FRIULI VENEZIA GIULIA PRIMA IN ITALIA PER INCIDENZA DELLA SPESA TURISTICA ATTIVATA DALLA CULTURA E NELLA TOP TEN DELLE REGIONI PER RICCHEZZA E LAVORO DOVUTI ALLA CULTURA

LA CULTURA MOTORE DELL’ITALIA E DEL MADE IN ITALY:
I DATI DI IO SONO CULTURA IL RAPPORTO ANNUALE DI SYMBOLA E UNIONCAMERE

IL SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE E CREATIVO PRODUCE 89,9 MILIARDI DI VALORE AGGIUNTO E NE MUOVE IN TOTALE 250: IL 16,7% DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

REALACCI: “LA CULTURA E LA CREATIVITA’ ALIMENTANO IL NOSTRO SOFT-POWER”

Il Friuli Venezia Giulia è nono nella graduatoria delle regioni per incidenza del valore aggiunto dovuto al sistema produttivo culturale e creativo sul totale della economia regionale, con un volume di oltre 1,7 miliardi di euro e 33mila addetti. È quanto emerge dalle classifiche dello studio “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche e di Sida Group.
L’unico studio in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più alimentano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e non profit, genera 89,9 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia, arrivando a muovere nell’insieme 250 miliardi, equivalenti al 16,7% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (quasi 22mila unità in più del 2015), che rappresentano il 6% del totale degli occupati in Italia.
Nel complesso quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2016 ha prodotto un valore aggiunto superiore rispetto all’anno precedente (+1,8%), sostenuto da un analogo aumento dell’occupazione (+1,5%). Crescite lievemente superiori a quelle relative al complesso dell’economia (+1,5% di valore aggiunto e +1,3% di occupazione).

Arrivato alla settima edizione, lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnershipcon Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il ‘sistema Italia’ debba a cultura e creatività: il 6% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2016, pari a 89,9 miliardi di euro. Ma non finisce qui: perché il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto dal SPCC, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,9 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160, per arrivare a quei 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,9%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività.

Per ragioni relative alla conservazione dell’identità e al rilancio dell’economa turistica, è assolutamente rilevante la misura proposta dal Presidente Realacci grazie alla quale la quota dell’8×1000 dello Stato, nella parte riferita alla conservazione dei beni culturali, sarà destinata per 10 anni alla ricostruzione e al restauro del patrimonio storico artistico distrutto o danneggiato dal sisma.

E del fattore strategico ‘cultura’ sembra aver preso maggiore coscienza anche l’Unione Europea: in quest’ottica va letto l’impegno del Parlamento Europeo per l’istituzione del Fondo di garanzia sui prestiti, che attribuisce 122 milioni di euro a intermediari selezionati dal Fondo Europeo per gli investimenti, per consentire ai soggetti dei settori culturale, creativo e audiovisivo di accedere a finanziamenti a tassi interessanti e senza ricorrere a garanzie personali.

“Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -. Consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori, un prezioso biglietto da visita. Una forma di diplomazia economica, nel quadro di quella che si sta configurando come la nuova Via della seta tra Oriente e Occidente. Un’infrastruttura necessaria anche per affrontare le sfide che abbiamo davanti: uno sviluppo a misura d’uomo, le migrazioni, la lotta al terrorismo, i mutamenti climatici. L’intelligenza umana è infatti la fonte di energia più rinnovabile e meno inquinante che c’è. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza aiuta il futuro”.

FRIULI VENEZIA GIULIA
Il Friuli Venezia Giulia è nono nella graduatoria delle regioni che più producono ricchezza e lavoro con la cultura e la creatività. Il valore aggiunto creato dal sistema produttivo culturale qui è di oltre 1,7 miliardi: il 5,3% della ricchezza complessiva del sistema economico locale. Nell’insieme la cultura impiega 33mila persone, il 6,2% del totale degli occupati dell’intera regione. In questa regione il sistema produttivo della cultura e della creatività attiva inoltre 852,7 milioni di spesa turistica, il 51,6 % del totale regionale. Un vero record che pone il Friuli sul gradino più alto del podio per incidenza della spesa turistica attivata dalla cultura sul totale della spesa turistica regionale.
Dal punto di vista della ricchezza e dell’occupazione la cultura e la creatività a Trieste traina l’intera regione. Il capoluogo è ottavo nella classifica delle province italiane che più producono lavoro culturale sul totale regionale e dodicesimo in quella delle province che più producono ricchezza con cultura e creatività sul totale regionale. Un risultato raggiunto grazie all’intreccio tra bellezza, cultura, innovazione, creatività e manifattura che ha saputo rilanciare il Made in Italy e restituire a questo territorio una prospettiva al di là della crisi. Nella provincia di Trieste, infatti, cultura e creatività impiegano il 7,5% degli occupati del territorio provinciale. E il valore aggiunto creato dalla cultura è il 6,3% della ricchezza complessiva del sistema economico locale. Dalle performance delle province a quella della regione il passo è breve.
Anche le altre provincie danno un contributo importante. Cultura e creatività costituiscono il 5,2% del valore aggiunto della provincia di Pordenone e il 6,1% degli occupati. A Udine l’SPCC genera il 5,1% della ricchezza e il 5,9% dell’occupazione. A Gorizia il 4,7% e 5,5%.
Trieste e Udine sono inoltre nella graduatorie delle prime venti province italiane per incidenza delle imprese del sistema produttivo culturale e creativo rispettivamente in quarta posizione con il 6,3% e in diciottesima posizione con il 4,8%.
Considerando la spesa turistica attivita da cultura e creatività le province che maggiormente contribuisce al primato del Friuli Venezia Giulia sono Udine, con oltre 540 milioni, e Pordenone con l’81% della spesa turistica provinciale attivata dal settore cultura. Una percentuale grazie alla quale Pordenone è prima in Italia.
Performance e risultati dovuti sopratutto alle 5.179 imprese core della cultura presenti in regione, di cui 2.259 industrie creative, 2690 industrie culturali, 214 performings arts e arti visive e 16 del patrimonio storico artistico.
Art bonus
Il trend positivo del sistema culturale è stato favorito anche dall’Art Bonus, il credito d’imposta introdotto nel 2014 grazie al quale sono nati 5.216 mecenati che nell’insieme hanno donato 123 milioni di euro. Una misura che sta contribuendo ad un avvicinamento potenzialmente dirompente tra patrimonio storico artistico e forze della società.

Cosa si intende per Sistema Produttivo Culturale e Creativo
Questa analisi scandaglia il Sistema Produttivo Culturale e Creativo ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, che nello studio definiamo creative-driven. Il sistema produttivo culturale si articola in 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive a cui si aggiungono le imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico). Dal mobile alla nautica, larga parte della capacità del made in Italy di competere nel mondo sarebbe impensabile senza il legame con il design, con le industrie culturali e creative.

I settori, i trend
Le industrie culturali producono, da sole, oltre 33 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero il 37,1% della ricchezza generata dal SPCC, dando lavoro a 492mila persone (32,9% del settore). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 12,9 miliardi di valore aggiunto (il 14,4% del totale del comparto), grazie all’impiego di 253mila addetti (16,9%). Performing arts e arti visive generano invece 7,2 miliardi di euro di ricchezza e 129mila posti di lavoro;a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono quasi 3 miliardi di euro di valore aggiunto e oltre 53mila addetti. A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 33,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 37,2% dell’intero sistema culturale e creativo) e 568mila addetti (38% del totale del sistema culturale e creativo).
Guardando alla dinamica dei settori, il dato eclatante è che, a differenza del quinquennio precedente, tutti i segmenti registrano bilanci positivi, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione. Le performance più rilevanti rimangono connesse ai segmenti che già negli ultimi cinque anni avevano mostrato segnali positivi, come il design (+2,5% per valore aggiunto e +1,9% per occupazione), i videogame (+2,5% per il valore aggiunto e +1,7% per occupazione) e la produzione creativedriven(+1,7% per valore aggiunto e +1,5% per occupazione). Pur restando il talento il cuore di tutti questi settori, al dinamismo descritto ha contribuito anche il significativo incremento dei livelli di istruzione richiesti alle professioni culturali e creative. Tra il 2011 e il 2016 coloro che operano nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo e sono in possesso di una laurea sono aumentati dal 33 al 41%: valore nettamente superiore al resto dell’economia, in cui si è registrato un incremento inferiore a 3 punti percentuali (dal 17 al 20%). Segno che il comparto ha individuato anche nella crescita delle competenze una delle risposte alla crisi che ha investito orizzontalmente tutti i settori, in particolar modo quelli legati al Core cultura.

Le imprese

Sulla base dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di commercio il Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano conta a fine 2016 413.752 imprese, che incidono per il 6,8% sul totale delle attività economiche del Paese. In particolare, le imprese che operano nei settori del Core Cultura, direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono 289.112, a cui va ad aggiungersi la componente creative- driven, dove confluiscono tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (124.640 imprese).

La gran parte delle imprese del Core Cultura, oltre una impresa su tre, assume la forma di ditta individuale (98.474 imprese, pari ad un incidenza del 34,1%). Le società di capitale raccolgono circa il 27% delle attività, con punte che superano addirittura il 50% tra le attività che si occupano della produzione di contenuti audiovisivi e le attività di videogiochi e software. Le società di capitale sono diffuse anche tra le imprese del patrimonio storico-artistico (il 31,9% del totale). In tale ambito, risaltano anche le “altre forme”, con un peso non trascurabile delle cooperative (9,9%). Queste ultime, in particolare, che rappresentano complessivamente il 2,0% delle imprese del Core Cultura, costituiscono addirittura quasi il 36% delle attività economiche nell’ambito delle performing arts e arti visive.

Le imprese femminili sono particolarmente presenti nel sistema cultura: sono, infatti, ben 52.145, pari al 18% delle imprese del Core Cultura. Più di una impresa femminile su due si concentra nell’editoria (il 55%), cui segue, a distanza, il comparto della comunicazione (18,6%).

Per quanto attiene alle imprese giovanili, queste rappresentano l’8% della componente Core Cultura. Anche in tal caso risaltano, in primo luogo, l’editoria, che racchiude oltre il 40% delle imprese “under 35”, e a seguire il comparto della comunicazione (con il 18,8%).

Hanno un’incidenza minore, ma non per questo trascurabile, le imprese condotte da stranieri, che a fine 2016 costituiscono il 3,8% del totale delle imprese del Corecultura.

 

 

Geografia della cultura

La provincia di Roma, con il 10%, è al primo posto in Italia per incidenza del valore aggiunto del Sistema Produttivo Culturale e Creativo sul totale dell’economia. Seconda Milano (con il 9,9%), terza Torino, attestata sulla soglia dell’8,6%. Seguono Siena (8,2%), Arezzo (7,6%) e Firenze (7,1%). E ancora: Aosta, attestata al 6,9%, Ancona (6,8%), Bologna e Modena, entrambe al 6,6%. In termini di occupazione, la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano, attestata al 10,1%. Al ridosso si collocano Roma (8,7%), Arezzo (8,6%%), Torino (8,2%), Firenze (7,6%), Modena Bologna e Trieste (tutte e tre al 7,5%), Monza-Brianza ( 7,3%) e Aosta (7,2%).

Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui, la cultura e la creatività producono il 7,4% del valore aggiunto. Seguono, da vicino, il Nord-Ovest (6,8%) e il Nord-Est, la cui incidenza si attesta al 5,5%. Il Mezzogiorno, ricco di giacimenti culturali e un patrimonio storico e artistico di primo ordine a livello mondiale, non riesce ancora a tradurre tutto ciò in ricchezza; solo il 4,1% del valore aggiunto prodotto dal territorio è da ascrivere alla cultura, il che rappresenta un problema ma allo stesso tempo un’opportunità di rilancio, su cui siamo obbligati a investire nei prossimi anni. Dinamiche simili si riscontrano per l’occupazione, con il Nord-Est che, in questo caso, mostra una performance leggermente migliore di quella del Nord-ovest.

A livello regionale, il peso delle grandi aree metropolitane a specializzazione culturale e creativa si fa sentire.  Nella graduatoria delle regioni per ruolo del SPCC nell’economia, considerando l’incidenza di cultura e creatività nella produzione di valore aggiunto, il Lazio si colloca primo (8,9%) seguito dalla Lombardia (7,2%). Dopo la Valle d’Aosta, troviamo il Piemonte (6,7%) e le Marche (6,0%). Sul fronte dell’occupazione, i primi quattro posti sono ripetuti nell’ordine: primo è il Lazio (7,8%), seguito da Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte. La quinta piazza, in questo caso, è occupata dall’Emilia Romagna (6,5%).