Java; una palestra; un bar, un ristorante e una pizzeria; un Centro di abilitazione per bambini, giovani e adulti con disabilità cognitive; un orto urbano; la sede dei fotoreporter dei quotidiani del Mezzogiorno e la redazione di un giornale sportivo on-line; un laboratorio teatrale e una scuola di danza; un Istituto di formazione per musicoterapeuti; un incubatore per start-up, un co-working; un Centro studi della storia dei Quartieri Spagnoli.

Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Josè Molina, Ernesto Tatafiore, Blue&Joy, Luisa Menazzi Moretti hanno donato opere alla Fondazione, esposte all’interno delle corti della Fondazione. D’estate si tengono festival cinematografici, durante l’anno una fitta attività culturale. Qui, nel 2014, è nata anche l’Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli, composta da giovanissimi introdotti alla musica con il sistema Abreu e oggi attività consolidata, con un proprio auditorium in un vicino quartiere.

La Fondazione ha restaurato e rifunzionalizzato negli anni larghe parti dell’edificio, rendendo oggi agibile la totalità degli spazi disponibili, lavorando anche sul riuso di materiali dismessi del monastero, utilizzando la manodopera di piccole imprese locali. La mobilità all’interno è facilitata da un sistema di segnaletica progettata da architetti e terapeuti, per essere utilizzata anche da persone con disabilità cognitive.

FOQUS è l’unico progetto di rigenerazione urbana in Italia direttamente sostenuto da un Paese estero: nel 2019 è stato siglato un accordo di collaborazione pluriennale con l’Ambasciata di Spagna in Italia. Nel 2018 il progetto è stato invitato dal Ministero della Coesione francese a presentare il proprio modello ai 187 Sindaci di Francia impegnati in programmi di riqualificazione di aree periferiche. I principali media di lingua tedesca hanno dedicato nell’ultimo anno ampi servizi al laboratorio di rigenerazione nei Quartieri Spagnoli.

Per l’emergenza sanitaria, inizialmente abbiamo lavorato offrendo alle famiglie programmi quotidiani di educazione a distanza (anche per i bimbi dei nidi, oltre che per l’infanzia e le primarie) e il supporto dei terapeuti alle persone con disabilità cognitive (manuali comportamentali, video e telefonate per mantenere attiva la mappa emotiva). Poi, quando è emerso il problema della sopravvivenza alimentare, abbiamo iniziato la distribuzione settimanale di una spesa sociale a 150 famiglie, casa per casa, per diverse settimane. In una terza fase, oltre ai beni alimentari, abbiamo portato alle famiglie anche libri per bambini e adulti, acquistandoli non da editori, ma da più di 40 librerie indipendenti di Napoli, per sostenerne l’attività.

In queste parti di città la pandemia si sta trasformando in catastrofe sociale. Il dopo dovrebbe comprendere un profondo cambio di direzione, ma quanti capiranno che la prima emergenza sarà quella della coesione sociale, la socialità, l’educazione, la cultura? E che dalle nuove capability di cui parlava Amartya Sen, soprattutto in questi luoghi dovrà iniziare la ricostruzione?

I progetti di rigenerazione non devono rassicurare: qui non c’è un lieto fine, ma le ragioni e le premesse per avviare processi di trasformazione che devono riguardare l’intera città. Il dopo chiederà di riconsiderare le povertà vecchie e nuove in una luce diversa; i quartieri dovranno diventare nuove comunità attive, cui garantire primi presidi sanitari e nuovi modi di sostegno alimentare ed educativo, garanzie di connessione digitale a ogni cittadino, marcato orientamento green di ogni attività. Perché la storia della città intera possa ricominciare, in un’altra direzione, con nuovi protagonisti.