Spesso siamo molto critici con i mali nazionali, ma ora un dossier approfondito e appassionato illustra le eccellenze del nostro Paese.

Per spiegare il senso del nostro nuovo rapporto, mi viene da citare Proust quando dice che “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, solo così possiamo essere capaci di vedere veramente quello che ci circonda.

La frase scelta da Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, illustra bene il contenuto de L’Italia in 10 Selfie, un ritratto approfondito e appassionato sulle eccellenze, spesso misconosciute, del nostro Paese, che la fondazione ha ultimato di recente.

“E’ un dossier che nasce incrociando centinaia di pagine e di dati raccolti nel corso dei nostri rapporti annuali, una sintesi che rivela un’Italia capace di affrontare le sfide del futuro, dove le aziende camminano con le comunità”, continua Realacci, “in una nazione ricca di primati frutto della capacità di tenere insieme innovazione e tradizione, nuove tecnologie e bellezza”.

Questione di cromosomi antichi dice, che permettono di parlare al mondo senza perdere i legami con il territorio, grazie anche a un carattere incline alla creatività, che ci porta oltretutto a essere flessibili nella nostra capacità produttiva, un valore aggiunto quando si tratta di assecondare le richieste del mercato. Tuttavia, stando a una indagine Ipsos di qualche tempo fa, gli italiani tendono a dipingere la realtà del proprio Paese in termini molto negativi.

“Anche questa è una nostra caratteristica, sembriamo dei cripto depressi, eppure possiamo vantare il più alto tasso di riciclo dei rifiuti speciali e urbani in Europa, siamo i primi in termini di esportazione in tutta l’UE (e secondi a livelli internazionale dopo la Cina), abbiamo la leadership mondiale nella produzione di vino ed è italiano il più grande operatore al mondo nelle rinnovabili, cioè Enel”, aggiunge il presidente.

A scorrere gli esempi menzionati dal rapporto si scopre anche che l’Arvedi, la nostra più grande acciaieria, è la prima al mondo ad aver ottenuto la certificazione di zero emissioni nette di CO2, “ma quasi nessuno lo sa, nonostante sia un traguardo preziosissimo nell’ottica della transizione verde”, chiude Realacci. E c’è anche un altro prima più curioso, e forse ancora più squisitamente nostrano, che ci vede in testa nell’export mondiale di dispositivi per la preparazione di bevande calde, soprattutto macchine per il caffè.

“Ne produciamo per un valore di 500 milioni,  e per restare in tema di territorio ci sono aziende come la Nuova Simonelli che dal ’36 non ha mai lasciato il suo paesino delle Marche dove non ci sono aeroporti, ferrovie o autostrade. Eppure lavora per committenze per lo più estere, con macchinari all’avanguardia in totale autosufficienza energetica e un fatturato di più di 110 milioni all’anno”, spiega Domenico Sturabotti, direttore di Symbola.

“Ci sono anche campi sportivi per i dipendenti, centri di formazioni, tutto immerso nello splendore del paesaggio collinare marchigiano. Noi ci impegniamo per far conoscere queste realtà, promuoverle, e il rapporto che realizziamo in collaborazione con Unioncamere, viene tradotto in sette lingue e poi distribuito gratuitamente alle nostre ambasciate”.

Sì, perché spesso queste eccellenze rivelano in quelle che potremmo chiamare nicchie, degli ambiti peraltro piuttosto variegati in cui la nostra industria si è specializzata, adattandosi alle sfide. Siamo primi, ad esempio nell’esportazione di apparecchi a raggi ultravioletti e infrarossi per uso medico, davanti persino agli Stati Uniti e, facendo un’altra piroetta tra i settori, il 55% del make up globale è prodotto da noi.

“Il popolo italiano è molto tenace, per natura incline alle innovazioni, all’invenzione, e l’allenamento alla bellezza, una consuetudine secolare, ci permette di fare una sintesi tra gli elementi, dandogli ordine, equilibrio”, precisa Sturabotti.

A tirare le somme viene fuori un Paese che possiede un’economia con dei tratti più a misura d’uomo, e forse proprio per questo più capace di vedere il futuro.

Fonte: la Repubblica