La colonna vertebrale del nostro Paese, un patrimonio di biodiversità da preservare. Gli Appennini costituiscono la catena montuosa più estesa d’Italia, con oltre 9 milioni di ettari di superficie e 1.300 chilometri di lunghezza. Coprono un terzo della Penisola, dal Passo di Cadibona in Liguria alle Madonie in Sicilia; attraversano 14 Regioni e 2.157 Comuni. In questi territori abitano 10,4 milioni di persone e si possono rintracciare 32 ecosistemi, di cui 12 esclusivi. Un banco di prova ideale per la legge 394 del 1991, che ha portato alla creazione delle aree naturali protette e che compie trent’anni il 6 dicembre.

«Gli Appennini spiega Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente sono il simbolo di questa normativa. E su di essa si basa il progetto “Appennino Parco d’Europa”, nato ne11995 anche grazie alla mia associazione per coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico».

Secondo l’Atlante realizzato dalla Fondazione Symbola, infatti, la dorsale custodisce 12 parchi nazionali, 36 parchi regionali e 993 siti di “Rete Natura 2000” (rete ecologica istituita dall’Ue). Qui gli strumenti messi a disposizione dalla legge 394 hanno permesso di ottenere successi importanti nella conservazione di habitat e specie. Di come rinnovare l’impegno si discute il primo dicembre al “Forum Appennini” di Scemi, in Abruzzo; Legambiente riunisce studiosi, amministratori locali e cittadini per tracciare una strategia condivisa e rilanciare la crescita sostenibile: «È bloccata – ammette Nicoletti. Le zone appenniniche sono fragili, ferite da terremoti e dissesto idrogeologico, da spopolamento e desertificazione produttiva. Senza dimenticare l’impatto della crisi climatica».