Bioeconomia: contesto e prospettive
La bioeconomia è uno dei settori più vitali e innovativi dell’economia, con grandi potenzialità di crescita: solo nell’Unione Europea genera un fatturato di circa 2.200 miliardi di euro e dà lavoro a oltre 18 milioni di persone . Un’economia – così la definisce la Commissione Europea – che usa le risorse biologiche rinnovabili (provenienti dalla terra e dal mare) o i rifiuti come input per la produzione industriale, alimentare e mangimistica, energetica . Le risorse della bioeconomia offrono tre vantaggi cruciali: sono potenzialmente non esauribili, in genere inquinano molto meno dei loro omologhi fossili – si stima che l’approdo ad una economia bio-based possa portare ad una riduzione media di gas serra fino al 50% – infine, si tratta spesso di materie prime producibili localmente, che non hanno bisogno di lunghi trasporti (per cui si consuma meno energia e si emettono meno gas serra) e che possono quindi garantire maggiore autonomia economica ai territori, riducendo le importazioni.
La bioeconomia è un settore fortemente dipendente e interconnesso con la chimica verde: quella che utilizza materie prime rinnovabili di origine agricola per realizzare una nuova generazione di prodotti e composti chimici a basso impatto per l’ambiente e per la salute; e che rappresenta una grande sfida ecologica e una grande occasione di rilancio economico per l’Italia e per tutto il vecchio continente. Passando dalla petrolchimica a processi produttivi più sostenibili che partono da materie prime rinnovabili, un parte della chimica sta ridisegnando la propria identità: biopolimeri, biocombustibili, biocarburanti, biolubrificanti, bioerbicidi e biocosmetici sono alcuni esempi di filiere che coinvolgono migliaia di imprese. Un modo di fare economia che si rapporta positivamente alla società e al territorio in cui colloca le proprie attività e da cui trae le risorse di cui ha bisogno, creando occupazione, valore sociale ed economico, innovazione.