Il contesto: efficienza energetica, sicurezza antisismica, riqualificazioni

Raccontare l’edilizia oggi, sotto la lente della sostenibilità, significa interrogarsi su comfort ed energia, sul benessere di chi vive l’ambiente urbano costruito e sull’efficienza in termini di risorse e consumi, con ricadute dirette sull’ambiente. La sostenibilità del costruito rappresenta ormai un requisito irrinunciabile, perché la capacità di limitare l’impatto ambientale si lega alla qualità del prodotto edilizio, o meglio architettonico (e quindi alla qualità dell’abitare), anche grazie agli sforzi – che racconteremo di seguito – compiuti a tutti i livelli dalla filiera edilizia e dal mercato del real estate. Un trend virtuoso che, vista la centralità del progetto architettonico, coinvolge il mondo della progettazione e chi si occupa della manutenzione e gestione del patrimonio, in un’ottica di circolarità che sta entrando ormai nella coscienza comune.

Un cammino tracciato anche nel contesto internazionale, con gli accordi di Parigi della Cop21 e con le iniziative europee. Una di queste è la direttiva 2010/31/UE (anche detta EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), che ha previsto che gli Stati membri provvedano affinché dal 1 gennaio 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi zero e a partire dal 1 gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero, altrimenti detti nZEB. Gli incentivi potranno avere un ruolo rilevante nel supporto agli nZEB (conto termico in primis), in particolare se accompagnati da una politica mirata alla conoscenza delle opportunità legate agli stessi da parte delle Pubbliche Amministrazioni.

Raccontare l’edilizia oggi significa, anche alla luce di quanto appena detto, raccontare di riqualificazioni, di una nuova edilizia legata al recupero, all’efficienza energetica e alla sicurezza antisismica. La sfida comune è appunto quella che punta a legare la riqualificazione e il recupero con la sostenibilità.

Sono molte le riflessioni che segnalano questo legame e ne fanno uno dei motori dell’edilizia del futuro nel nostro Paese.
Lo dice ad esempio la fotografia del settore scattata da Ance: in Italia ci sono 12,2 milioni di edifici a uso abitativo, di cui il 70% costruito antecedentemente all’emanazione delle prime norme antisismiche e sull’efficienza energetica (1974 e 1976). Il fabbisogno termico medio di queste strutture, infatti, è quattro volte superiore rispetto alle attuali soglie normative. Inoltre, 9,3 milioni di immobili residenziali sono stati costruiti in territori compresi nelle tre maggiori classi di rischio sismico del Paese. Alla luce di questi dati l’associazione stima che in Italia siano necessari 105 miliardi di euro per opere strutturali di miglioramento sismico e 33,5 miliardi di euro per la riqualificazione energetica. Per far fronte a questa mole di investimenti, eco e sisma bonus potrebbero essere un importante assist. Da non trascuare il ruolo delle utility nella filiera.
Per Nomisma, la lenta risalita del settore immobiliare prosegue nel 2018, nonostante il contesto macroeconomico appaia meno favorevole rispetto allo scorso anno. L’incremento delle transazioni (542.480 nel 2017, 566.057 previste per il 2018) non esaurisce il potenziale espansivo ancora inattuato. Da un lato sono oltre 2,6 milioni le famiglie che manifestano ambizioni proprietarie, prevalentemente alimentate dal desiderio di miglioramento della condizione abitativa attuale; dall’altro lato – è questo l’aspetto più interessante per GreenItaly – sono 5,7 milioni le famiglie che manifestano l’intenzione di intervenire nella propria abitazione per interventi di manutenzione straordinaria, prospettando un mercato potenziale di almeno 85 miliardi di euro. Secondo Federico Della Puppa, docente di economia allo Iuav di Venezia e responsabile dell’area Economia&Territorio presso Smart Land srl, in un mercato in costante galleggiamento vanno individuate nuove aree di lavoro, che si possono ricondurre a tre ambiti chiave: recupero del patrimonio edificato oltre 40 anni fa, dal residenziale al non residenziale fino alle opere pubbliche; recupero di aree dismesse con demolizione e ricostruzione; nuovi business basati sulla creazione di nuova domanda e sull’uso intelligente, smart, del digitale, sia nella gestione dei processi costruttivi che soprattutto di quelli manutentivi.

Questo ruolo della manutenzione è dimostrato anche dai numeri: nel 2017 su un valore totale della produzione nelle costruzioni di 167,1 miliardi di euro, 124 (74,2% del totale) sono dovuti al recupero edilizio. Recupero sostenuto dagli incentivi fiscali, di fatto l’unico motore positivo per il settore: dal 1998 al 2017 le misure di incentivazione fiscale per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato 16 milioni di interventi, ossia il 62% delle famiglie italiane (stimate dall’ISTAT pari a 25,9 milioni); e hanno attivato investimenti per 264 miliardi di euro. Sono numeri che danno fiducia al settore e ci restituiscono l’importanza della riqualificazione.

Il Secondo Osservatorio sulla sostenibilità e sulla sicurezza, presentato da Scenari Immobiliari durante il 26° Forum di Santa Margherita Ligure (14-15 settembre 2018) e realizzato in collaborazione con Johnson Controls, evidenzia che per il 2020 si prevede che il mercato europeo dell’edilizia green raggiungerà un valore di 140 miliardi di euro, sostenuto da politiche nazionali ed europee, intenzionate a promuovere la riduzione della quota di energia impiegata dagli edifici che ad oggi ammonta a circa il 40% dei consumi complessivi, più di industria (32%) e trasporti (28%).

La sostenibilità ha un valore di mercato. Secondo “Una nuova edilizia contro la crisi” di Cresme e Symbola, a fronte di un intervento medio di 14.500 euro, un’abitazione ristrutturata aumenta il suo valore di 65.750 euro in media. Nel mercato immobiliare residenziale delle maggiori città italiane le differenze di prezzo tra edifici in classe A e quelli di classi inferiori sono più evidenti nelle zone periferiche (in media +30%), dove la qualità dell’edificio può avere un impatto considerevole nell’orientare le scelte dell’acquirente in cerca di soluzioni con un rapporto particolarmente vantaggioso tra qualità e prezzo. Nelle zone centrali si osserva invece un maggiore appiattimento delle quotazioni (+20% tra classe A rispetto a E, F e G), riconducibile al ruolo preponderante della localizzazione nella determinazione del prezzo di vendita. Questi sono alcuni dei dati evidenziati nel rapporto di Scenari Immobiliari e Johnson Controls, che sottolineano come la classe A valga quindi di più in periferia, ma nelle locazioni il valore aggiunto maggiore è nelle zone centrali: +26%, contro il +15% riscontrato nelle zone periferiche. Questa differenza può essere ricondotta – secondo Scenari Immobiliari e Johnson Controls – alla maggiore difficoltà di imporre canoni più elevati in localizzazioni periferiche a causa della ridotta disponibilità economica di un tipo di domanda che in molti casi non possiede le risorse per investire nell’acquisto di una abitazione. Sempre secondo lo studio citato in tutti i comparti si osserva un ampliamento della forbice delle quotazioni degli immobili di nuova costruzione e recuperati nel rispetto dell’ottenimento di una elevata efficienza energetica. Quanto agli scenari, si stima che gli investimenti necessari ad eseguire interventi di riqualificazione energetica sull’intero patrimonio

immobiliare dei tre principali comparti richiederebbero circa 80 miliardi di euro nei prossimi vent’anni. Lo stock residenziale da solo necessiterebbe di oltre 65,2 miliardi di euro per riqualificare gli edifici realizzati tra il dopoguerra e il duemila (oltre 17,2 milioni di immobili). Tra gli immobili a uso commerciale e quelli a uso terziario la cifra necessaria per le riqualificazioni si attesta nell’ordine dei 14,6 miliardi di euro, in questo caso coinvolgendo l’intero stock non ancora interessato da interventi di riqualificazione negli anni passati (pari a 3,1 milioni di unità).

Porre l’accento sulla riqualificazione vuol dire parlare anche di ricostruzione post sisma. Il post sisma può essere uno straordinario laboratorio per la ricostruzione del Paese. Il cosiddetto Sismabonus è l’agevolazione fiscale per interventi edilizi antisismici introdotta con la legge di Bilancio 2017 per stimolare nel Paese un’ampia azione di prevenzione antisismica, considerando che 21,8 milioni di italiani abitano in 5,2 milioni di immobili situati nelle zone “rosse”, quelle cioè a più alto rischio sismico, classificate zone 1 e 2. Il Sismabonus riguarda costruzioni adibite ad abitazione (prima e seconda casa), ad attività produttive e parti comuni condominiali situati nelle zone sismiche 1, 2 e 3 (quasi l’intero territorio nazionale). Non solo ristrutturazioni ma anche la demolizione e ricostruzione di un edificio con la stessa volumetria di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, offre la possibilità di detrarre nella dichiarazione dei redditi, su un ammontare delle spese non superiore a 96 mila euro, una percentuale variabile dal 50% fino all’85% secondo le tipologie di intervento. Il progetto Casa Italia, un dipartimento di Palazzo Chigi istituito con lo scopo di mettere in sicurezza le aree sismiche, anche con progetti pilota, è stato archiviato dal nuovo governo (nonostante il coinvolgimento dell’architetto-senatore Renzo Piano che ha dedicato a questo tema la sua attenzione, nell’ambito delle iniziative del suo gruppo G124). A prescindere da questa scelta, a due anni dal terremoto che il 24 agosto del 2016 devastò Amatrice e il Centro Italia, la ricostruzione procede a rilento. In particolare, come sottolinea Legambiente, quella delle scuole: nonostante con le tre ordinanze (14 e 33 del 2017 e la 56 del 2018) siano stati previsti interventi di riqualificazione o nuove edificazioni per ben 235 edifici scolastici, sembrano tuttavia ancora lontani i tempi di realizzazione visto che la maggior parte dei cantieri sono ancora in fase di progettazione o di attuazione. Sempre Legambiente richiama l’attenzione sulla rimozione delle macerie: sono 1.077.037 (40% del totale) le tonnellate di macerie pubbliche che, al 31 luglio 2018, risultano essere state rimosse nelle quattro regioni su un totale stimato di 2.667.000 tonnellate. Si aggiunga la questione legata alla gestione delle macerie, quelle che saranno prodotte dalle demolizioni a cura dei privati, di cui manca una stima, che andrebbe controbilanciata da una partita innovativa da giocare, legata proprio al recupero degli inerti. A titolo di esempio, in Umbria solo il 20% delle 70mila tonnellate di inerti è stato utilizzato dai comuni.

In tema di incentivi, con la Legge di Bilancio 2018, è stato inoltre introdotto anche il Bonus verde, un incentivo per la realizzazione di giardini, la sistemazione di terrazzi e balconi, una misura che prevede la detrazione fiscale del 36% per chi sostiene spese per la sistemazione del verde in aree scoperte di pertinenza.

Nonostate gli incentivi, la sfida della sostituzione edilizia non è ancora entrata nella cultura condivisa. Politica e misure fiscali spingono verso una dimensione individualistica del mercato. Si sottolinea la convenienza nel comprare immobili vecchi e usati, da riqualificare anche con un interessante plusvalore, tralasciando il fatto che se non si interviene sull’intero immobile si continuerà ad avere un alloggio di qualità in un edificio che non ha le medesime performance. La proprietà frammentata è un’annosa questione italiana. L’Ance, ad esempio, ha ribadito anche al nuovo governo l’urgenza di un quadro normativo che imponga la questione dell’interesse pubblico per certe operazioni su edifici inadeguati, per incentivare la demolizione e ricostruzione che non può essere assorbita dalla sola rendita fondiaria. Per passare alla riqualificazione di interi edifici e quartieri la strada è però ancora lunga. Gli ultimi tragici eventi che hanno scosso il Centro Italia hanno riacceso un faro sull’urgenza dell’adeguamento alle norme antisismiche di quegli edifici che ne sono sprovvisti, specie nelle zone più a rischio. In questa direzione si era mosso, oltre al Progetto Casa Italia, anche il bando per la riqualificazione delle periferie delle aree metropolitane, anch’esso congelato per i prossimi due anni.

 

I progetti

Quando si parla di edilizia green, a scala urbana fa scuola l’operazione Reinvening Cities dove partecipa, unica città italiana, Milano. Su un altro fronte si distingue Savona, in corsa per diventare la prima città in Europa a misurare la propria sostenibilità aderendo al progetto internazionale Leed for Cities, promosso dallo U.S. Green Building Council, l’ente no profit statunitense che gestisce il sistema di certificazione di sostenibilità degli edifici Leed. La città ligure rincorre questo obiettivo cercando di integrare i progetti già in itinere, come quello aggiudicato con il Piano Periferie (oggi con i finanziamenti in stand by) attinente ai temi della sostenibilità energetica, e che prevede tra le altre iniziative anche la costruzione di pensiline dell’autobus capaci di autoalimentarsi. Savona ha un centro ottocentesco riconosciuto dal turismo culturale e religioso; ha un porto dove sbarcano ogni anno un milione di crocieristi, grazie alle navi Costa; ha un campus universitario di eccellenza. E su queste tre carte, il sindaco conta di giocare la partita della sua amministrazione. Savona è al lavoro anche per capire come riusare gli immobili, fare efficientamento energetico, migliorare la viabilità per risistemare il waterfront e collegare levante e ponente.

In Italia, i progetti più ambiziosi e sfidanti che hanno come comune denominatore la sostenibilità, l’energia, la ricerca sulla materia, l’attenzione a risorse e consumi, sono spesso in Alto Adige, territorio che ha assunto un ruolo-pilota ormai da anni in termini di cultura da parte della committenza pubblica, di domanda da parte dell’utente finale e di filiera dedicata al tema specifico. Tra gli altri progetti c’è “Sinfonia”, un’iniziativa europea con la quale l’amministrazione comunale di Bolzano sta eseguendo i lavori di riqualificazione energetica di sei edifici esistenti – 84 alloggi. Tra i partner del progetto c’è il centro di ricerca Eurac Research e l’Istituto per l’edilizia sociale della provincia di Bolzano, oltre a CasaClima e Alperia. L’energia è il denominatore comune di tutte le azioni in programma e gli interventi riguardano in particolare il risanamento energetico

nell’edilizia sociale, la produzione e la distribuzione di calore, le tecnologie intelligenti per monitorare l’ambiente e il fabbisogno energetico della popolazione. L’approccio prevede di testare delle soluzioni innovative che riguadano la mobilità e la ricerca sui nuovi materiali, e di creare un modello da replicare poi in altri centri europei. Gli esperti di energia di Eurac Research sono al lavoro in particolare per creare una task force con aziende produttrici che lavorano nel campo del riscaldamento e raffrescamento sostenibili per gli edifici, di componenti e facciate che permettono il risparmio energetico, e di soluzioni architettoniche per edifici green. L’istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research è già da tempo un punto di riferimento per le aziende, locali e non. In questi anni insieme alle imprese i ricercatori hanno realizzato prototipi e nuovi elementi tecnologici: un esempio sono i 224 moduli di facciate multifunzionali e prefabbricate utilizzati per la prima volta in due condomini risanati a Bolzano proprio nella cornice del progetto europeo Sinfonia. Le facciate sono state realizzate da un consorzio di imprese guidate dalla Aster Holzbau (San Genesio Atesino, BZ) con il supporto dei ricercatori di Eurac Research. Insieme all’azienda Stahlbau Pichler (Bolzano), invece, i ricercatori hanno realizzato un prototipo di facciata per migliorare il condizionamento degli edifici, che permettono di consumare meno e rendere gli interni più confortevoli.

Altro esempio il nuovo NOI Techpark, il parco tecnologico dell’Alto Adige, dove si sono confrontate tra le altre le aziende altoatesine Rubner Haus (azienda che produce case in legno su misura), Finstral (che produce infissi e serramenti), Geo Sun (operativa nel campo delle rinnovabili con un’ampia gamma di soluzioni per le pompe di calore, la geotermia e il solare termico), Innova (impegnata nella produzione, vendita e stoccaggio di sali antigelo) e Tassullo (che produce materiali in calce idraulica naturale).
Si tratta di un nuovo hub inaugurato nel 2018 recuperando l’area dell’ex Alumix di Bolzano, che fa scuola in termini di ‘contenitore’ come progetto innovativo di valorizzazione di un tessuto esistente, ex industriale, e come ‘contenuto’ per l’impegno delle istituzioni e delle start up, anche specificatamente sul tema delle green techologies, nel campo delle fonti di energia rinnovabili e dell’efficienza energetica. Gli attori coinvolti sono imprese e istituti di ricerca e certificazione attivi nel settore e orientati allo sviluppo di tecnologie innovative, sul tema ‘green’ in particolare lavorano il dipartimento Ecosystem Energy & Environment di IDM, l’Agenzia CasaClima (che è un ente strumentale della Provincia autonoma di Bolzano) e l’Istituto per le energie rinnovabili Eurac. Tra i temi di ricerca anche quelli per trovare soluzioni per il risanamento di case multifamiliari: insieme a Eurac Research su questo tema è al lavoro l’azienda veneta Clivet che si occupa di sistemi e impianti di climatizzazione. Si mettono alla prova prodotti e componenti in fase di sviluppo — come facciate di nuova generazione, pompe di calore e pannelli fotovoltaici — ricevendo informazioni sulle performance e acquisendo indicazioni su come migliorarli prima di immetterli sul mercato.

Sempre a Bolzano sarà terminato entro il 2018 il progetto della nuova sede Markas. Quaranta metri di altezza, 10 piani, e con un volume di 22mila mc, per uno degli interventi di rigenerazione urbana che sta caratterizzando la zona produttiva dei Piani, con vista sull’areale ferroviario della città. L’azienda fondata in Alto Adige nel 1985, leader nei servizi di pulizia, ristorazione e nei servizi complementari, si sta costruendo un nuovo headquarter, avendo scelto il progetto attraverso un concorso ad inviti e avendo assegnato l’incarico alla società ATP di Innsbruck. L’elemento distintivo del progetto scelto dalla committenza, la famiglia Kasslatter, sarà il giardino pensile, al quarto piano, con una terrazza coperta, che funge (insieme alla mensa posizionata al sesto livello) da basamento agli uffici collocati nell’area più prestigiosa dell’edificio, salendo, negli ultimi piani. Le aree centrali infatti sono state concepite per offrire spazi di incontro e condivisione, e gli elementi vegetali accoglieranno i collaboratori nei momenti di relax. Questa nuova sede — voluta da un’azienda di famiglia che in 30 anni di attività è diventata una multinazionale attiva in 4 Paesi, con oltre 9.000 collaboratori — non sarà solo CasaClima A per la sostenibilità ecologica, ma sarà molto probabilmente il primo edificio in Italia certificato WELL Building per tutto il processo costruttivo, lo standard internazionale (indicato dalla Provincia e dalla Camera di Commercio dell’Alto Adige attraverso l’IDM) che promuove la salute e il benessere delle persone negli edifici, con attenzione particolare ai temi dell’acqua, della qualità dell’aria, del comfort, del fitness, della luce, della relazione con la natura e con ricadute sulla produttività. Per la qualità indoor e il benessere dei lavoratori è stata attivata una partnerhsip con l’azienda svizzera Vitra che realizza elementi d’arredo customizzati per gli spazi di lavoro e per quelli della condivisione, per le scrivanie e le sedute, con l’intento di progettare un ambiente su misura, sulla base dell’identità aziendale e ascoltando le reali esigenze dei collaboratori. Il colore sarà la chiave di lettura per le diverse aree, comprese quelle della comunicazione, della rigenerazione, della concentrazione e dei servizi”.

 

Le certificazioni

Il WELL Building Standard (WELL) è un sistema basato sulle prestazioni per le funzioni di misurazione, certificazione e monitoraggio dell’ambiente già edificato che influiscono sulla salute e sul benessere della gente che vive, lavora e impara negli edifici. WELL si concentra su sette categorie di prestazioni degli edifici: aria, acqua, alimentazione, luce, idoneità, comfort e mente. Il WELL Building Standard ha le basi in ricerche comprovate che dimostrano la correlazione tra gli edifici dove le persone trascorrono circa il 90% del proprio tempo e l’impatto di quegli edifici sulla salute e sul benessere di coloro che li usano. Il WELL Building Standard è emesso dall’International WELL Building Institute con certificazione da parte di della Green Business Certification Inc. (GBCI) Attualmente in Italia ci sono 9 progetti registrati WELL. Molte sono abitazioni private, ma tra gli altri progetti con il bollino green c’è anche Spark One progettato da Progetto CMR nel quartiere di Milano Santa Giulia. Ancora, la nuova sede Markas è stato il primo e unico progetto registrato in Italia col protocollo Well “New and Existing Buildings” (gli altri progetti Well sono stati registrati successivamente e rientrano nelle categorie “Core & Shell”, “New and Existing Interiors”). Per Markas la certificazione riguarda tutto il processo costruttivo fino all’uso da parte del fruitore finale, cosa che non accade ad esempio nel caso “Core & Shell” dove le finiture sono a carico del cliente finale, escluse in quanto possono variare, e nel caso “New and Existing Interiors”, dove invece tutta la struttura e l’involucro non sono contemplati.

WELL Building è ovviamente una delle diverse risposte che il mercato delle certificazioni ha dato alla domanda di edifici sostenibili. Quella più nota è forse la certificazione LEED, una delle più diffuse al mondo e molto diffusa anche in Italia. A fine settembre 2018 si contano 542 progetti Leed in Italia, tra quelli certificati e quelli che stanno ancora conseguendo la certificazione, per una superficie totale di 9,9 milioni di mq, dove vivono e lavorano più di 300mila persone. Una vera e propria città sostenibile. Tra i 542 progetti totali, 223 sono già certificati e 319 stanno ancora perseguendo il processo di certificazione. Tra i più recenti a Torino il Nuovo centro direzionale Lavazza (Platinum) e il Centro Direzionale Intesa San Paolo (Platinum); a Roma la riqualificazione con il nuovo Zara in via del Corso (Platinum); a Milano la Fondazione Feltrinelli (Gold), la Diamond Tower a Porta Nuova (Gold) e la scuola primaria di Cernusco sul Naviglio (Gold). Il mercato premia gli immobili con la certificazione LEED riconoscendo nella sostenibilità un elemento decisivo per orientare le scelte di investimento: si apprezza il valore dell’asset immobiliare, con un incremento tra il 7 e l’11% in funzione della qualità della certificazione. L’effetto della certificazione incide sui tempi della loro commercializzazione: aumentano i prezzi e gli immobili si collocano più rapidamente. Leed ha avuto molta diffusione in Italia anche grazie al lavoro di GBC Italia che l’ha adattato alla realtà italiana e promosso il sistema di certificazione sul territorio nazionale, sviluppando poi i propri sistemi di certificazione a marchio GBC.

Uno dei campi nei quali l’Italia può scommettere è la riconversione degli edifici storici.

Proprio in Italia è stato lanciato il GBC Historic Building, un nuovo protocollo per certificare la sostenibilità degli edifici storici, che mira a promuovere un nuovo concetto di conservazione sostenibile, nel quale convivono le esigenze di recupero di quella parte più pregevole e storica del parco edilizio nazionale e gli obiettivi europei di miglioramento energetico dell’esistente. Si applica anche alle strutture di architettura spontanea che caratterizzano le nostre campagne (rustici, cascine, baite, ecc.) e che costituiscono un patrimonio millenario. I primi edifici ad ottenere questa certificazione sono le ex scuderie del Monastero benedettino della Rocca di Sant’Apollinare a Marsciano (PG) e il Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah di Ferrara. Il primo progetto di recupero è stato curato dall’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con alcune imprese umbre ed ha vinto nel 2016 il Premio Sviluppo Sostenibile promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Ecomondo; il secondo è seguito da SCAPE spa e ha visto la trasformazione dell’ex carcere cittadino in un luogo di memoria e cultura.

Restando alle certificazioni, l’Agenzia per l’Energia Alto Adige – CasaClima si è distinta negli anni per il suo impegno a partire dalle province del Nord Italia e, contestualmente alla sua diffusione a scala nazionale, ha esteso il suo interesse a specifiche tipologie edilizie definendo via via delle certificazioni di sostenibilità, dedicate (CasaClima Nature, CasaClima Work and Life, CasaClima School, CasaClima Wine).

Tra gli altri CasaClima Nature certifica un edificio non solo dal punto di vista energetico ma anche in relazione agli impatti sull’ambiente, sulla salute e il benessere delle persone che ci vivono. Viene valutata l’ecocompatibilità dei materiali e dei sistemi impiegati nella costruzione. E anche l’impatto idrico dell’edificio. Sono richiesti precisi requisiti per la qualità dell’aria interna, per l’illuminazione naturale, per il comfort acustico (con la misurazione delle Prestazioni di fonoisolamento mediante collaudo acustico in opera), per la protezione dal gas radon e dalle emissioni inquinanti (VOC e formaldeide). Esempio di edifici certificati CasaClima Nature è il nuovo studentato dell’Università di Camerino. Realizzato a 2 anni dai terremoti che hanno colpito il Centro Italia e finanziata dall’Euregio grazie ai fondi stanziati dalla Provincia di Bolzano e dalla Provincia di Trento e dal Land Tirolo e inaugurato il 6 agosto 2018. Venti edifici in legno, ciascuno dei quali può ospitare 23 studenti, suddivisi in 4 appartamenti da 100 metri quadrati l’uno.

Dei 22 hotel ad oggi certificati Clima Hotel, molti sono in Alto Adige. Due sono ai piedi delle Dolomiti, sull’Alpe di Siusi e sotto il Gruppo del Catinaccio, entrambi progettati dallo studio altoatesino Demetzarch. Sono l’Adler Mountain Lodge, un “rifugio di lusso” immerso nel paesaggio naturale, costruito ex novo completamente in legno, e il Cyprianerhof nel comune di Tires (San Cipriano), a 1.175 metri di quota, frutto di addizioni che si sono susseguite negli anni.
Questo particolare protocollo della galassia Casa Clima è nato dall’esigenza di considerare alcuni fattori non presenti in altre tipologie edilizie, a partire dalla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, fino agli impianti necessari per far funzionare aree dedicate come le spa. Si sceglie soprattutto per le nuove architetture e per quelle con importanti interventi di riqualificazione, perché la verifica della qualità si fa in cantiere. Questa certificazione nata nel 2009 considera gli aspetti tipici della sostenibilità, ma tiene conto anche del comfort (qualità dell’aria, illuminazione e acustica) e della percezione da parte dell’ospite. Considerando che generalmente il consumo degli hotel dipende molto dai servizi offerti, e che i 5 stelle impattano decisamente più dei 3 stelle, si stima che i Clima Hotel introducano strategie tecnologiche e di gestione del risparmio energetico e idrico, con un risparmio del 20-30% rispetto alla media delle altre strutture. Valori confermati dai progettisti per quanto riguarda ad esempio l’Adler Mountain Lodge dell’Alpe, un 5 stelle che si distingue, oltre che per il design, per la sostenibilità e i consumi. Composto da un corpo centrale con i servizi principali (zona wellness, piscina esterna e suite) e 12 chalet indipendenti, è frutto di un progetto di sostituzione edilizia. Un Clima Hotel consuma circa 20 KWh di energia elettrica per pernottamento, cioè 120 kWh/mq all’anno; energia termica (riscaldamento e acqua calda) per circa 20-30 kWh/pernottamento; il consumo di acqua è intorno a 350 litri/pernottamento. Se dormendo a casa propria si consumano 2 kWh, mentre in hotel se ne consumano 20, è evidente che un risparmio del 20-30% per l’hotellerie è più significativo di quello più alto in termini percentuali stimato per una residenza certificata. Protagonista della costruzione è spesso il legno, per tradizione e non solo. Negli hotel certificati, anche la scelta dei materiali fa la differenza: con questo protocollo si considerano attentamente le sostanze emesse dagli arredi e dalle strutture; non secondaria la questione del rumore che viene misurato e monitorato anche negli spazi comuni come le piscine, le hall e le sale da pranzo. Una lezione dall’Alto Adige che potrà fare scuola in tutto il Paese: dall’Agenzia CasaClima anticipano infatti che oltre alle certificazioni già rilasciate in altre regioni, di cui due in Veneto e due in Lombardia, è in fase di validazione anche una struttura in provincia di Matera. Clima hotel è sinonimo di benessere, ma anche di design, basti ricordare che tra le architetture certificate c’è anche il Vigilius Mountain Resort, disegnato da Matteo Thun (vicino a Merano) e l’hotel Il Sereno sul Lago di Como, firmato da Patricia Urquiola. Per quest’ultimo la certificazione è arrivata dopo il completamento della nuova area spa inaugurata lo scorso anno, a seguito della verifica completa dei criteri di valutazione – dalla fase di progettazione a quella di realizzazione e gestione – a garanzia del mantenimento dello standard di qualità della struttura nel tempo. La crescente attenzione verso le costruzioni in legno ha dato vita già da qualche anno anche al primo protocollo italiano per certificare gli edifici con struttura portante in legno: Arca, nato in Trentino grazie all’impegno della Provincia Autonoma di Trento che lavora all’elaborazione del marchio dal 2009. La certificazione garantisce la sicurezza, l’efficienza energetica e la sostenibilità degli edifici in legno e si applica anche ad altri elementi in legno come serramenti, pavimenti, scale e tetti. Tra gli edifici certificati, oltre al celebre Auditorium del Castello di Renzo Piano a L’Aquila, alcune abitazioni, gli uffici del Polo della Meccatronica presso il BIC di Rovereto (TN), l’Eco Hotel Bonapace a Torbole (TN) e alcune scuole.

 

L’edilizia in legno

Il legno si conferma il materiale che più facilmente si allinea al tema della bioedilizia. Il legno è una materia prima naturale e rinnovabile che contribuisce alla produzione di ossigeno e alla riduzione della CO2 presente nell’atmosfera. È un ottimo materiale isolante che consente alte prestazioni energetiche facendo risparmiare sui costi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Ed è in grado di garantire ottime performance antisismiche. Stando ai numeri del secondo Rapporto Case ed Edifici in Legno di FederlegnoArredo, l’associazione confindustriale del settore, nel corso del 2015 (sono i dati più aggiornati) sono state oltre 3.400 le nuove abitazioni realizzate in legno, pari al 7% sul totale dei permessi di costruire (una su 14). I risultati emersi evidenziavano un trend in decisa controtendenza rispetto al settore dell’edilizia tradizionale ancora sofferente.

Gli edifici realizzati con le tecniche della bioedilizia non sono più destinati solo ad una ristretta cerchia ma costituiscono un segmento di mercato molto importante per l’edilizia del nostro Paese. Basti pensare che l’Italia si è posizionata al quarto posto sulla piazza europea tra i produttori di edifici in legno alle spalle di Germania, Regno Unito e Svezia, con una crescita superiore alla media. Se diamo un’occhiata ai dati a livello regionale, il Trentino Alto Adige ha raggiunto il 46% del totale italiano in termini di fatturato delle aziende attive nel settore mentre la Lombardia copre il 21%. Per quanto riguarda invece, la distribuzione territoriale delle abitazioni, sempre la Lombardia è al primo posto con il 20% delle costruzioni realizzate, seguita da Veneto (18%) e Emilia Romagna  (15%). Sicurezza abitativa, confort e ridotto impatto ambientale sono le parole chiave di chi opta per una casa green, in legno. Osservare dall’esterno un edificio non è sufficiente per capire se è stato realizzato in legno oppure attraverso una tecnologia tradizionale (ad es. muratura). Si pensi, per esempio, alla collaborazione tra FederlegnoArredo e il Comune di Milano per la realizzazione di tre complessi scolastici progettati per una scuola sostenibile, sicura, antisismica e naturale. L’ossatura portante infatti si trova in pacchetti costruttivi “chiusi” che consentono all’edificio in legno di svincolarsi dallo stereotipo della casa di montagna, ma diviene elemento urbano capace di coniugare alte prestazioni, velocità di costruito e costi certi di realizzazione grazie ad un processo di prefabbricazione in stabilimento capace di fornire al committente un’edilizia sicura in linea con le aspettative di una committenza (sia pubblica che privata) sempre più attenta alla politiche ambientali e al contenimento dell’impronta di carbonio.

Per cercare di favorire il contatto tra il comparto industriale dell’edilizia in legno con banche e assicurazioni, è stato ideato nel 2015 il protocollo S.A.L.E. (Sistema Affidabilità Legno Edilizia) che ha come obiettivo quello di incentivare la realizzazione di edifici in bioedilizia di qualità e di sensibilizzare il committente privato nello scegliere un costruttore che abbia dei sicuri requisiti tecnici organizzativi, capaci di garantire alti standard qualitativi del realizzato. Oggi, non solo la maggior parte delle banche accetta le richieste dei mutui per la realizzazione di case in legno, ma propone modalità di finanziamento in linea con le tempistiche di realizzazione, cercando di agevolare nella quotidianità sia l’impresa di costruzione che il committente. In linea generale, FederlegnoArredo ritiene che gli istituti di credito siano in grado di finanziare fino al 70-80% dell’investimento e in alcuni casi offrire sul mercato prodotti finanziari in grado di coprire l’acquisto combinato di terreno e casa.

Legno e industrializzazione, ne hanno fatto un business numerose aziende della filiera, in primis il Gruppo Rubner che, alla quarta generazione, ha chiuso il 2017 a quota 316 milioni di fatturato, e rappresenta una realtà unica nel panorama italiano con 90 anni di esperienza alle spalle e con 1300 collaboratori. A renderla unica il connubio tra le sue due anime: la precisione e puntualità tedesche e la creatività di matrice italiana. Altro elemento distintivo del Gruppo, la capacità di coprire l’intera filiera produttiva del legno: dalle foreste in Stiria, Tirolo Orientale e Alto Adige da cui la materia prima viene estratta, alla realizzazione di porte, abitazioni e grandi opere strutturali in legno, Rubner presidia tutta la catena del valore. Il legno viene tagliato nelle segherie in Alto Adige, Tirolo Orientale e Stiria nel rispetto di standard di sostenibilità qualificati, e in parte lavorato direttamente sul posto per ottenere legno lamellare e pannelli di compensato a tre strati. Dopodiché il legname rimanente viene trasformato nei vari prodotti che caratterizzano le diverse imprese del Gruppo: nell’impianto in Alto Adige vengono realizzate le pareti, i solai e i tetti; nel sito in Val Sarentino si producono le finestre in legno o legno-alluminio; le porte Rubner sono fabbricate su misura in tre diversi stabilimenti in Alto Adige e a Belluno. La divisione Rubner Haus, che ha chiuso il 2017 a quota 54 milioni di fatturato, nei primi nove mesi del 2018 ha già costruito 170 case.

Il legno in edilizia continua a vivere una stagione di rilancio anche sulla base delle sue performance ambientali. Marlegno, in collaborazione con le Università di Bergamo e Brescia e delle aziende Harpaceas ed Edilmatic, sta sviluppando AdESA: un sistema prefabbricato e standardizzato per la riqualificazione integrata degli edifici esistenti, dai punti di vista sismico, energetico ed architettonico. Un progetto che ha come scopo principale quello di rilanciare il valore immobiliare del patrimonio esistente utilizzando un materiale naturale come il legno, riducendo al contempo i consumi energetici e le emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita, grazie all’utilizzo di un sistema prefabbricato, facilmente smontabile e smaltibile a fine vita. Il sistema AdESA sarà applicato per la prima volta nel 2019 a Brescia per la riqualificazione di un plesso scolastico.

Altra eccellenza del settore è DomusGaia, azienda friulana leader nelle costruzioni in legno ad alte prestazioni energetiche: abitazioni sostenibili, efficienti ed accoglienti perché costruite con pannelli di legno, isolanti biologici e colle prive di sostanze nocive. Con sedi operative a Tavagnacco (UD) e Milano, è intervenuta nella ricostruzione postsisma in Centro-Italia, Emilia Romagna, e Lombardia. L’impegno dell’impresa è arrivato anche ad Amatrice, dove ha ricostruito, insieme alla Filiera del Legno FVG, il Polo del Gusto e della Tradizione: progetto di Stefano Boeri che ha permesso la riapertura di otto ristoranti crollati e di una mensa per le scuole.

Legnolandia, azienda che opera nel settore delle costruzioni e in quello dell’arredo urbano, fa uso esclusivo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed energia termica che ricava da scarti di lavorazione e dalla ripulitura del bosco. L’azienda ha abbracciato nel 2017 i criteri dell’Economia circolare e sta riprogettando in questa chiave i suoi 600 articoli di giochi per parchi al fine di ottenere, oltre ad un prolungamento del ciclo di vita dei prodotti, il recupero e riuso di elementi recuperati da strutture giunte a fine vita e da destinare a materia seconda. Questi elementi assieme ai materiali riciclabili al 100% con cui costruisce queste strutture (acciaio inox e polietilene ) saranno usati nella creazione di una nuova linea di prodotti “ RE-PLAY” che diventeranno nuovamente giochi per parchi, ma provenienti da materia seconda o da materiali completamente riciclati. Legnolandia sta quindi creando a questo scopo una organizzazione a livello nazionale in grado di recuperare, a fine vita i componenti dei giochi per parchi dismessi da parte degli enti pubblici. Nel 2019 saranno disponibili i primi prodotti costruiti con la materiali recuperati.

Tornando agli standard che certificano la sostenibilità in edilizia, nella galassia delle nuove certificazioni, tra gli ultimi nati made in Italy c’è lo standard di Salubrità Ambientale Biosafe che si cura soprattutto di prevenire l’inquinamento indoor – Composti Organici Volatili (VOC); idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Lo fa attraverso la valutazione dei materiali e delle lavorazioni, e certificando, in base alle norme UNI-EN 14412, la qualità dell’aria. Già certificati alcuni edifici come la scuola elementare di Masano di Caravaggio (BG), un complesso residenziale a Peschiera del Garda (VR), la scuola materna di Moio della Civitella (SA), uno studio professionale a Pegognaga (MN).

Un gruppo di produttori di adesivi per rivestimenti e per pavimenti ha deciso, venti anni fa, di sviluppare e introdurre sul mercato materiali per la posa quanto più possibile a basse emissioni. Al fine di creare una base di riferimento vincolante, già nel febbraio del 1997 è stata fondata l‘Associazione per i materiali da posa ad emissione controllata (GEV – “Gemeinschaft Emissionskontrollierte Verlegewerkstoffe e.V.”). EMICODE® è la denominazione di un sistema che permette di classificare i materiali per la posa, gli adesivi e i prodotti per l‘edilizia nelle tre classi, sulla base delle loro emissioni. Molti prodotti Fassa Bortolo, Mapei, Adesital, Cercol, Kerakoll sono certificati GEV-EMICODE.

 

Le fiere
La vitalità dell‘edilizia green è testimoniata anche dalla vitalità degli appuntamenti pubblici dedicati. Klimahouse a Bolzano, Ecomondo a Rimini, Rebuild a Riva del Garda, SAIE a Bologna. Questi sono solo alcuni degli appuntamenti convegnistici e fieristici che nel 2018 hanno acceso un faro sull’edilizia green. “Costruire in chiave ecologica” è, ad esempio, il payoff di Klimahouse. Nel 2018 in particolare, Rebuild dopo anni di impegno per innescare un dialogo con il mondo delle aziende, delle costruzioni e dell’immobiliare evoluto, parlando di “deep renovation”, di personalizzazione di massa lungo la filiera di produzione industriale e di economia circolare, ha fatto spazio al design, ribadendo che non basta la tecnologia per far fare un cambio di passo ma la centralità del progetto resta elemento determinante. Proponendo di considerare la quantità di CO2 come un elemento di costo in tutto il ciclo di vita del progetto e parlando di “carbon-budget” per individuare gli elementi di maggiore rischio, integrando con successo i parametri di efficienza e durabilità, con la qualità.

RE-Lab, nata nel 2016 dal comune intento di Habitech-Distretto Tecnologico Trentino e Riva del Garda Fierecongressi, fondatori e promotori di REbuild, si occupa di organizzare una convention per la diffusione, informazione e formazione sui temi dell’edilizia sostenibile. Impegnata in un lavoro di ricerca iniziato 7 anni fa, il team lavora con determinazione sui temi dell’innovazione della riqualificazione del patrimonio immobiliare. Con RE-Lab si punta ora sulla definizione del “valore dell’innovazione”, avendo richiamato l’attenzione sul tema della decarbonizzazione, con un chiaro messaggio nei confronti del real estate che sempre più spesso si interroga su come collegare il tema ambientale con quello delle certificazioni, investendo sul procurement e sul processo edilizio.

 

La filiera
Come dimostrano anche i dati e l’esperienza appena forniti, l’edilizia assiste da qualche anno ad una rivoluzione guidata dalla sostenibilità, dall’evolversi delle norme sul risparmio energetico degli edifici e da una domanda sempre più sensibile alla sostenibilità, alla qualità anche ambientale dell’edificato, ai costi di un edificio poco efficiente. L’efficienza energetica oggi è uno dei parametri che definisce la qualità, e se la riduzione di gran parte dei consumi energetici avviene ancora mediante soluzioni che interessano le componenti statiche dell’edificio (involucro, aperture, copertura), le innovazioni tecnologiche più recenti hanno consentito di ottenere ulteriori margini di efficientamento mediante l’evoluzione delle componenti attive dell’edificio. Una domanda che ha generato risposte sperimentali e innovative, tanto che sono sempre più numerose le esperienze di imprese che innovano e competono puntando sulla sostenibilità, nei diversi campi dell’edilizia.

La manifattura scende in campo per supportare gli operatori della filiera dell’architettura, dell’ingegneria e del real estate nella realizzazione di edifici più sostenibili ed efficienti. Il Gruppo Focchi ad esempio, attivo nel mercato della progettazione e realizzazione di facciate continue ad alto contenuto tecnologico, forte del suo impegno nell’ingegnerizzazione degli involucri esterni delle architetture complesse, nel 2018 ha dato vita ad nuova azienda: Fbp-Future is a Better Place, dedicata specificatamente alla sostenibilità e al comfort. Obiettivo: il sostegno alla riqualificazione architettonica ed energetica del patrimonio esistente, riducendo la bolletta energetica e contestualmente aumentando il valore dell’immobile. Focchi ha intercettato il bisogno della riqualificazione degli edifici, in particolare quelli direzionali e del terziario (uffici, alberghi, grande distribuzione, ospedali), e ha raccolto la sfida creando una Esco (Energy Service Company). La società progetta e realizza interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica e a ridurre l’impatto ambientale mediante la definizione di un modello dinamico dell’edificio in grado di simularne consumi e prestazioni nel tempo. Inoltre assume su di sè il rischio dell’iniziativa con dei veri e propri contratti di performance energetica, garantendo al cliente finale il risultato in termini di consumi e di comfort. La qualità sarà la garanzia per l’azienda che se avrà fatto bene il lavoro, vedrà condividere i risparmi economici ottenuti fra il cliente e la Esco. Fbp-Future is a Better Place investirà direttamente nella riqualificazione dove l’analisi mette in luce buone potenzialità di risparmio, abbattendo l’investimento iniziale del cliente e ripagandosi dai risparmi futuri generati.

Si distingue, nel mondo della manifattura legata all’edilizia in chiave green anche la bresciana WoodBeton, leader nel settore delle costruzioni in legno e calcestruzzo, ospite a Rebuild 2018 (Riva del Garda, 29-30 maggio 2018). Dopo aver presentato nel 2017 il progetto per il Moxy Hotel di Malpensa, l’azienda ha presentato Moxy di Linate inaugurato lo scorso 24 maggio. Una struttura edificata grazie ai nuovi sistemi di prefabbricazione evoluta, che hanno consentito di costruire in 8 mesi un hotel “chiavi in mano” con 200 camere. È il quindicesimo edificio che l’azienda guidata da Giovanni Spatti realizza con questo sistema, in Europa ne ha costruiti altri 6 e uno è in cantiere a Verona, nei pressi della stazione ferroviaria. I nuovi hotel sono realizzati con una struttura portante in X-LAM (legno lamellare incrociato), che poggia su fondazioni in cemento armato. I moduli di legno sono stati costruiti in stabilimento e poi assemblati in cantiere. Una scelta, quella dell’X-LAM che permette di proseguire il cammino verso la sostenibilità ambientale, riducendo al minimo gli scarti e i rifiuti di cantiere e minimizzando l’impatto ambientale delle realizzazioni. La sfida per il gruppo oggi è quella di incidere nel mercato della riqualificazione dell’esistente, dopo aver portato digitalizzazione e industrializzazione nelle nuove costruzioni. La grande novità (presentata appunto a Rebuild 2018) si chiama Rhinoceros Wall ed è un sistema strutturale in calcestruzzo, acciaio e lana di roccia, che risponde alle necessità di adeguamento energetico, impiantistico, ma soprattutto sismico degli edifici. In concreto Rhinoceros Wall è una parete che si applica a ridosso del muro esistente di un edificio costruito, ancorata a fondazioni perimetrali, in grado di assorbire le vibrazioni di un eventuale sisma e di isolare termicamente l’involucro. Riduzione dei costi energetici, tempi brevi di esecuzione, ridotti disagi per gli utenti, condizioni ideali di sicurezza per gli operatori, sono i vantaggi che porteranno secondo l’azienda, ad una moltiplicazione potenziale degli interventi sul territorio nazionale. Rhinoceros Wall punta a convincere, per la velocità dei tempi in cantiere, chi coglie il plus di un bonus fiscale importante come quello dell’85%, nel caso dell’adeguamento sismico, in 5 anni (grazie al Sismabonus).

Siemens e Prelios Integra, società del Gruppo Prelios e leader in Italia nel settore dei servizi integrati per il real estate (tra cui, appunto, le ristrutturazioni), hanno unito le forze annunciando una collaborazione su progetti nell’ambito delle tecnologie digitali per gli edifici, puntando alla valorizzazione degli immobili attraverso il risparmio energetico e la building performance sustainability. L’8% dei costi di gestione totali di un edificio si genera dopo la sua entrata in esercizio, e il 40% di tali costi deriva dal consumo energetico. È su questo aspetto che Siemens Italia e Prelios Integra potranno intervenire come un soggetto unico, offrendo soluzioni caratterizzate da tecnologie innovative e all’avanguardia: metteranno a disposizione le proprie soluzioni avanzate nelle tecnologie per gli edifici con relativo supporto ingegneristico, proponendo idee innovative e valutando le soluzioni finanziarie più efficaci. Inoltre, grazie alla qualifica di Siemens come Energy Service Company (ESCo) con Certificazione UNI CEI 11352, Siemens e Prelios Integra sono in grado di offrire servizi certificati di efficienza energetica a garanzia del risultato, quali l’Energy Performance Contract (EPC, Contratto di Rendimento Energetico), assicurando risparmi energetici nell’intero ciclo di vita dell’investimento e annullando rischi tecnici e oneri finanziari. L’accordo, in linea con gli obiettivi definiti dalla SEN 2017 (Strategia Energetica Nazionale) a favore delle iniziative per la riduzione dei consumi di energia primaria in ambito immobiliare, coinvolgerà tutti i settori di utenza in favore del raggiungimento delle performance condivise a livello nazionale. L’accordo riconosce a Prelios Integra il ruolo di start-up di progetto e di responsabile dello sviluppo dell’ingegneria generale e specialistica relativa ai temi di energy saving, attraverso l’analisi preliminare dei trend di consumo e la definizione dei parametri d’interesse. Nel ruolo di construction manager, Prelios Integra avrà la gestione dell’intero iter progettuale, quale interfaccia unica con il committente per la fase realizzativa dell’intervento.

Tra i developer più attenti al tema green c’è Coima che sceglie un’alta percentuale di prodotti e materiali certificati secondo l’approccio “cradle to cradle”, basati sulla sostenibilità e il riciclo. Nuovi materiali e tecniche di costruzione innovative sempre di più influenzeranno la competitività tra le aziende: oggi si trova grande competenza tra i costruttori, ma la capacità di innovazione sarà determinante per il futuro del settore. In risposta agli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni Unite, sarà necessario concentrarsi sugli aspetti di “Circular Economy” e in considerazione del fatto che il settore immobiliare è il principale consumatore di materie prime e produttore di rifiuti solidi, è forte l’impegno verso il cambiamento, anche considerando che la scarsità di risorse e l’eccessiva produzione di rifiuti rappresentano già oggi uno dei principali rischi per il settore immobiliare e per gli investitori. Su questi temi sono in atto diverse iniziative a livello europeo e globale come ad esempio “Level(s)”, un framework sviluppato dalla Comunità Europea che ambisce a indicizzare il contenuto di “circolarità” di un immobile, e la Taskforce on Climate-related Finalcial Disclosure (TCFD) per la valutazione dei rischi degli investimenti in relazione ai cambiamenti climatici. La prefabbricazione spinta degli elementi edilizi, la costruzione pensata e realizzata per lo “smontaggio” invece che la demolizione e l’uso di materiali e prodotti certificati Cradle-to-Cradle basati sui principi di economia circolare sono sfide che Coima persegue con la certezza che il mercato immobiliare possa trarre grandi vantaggi in competitività ed attrattività.

Impiega materiali di riciclo Ecomat, impresa di Misano Adriatico (RN) nata da tecnici, ricercatori e progettisti con grande esperienza nel settore dei materiali innovativi, delle superfici continue e dei rivestimenti in resina per pavimentazioni e con competenze nel mondo del design e del Green Building. I rivestimenti continui Oltremateria, ad esempio, sono a base d’acqua, atossici e certificati, impiegano materiali di riciclo e completamente riciclabili come inerti, marmo, cotto, madreperla, vetro, specchi, bottiglie e lampadine. Priorità nello sviluppo dell’azienda Mapei è la sosteibilità, resa trasparente comunicando al mercato non solo le prestazioni di ciascun prodotto ma anche i materiali usati per produrlo, così come la sua impronta sull’ambiente. Solo un anno fa erano 172 i prodotti dotati della patente Epd (Environmental product declaration), ora il perimetro si è allargato a quota 344, con una copertura quasi integrale della gamma di referenze ad esempio per l’area della ceramica. L’attenzione alla sostenibilità di Fassa Bortolo è testimoniata non solo dai suoi prodotti (molti dei quali certificati LEED, GREEN BUILDING-GBC, GEV – Emicode, NF) ma anche dal Premio italiano architettura sostenibile (arrivato alla XIII edizione), che va a tesi di laurea, dottorati e master per le architetture che sappiano rapportarsi in maniera equilibrata con l’ambiente, che siano pensate per le necessità dell’uomo rispettando l’ambiente. Fassa Bortolo coltiva e gestisce direttamente cave di calcare e gesso, materie prime essenziali per la realizzazione dei propri prodotti: lo fa partendo dalla progettazione, necessaria premessa per mitigare l’impatto ambientale dell’opera su paesaggio, flora, fauna e per consentire un adeguato recupero ambientale dell’area a fine escavazione.
Tra le tante aziende che producono materiali per i rivestimenti, Ceramiche COEM produce ceramiche contenenti più del 30% di materiale riciclato post-consumo (vetro) e oltre il 10% pre-consumo. Rispetto a un gres porcellanato tradizionale sono composte con la metà delle materie prime, il 70% delle quali è di provenienza nazionale (il che ha il vantaggio di ridurre consumi ed emissioni per i trasporti), e pesa il 12% in meno al mq: ciò comporta una notevole diminuzione delle emissioni di CO2 in fase di trasporto del prodotto finito. Inoltre il materiale viene cotto con un ciclo di cottura particolare di 100° inferiori rispetto a un gres porcellanato tradizionale avendo un consumo specifico inferiore del 40% a un gres porcellanato.

Stone Italiana commercializza una collezione – DNA Urbano – di lastre per pavimenti ottenuta dalle “terre di spazzamento” delle strade (in quantità variabile tra il 55 e il 75% sul totale del materiale impiegato) e realizzata in collaborazione con CEM Ambiente Spa, azienda attiva in quarantanove comuni lombardi. Prodotti che hanno ottenuto le certificazioni Ecolabel e Greenguard.
Offre materiali e componenti sostenibili per l’edilizia l’azienda altoatesina, Naturalia-BAU. Si va dagli isolanti termici e acustici in fibre di legno agli isolanti termici insufflabili in fiocchi di cellulosa, dagli isolamenti anticalpestio in feltro di canapa fino alle pareti in XLAM a facciata ventilata. Molti dei suoi prodotti sono certificati Biosafe.
Ancora, l’azienda pisana Durga produce colori, soluzioni antimuffa, impregnanti, smalti, esenti da petrolio derivati e con basse emissioni di prodotti nocivi. Spring Color, invece – nata da una famiglia di artigiani decoratori ed ebanisti che sin dalla fine dell’Ottocento autoproduceva tinte murali e vernici grasse – innova partendo da quel bagaglio di conoscenze su antiche ricette di vernici e prodotti naturali. Premio Innovazione Amica dell’Ambiente e Premio Sviluppo sostenibile, per i suoi prodotti (vernici, fondi, malte, calci) privilegia l’impiego di materie prime ecologiche e atossiche.
Solas, a Cernusco Lombardone (LC), è impegnata da oltre 20 anni nella produzione di vernici ottenute con materie prime vegetali e minerali e totalmente esenti da derivati petrolchimici, resine acriliche, viniliche e alchidiche.

Un panorama complesso e sfidante. I prossimi passi, dall’osservatorio della filiera puntano ad incentivare la sostituzione edilizia per costruire realmente delle smart e green cities: oltre al recupero, con iniziative di retrofitting, (o deep retrofitting), la demolizione e ricostruzione è la strada da percorrere per un reale cambiamento del Paese e per lo sviluppo dell’economia. In generale, se le certificazioni sempre in crescita e più customizzate sono un assist per sensibilizzare professionisti, imprese e committenza, serve un investimento congiunto per garantire più produttività e sviluppo, meno rifiuti e più margini. L’orizzonte è quello dell’economia circolare dall’ideazione alla seconda vita di elementi e prodotti edilizi.