Realizzato in collaborazione con Fiorenza Pinna – curatrice di progetti fotografici e book designer.
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura,  parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.

 

HOMEMADE – © TerraProject 2020

Anche nell’ultimo anno, in Italia si conferma il trend di un settore fotografico concentrato in poche città: Milano, Roma, Torino, Napoli, Bologna, Venezia e Bari.

Se da una parte Milano si pone come principale centro per scambio, numero e volume di affari, gran parte delle attività in ambito fotografico risultano parcellizzate in piccole realtà, che portano avanti attività in maniera autonoma e relativamente coordinata. Un settore frammentato per mancanza di riferimenti istituzionali e programmi poco efficaci indebolito da pesanti apparati burocratici e risorse limitate. Persiste e ricorre nel dibattito tra gli addetti al settore, l’aspettativa che si metta in atto in maniera più decisiva il percorso tracciato dalla Direttiva per lo sviluppo della fotografia in Italia[1] – emanata dal Ministro Franceschini nel 2018 – e volta all’attuazione degli obiettivi indicati nel Piano strategico di sviluppo della fotografia. Le azioni previste risponderebbero a quelli che risultano essere ancora i punti critici del settore, prevedendo azioni su tre ambiti principali: conservazione e valorizzazione degli archivi, sostegno alla produzione contemporanea, alla divulgazione e internazionalizzazione, educazione all’immagine e formazione accademica e universitaria.

Il 9 marzo 2020 ha segnato la chiusura e il fermo di tutte le attività, ad esclusione dei servizi essenziali. L’impatto del Coronavirus ha avuto conseguenze devastanti economicamente, socialmente e psicologicamente sulla fotografia. Tutte le professioni che avvenivano in presenza – didattica, esposizioni, eventi, festival, aste e fiere – si sono azzerate. L’emergenza COVID ha aumentato la preoccupazione in un momento non particolarmente prospero mettendo a nudo debolezze preesistenti e rendendo urgente il confronto e la necessità di un maggior riconoscimento­ professionale. Tutto questo ha generato reazioni molteplici. Sono nati gruppi informali di operatori del settore e piattaforme di discussione volti a esaminare e riconsiderare questioni di struttura e di sistema, a partire dalla tutela fiscale e giuridica fino ad appelli alla politica per proteggere spazi privati piccoli e no profit, dedicati alla diffusione e creazione artistica e fotografica.

Per far fronte all’emergenza, fotografi e operatori del sistema dell’arte dotati di partita IVA hanno potuto richiedere, come previsto dal decreto Cura Italia, l’indennità di 600 euro o accedere al Fondo PSMSAD[2] per gli artisti, che prevede un sostegno per forzata inattività a causa dello stato di emergenza.

La vicenda riguardante REFOCUS – bando indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT durante il lockdown – ha suscitato una grande polemica, ma potrebbe essere vista – in ottica post-emergenza – come il segno della possibilità di stabilire un dialogo diretto e costruttivo con le istituzioni. Il bando, contestato apertamente su più piani, sui social e nella petizione online FuoriFocus- la professionalità non si paga in visibilità[3], è stato successivamente rivisto e pubblicato con talune integrazioni.
Sotto il titolo Sistema dell’Arte in Italia post-coronavirus: nodi critici e proposte per la ricostruzione sono nati sei tavoli di discussione tematica[4]. I risultati dei lavori sono stati discussi in un’assemblea plenaria il 30 maggio. Al governo chiedono, sul modello francese, «un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne garantisca l’esistenza». E un tavolo di confronto tecnico sulla riapertura: «Priorità tutelare la salute per lavoratori e pubblico; protocolli di sicurezza; finanziamenti pubblici; strumenti di riforma sia per la ripartenza in presenza che per una virtualità sostenibile e democratica»[5]. Tra i soggetti coinvolti ai tavoli figura Art Workers Italia, un nuovo gruppo formatosi su base partecipativa in risposta alle difficoltà dell’attuale emergenza.

È importante rilevare come la maggior parte degli attori coinvolti abbia reagito in maniera propositiva spostando il più possibile online le proprie attività.

L’emergenza ha mostrato anche la possibilità di sviluppare e testare piattaforme virtuali, accelerando la digitalizzazione del settore e offrendo contenuti e attività prima inesistenti. Sono in molti, a partire dal MOMA di New York, a fornire risorse gratuite e la possibilità di prendere parte a visite e corsi virtuali dedicati alla fotografia. Anche in Italia le principali istituzioni pubbliche e private – come MuFoCo, CAMERA, Casa dei Tre Oci, FMAV – Fondazione Modena Arti Visive, Officine Fotografiche Roma per citarne alcune – si sono immediatamente attivate online e sui social, con iniziative di approfondimento gratuite e a pagamento. Il MuFoCo a Milano si avventura nel mondo del digitale con un atteggiamento cauto, cercando di dare risposta al suo ruolo istituzionale. Sceglie di dare spazio, in primo luogo, al servizio educativo con un programma di laboratori e si concentra, in seconda battuta, sulla velocizzazione del processo di digitalizzazione della collezione. A questo si aggiunge un ampio programma di talk e la pubblicazione sul sito della sezione Digital Exhibitions, una serie di mostre tratte dalle proprie collezioni. FMAV, a Modena, lancia InsideOut, mostre e laboratori online, programma suddiviso in tre rubriche: esercizi di visione, mostre in pillole e didattica a distanza. Anche la Casa dei Tre Oci di Venezia affronta la chiusura trasferendo il più possibile l’attività online attraverso un programma di brevi video di approfondimento condotti dal direttore. CAMERACentro Italiano per la Fotografia – crea uno spazio virtuale di racconto e condivisione, attraverso un palinsesto di rubriche online di e sulla fotografia made in CAMERA. Officine Fotografiche, associazione con sede a Roma e a Milano, realizza un programma di appuntamenti settimanali fissi gratuiti online e un programma parallelo di didattica virtuale a pagamento. La fotografia di documentazione si concentra sull’eccezionalità del momento storico, cercando formule efficaci per raccontare il lockdown della Fase I. Tra i lavori più interessanti il viaggio nell’Italia bloccata e lacerata dal virus di Lorenzo Meloni pubblicato su TIME[6] e l’approfondimento di Andrea Frazzetta sulla prima linea degli ospedali italiani pubblicato (straordinariamente anche in italiano) sul New York Times Magazine[7]. Nasce nei giorni difficili della Fase I anche Arcipelago-19, Atlante visivo della Pandemia, un progetto collettivo online di fotografi professionisti, guidato dall’intento di dare una struttura visiva a più voci al momento storico in atto. Con propositi in parte simili nasce e si sviluppa HOMEMADE-A visual archive of social distancing, l’archivio di immagini realizzate dal collettivo TerraProject, che scelgono però di realizzare i loro lavori senza muoversi da casa, tramite webcam, streaming e piattaforme video.

 

Dalla serie Turni di vita o di morte © Andrea Frazzetta

Perimetro, piattaforma e magazine per la fotografia contemporanea concentrata su Milano, lancia Quarantine Day: la rubrica in cui settimanalmente diversi fotografi mostrano la loro visione del lockdown.

Nasce dal basso l’esperienza di incontri organizzati su Zoom da Spazi Fotografici, piccola associazione di Sarzana: La fotografia ai tempi dell’isolamento/1 e 2, che con pochissimi mezzi ha raccolto intorno al tavolo, forse per la prima volta in Italia, una piazza di 400 persone.

Tra le mostre digitali più riuscite in Europa si posiziona la Biennale für aktuelle Fotografie di Mannheim, Ludwigshafen and Heidelberg, visitabile online attraverso dei tour virtuali in 360° realizzati con un’alta qualità visiva, facilmente navigabili, con possibilità di cliccare sui pannelli per leggere didascalie in più lingue e di accedere a approfondimenti, interviste e video. La piattaforma che più si avvicina all’esperienza reale è la piattaforma danese Artland. Usando la tecnologia innovativa VR, ospita anche una serie di mostre 3D che consentono di navigare negli spazi espositivi. Nude – Arising From The Ground dell’olandese Mariken Wessel[8] che unisce scultura, fotografia e film è un altro buon esempio di fruizione efficace attraverso il mondo virtuale e le contaminazioni di linguaggi.

Lancia un programma online anche la Biennale di Fotografia Femminile di Mantova, che avrebbe visto la sua prima edizione a marzo. Vengono drasticamente cancellati o rimandati in data ancora da definirsi la maggior parte degli appuntamenti della primavera: mostre, festival, fiere, con danni economici gravi ancora difficili da misurare. Annullato anche lo storico festival Fotografia Europea di Reggio Emilia e incerto anche il destino di Cortona On The Move previsto per luglio. Nasce proprio da questo festival una delle iniziative più interessanti legate al momento: una nuova piattaforma online, The Covid Visual Project – A Time of Distance, in partnership con Intesa San Paolo. Una piattaforma che coinvolge fotografi e videomaker di fama internazionale, visual artist e giornalisti, da Alex Majoli a Mattia Balsamini. L’intento è quello di documentare e raccogliere in un archivio il cambiamento su scala mondiale apportato dalle conseguenze della diffusione del Coronavirus; la piattaforma, sviluppata attraverso foto, video, testi e suoni, è online dall’11 maggio e continuerà ad essere aggiornata fino a che non sarà trovato un vaccino per il Covid-19.

Spostate a settembre Miart 2020 e Milano Art Week, mentre per MIA Photo Fair le nuove date non sono state ancora rese note. Molte le fiere Internazionali che, se pur annullate o rimandate per l’emergenza, si sono avventurate nel mondo virtuale per offrire alle gallerie una piattaforma web dove incontrare i collezionisti. Da citare in tal senso Fondamenta, il nuovo progetto digitale di relazione e interazione che sarà online sul sito web di Artissima. Con un’interfaccia semplice e intuitiva, Fondamenta mira a offrire gratuitamente alle gallerie, nuove opportunità di visibilità, vendita e contatto con il pubblico dell’arte.

Anche le aste di settore registrano difficoltà. Tendenza opposta per l’asta di Fotografia online del 17 marzo di Finarte che ha registrato un riscontro straordinario, totalizzando un venduto di quasi 400.000 euro, registrando un +40% sull’asta di ottobre. Molti gli stranieri – circa la metà del totale – che hanno partecipato all’incanto.[9]
Necessario, per tirare le somme di questo periodo unico per densità di attività offerte e fruite sul web, è il progetto di ricerca Fotografia online e pubblico[10], ideato da Kublaiklan (giovane collettivo con base a Torino) con l’obbiettivo di fornire un report sulla fruizione di contenuti digitali legati al settore specifico e fare il punto sui possibili sviluppi di nuovi sistemi di fruizione dell’esperienza digitale nel mondo della fotografia.

 

© Arianna Arcara per 100 FOTOGRAFI PER BERGAMO

Nascono, prima in Italia e poi ovunque nei paesi colpiti dal virus, campagne di charity e aste di beneficenza, tra queste 100 fotografi per Bergamo promossa da Perimetro ha avuto una risposta forte raccogliendo 727.600 euro in soli dieci giorni. Da questo esperimento positivo nascono molte catene di solidarietà analoghe: a Napoli, Artisti per Forcella, promossa da Amici di Carlo Fulvio Velardi Onlus, e Ricomincio da una foto ideato da LAB,  Artisti per Spallanzani,  realizzata dall’associazione pArt a Roma e altre.

Possiamo ora solo intuire le fasi successive per il settore e le direzioni chiare per una ricostruzione post-emergenza.

Una delle risposte alla crisi sembra essere la necessaria presa di posizione istituzionale in ambito culturale in difesa e a tutela di realtà piccole e fragili, quanto dinamiche e sperimentali, e la necessità di un piano d’azione per la valorizzazione delle competenze e delle eccellenze esistenti. Si sente inoltre forte la tendenza, anche dei privati, a concentrarsi di più sul locale insistendo sulla possibilità di costruire una comunità dialogante con le realtà culturali e le persone che vivono i territori, e contemporaneamente di rafforzare la prospettiva globale investendo in maniera sempre più mirata e consapevole sulla digitalizzazione. In un momento caratterizzato da una forte instabilità si sente il bisogno di fare rete e di concentrarsi sulla qualità, direttrici su cui muoversi per andare verso una cultura seria delle professioni, costruita anche attraverso piattaforme e tavoli di confronto, tra operatori e istituzioni, per un sistema più coeso.

 

 


[1] Direttiva del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo per lo sviluppo della fotografia in Italia, numero 133 del 28 febbraio 2018 – https://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_410538176.html

[2]https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=45617

[3]https://secure.avaaz.org/it/community_petitions/nicola_borrelli_direzione_generale_creativita
_cont_fuorifocus_la_professionalita_non_si_paga_in_visibilita_1/

[4] https://forumartecontemporanea.wordpress.com/

[5] Il Manifesto, “Non siamo invisibili”, gli intermittenti si prendono la piazza, Stefano Crippa e Adriana Pollice, 30 maggio 2020: https://ilmanifesto.it/non-siamo-invisibili-gli-intermittenti-si-prendono-la-piazza/?fbclid=IwAR1KP4L3xPDWaJJhk8-NHsd8QaPE6sttwxenO3TnJZfgrR5J-_xxC20KPUI

[6] https://time.com/5822233/italy-coronavirus-photos/

[7] https://www.nytimes.com/it/interactive/2020/04/08/magazine/ospedali-italia-covid.html

[8] https://www.artland.com/exhibitions/arising-from-the-ground

[9] https://www.ilsole24ore.com/art/finarte-asta-online-l-incanto-fotografia-AD7Er8E

[10] https://kublaiklan.com/