Se il made in Italy fosse un brand sarebbe il terzo al mondo. È un’arma per combattere la crisi perché la nostra crescita dipende anche e soprattutto da un marchio unitario "Italia" che porterebbe al nostro sistema il vantaggio immediatamente riscontrabile della lotta alla contraffazione. In cifre, solo nell’agro-alimentare, secondo Mise, 54 miliardi (cifra che doppia il nostro export). Fonte Il Sole 24 ore
E proprio a partire dall’agroalimentare italiano, Ermete Realacci interviene sull’Italian sounding e la nuova sensibilità dei consumatori nel privilegiare la qualità alla quantità. A sostegno di una Italia che difende i propri interessi, di una Italia che fa l’Italia.