Come sta affrontando questa fase economica il made in Italy? Quali sono gli elementi di forza su cui stiamo puntando per uscire dalla crisi? La ricerca “ITALIA, Geografie del nuovo made in Italy”, curata da Symbola- Fondazione per le qualità italiane e Fondazione Edison, cerca di rispondere a queste domande cogliendo, nelle caratteristiche del nostro sistema produttivo, l’inizio della ripresa. L’Italia, nel recente rapporto del WTO e dell’UNCTAT, risulta essere seconda dietro la Germania tra i 10 paesi pi£ competitivi nel commercio mondiale in 14 macrosettori e, in particolare, detiene la prima posizione nei settori del tessile, dell’abbigliamento e della pelletteria. Oggi, a presentare la ricerca, presso Assolombarda, c’erano: ERMETE REALACCI – Presidente della Fondazione Symbola, UMBERTO QUADRINO – Presidente Fondazione Edison e Amministratore delegato Edison, MARCO FORTIS – Vice Presidente Fondazione Edison , FABIO RENZI -Segretario generale Symbola e ALBERTO MEOMARTINI Presidente Assolombarda.
La ricerca “ITALIA” è un viaggio in un’Italia che si è rafforzata in molti settori puntando sulla qualità. “Si delinea cosó afferma FABIO RENZI l’immagine di un Paese che non sta crollando nel corso dell’attuale gravissima crisi mondiale, come dimostrano le minori difficoltà delle nostre banche, la tenuta dei consumi delle famiglie italiane (in crescita dello 0,3% nel secondo trimestre 2009), il pi£ basso tasso di disoccupazione dell’Italia a giugno 2009 rispetto agli altri grandi Paesi UE e agli USA, nonché il minor calo dell’export dei nostri distretti industriali nel primo semestre 2009 rispetto all’export di Germania, Gran Bretagna e Francia. E’ un’Italia che potrebbe essere, assieme alla Francia, uno dei primi Paesi ad agganciare la ripresa, come prevedono da alcuni mesi gli indici anticipatori dell’OCSE”.
“Superare la crisi,” afferma ERMETE REALACCI “è una sfida che l’Italia puú vincere se saprà cogliere nelle caratteristiche del suo sistema produttivo le radici di una scommessa sul futuro. C’è ampia convergenza sui nostri problemi a cominciare dall’enorme debito pubblico, dalla distanza che separa il nord dal sud, dagli scarsi investimenti pubblici nella ricerca, da un apparato burocratico spesso inconcludente, dall’abnorme presenza della illegalità in molti campi. Molta meno sulla nostra forza. Eppure c’è un’Italia che come ci tratteggia chiaramente la ricerca che presentiamo oggi, vince e resiste alla crisi perché punta sulla coesione sociale, sull’ innovazione e sulla ricerca, sull’ambiente e la cultura. Tutti elementi che possono rappresentare formidabili fattori produttivi in grado di valorizzare i saperi e i talenti dei territori. E’ un’Italia che ha un grande bisogno di essere messa in rete, raccontata, per quello che è, e di riconoscersi in un progetto comune per essere pi£ forte in un progetto che coinvolge tutto il Paese, che non lascia indietro nessuno, che chiama all’azione imprese, istituzioni, società, politica, persone.”
“Con questa ricerca congiunta, Fondazione Edison e Symbola proseguono nella loro linea di analisi sui punti di forza settoriali e territoriali dell’economia italiana, la cui comprensione è fondamentale sia per rapportarci correttamente con gli altri competitors sullo scenario economico internazionale sia per cercare di capire le prospettive di uscita del nostro sistema economico dall’attuale crisi economica globale – dice – UMBERTO QUADRINO: Una crisi che ha evidenziato l’importanza di un ritorno all’economia reale e di una riaffermazione della sua centralità nello sviluppo economico, dopo la “bolla” immobiliare-finanziaria di questi anni e le distorsioni che essa ha generato. Ed in questa logica l’Italia, nonostante i problemi che essa stessa dovrà affrontare come conseguenza della crisi del commercio internazionale e dell’export, appare ben posizionata per cogliere le opportunità della ripresa, essendo fortemente radicata nella manifattura, nel turismo e nell’agricoltura”.
“Sono molti gli indicatori che dimostrano che l’Italia, grazie alla maggiore solidità e flessibilità del suo sistema produttivo e bancario, nonché al miglior equilibrio finanziario delle famiglie, sta affrontando meglio di altri Paesi l’attuale crisi globale – sostiene MARCO FORTIS: La dinamica del PIL non dice tutto della crisi, anzi rischia di dare informazioni distorte sul reale stato di salute delle economie. Non sono l’Italia, il Giappone e la Germania le economie pi£ in difficoltà nonostante il PIL sembrerebbe dirci questo. Infatti, in questi Paesi la diminuzione del PIL è provocata principalmente dalla abnorme caduta dell’export, che sarà temporanea, mentre altri indicatori pi£ sensibili e significativi, come i consumi delle famiglie o il tasso di disoccupazione vanno molto meglio che nelle economie pi£ colpite, che sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Spagna, l’Irlanda, le quali stanno mascherando con l’aumento della spesa pubblica i loro veri problemi strutturali. Gli indicatori ci dicono che l’Italia resta il secondo Paese d’Europa in tutti i tre principali settori dell’economia reale: manifattura, turismo ed agricoltura.
L’Italia è l’unico paese europeo cosó ben posizionato in tutti questi tre settori in termini di valore aggiunto, occupati, surplus commerciale, pernottamenti di turisti stranieri. In particolare nei beni di consumo, che comprendono molti nostri prodotti di successo come abbigliamento, calzature, occhiali, pelletteria ed oreficeria; nonostante le indubbie difficoltà che stanno affrontando questi comparti, rimaniamo, anche negli ultimi 12 mesi dopo lo scoppio della crisi mondiale, il Paese dell’UE con il pi£ rilevante surplus commerciale con l’estero, mentre nei beni di investimento, dove primeggiamo nelle macchine per l’industria e nella meccanica in genere, l’Italia resta invece saldamente seconda nell’UE quanto a surplus commerciale dopo la Germania”.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi che raccontano le nuove geografie del made in Italy, quei settori che danno vita all’acronimo ITALIA:
INDUSTRIA. L’Italia è il secondo Paese industriale manifatturiero d’Europa dopo la Germania. L’indice di competitività elaborato da Onu e Wto, che si chiama Tpi – Trade performance index, colloca il nostro Paese al secondo posto, dietro la Germania, nella classifica dei dieci paesi pi£ competitivi nel commercio mondiale. Nel 2008 il valore aggiunto generato direttamente dal settore manifatturiero italiano (senza considerare l’impatto in termini di indotto sugli altri settori dell’economia) è stato di 262 miliardi di euro ai prezzi base, dietro la Germania (517 miliardi) ma nettamente davanti alla Francia (209 miliardi) e alla Gran Bretagna (201 miliardi). Nel 2008 l’Italia ha presentato a livello mondiale uno dei pi£ rilevanti surplus commerciali con l’estero nei prodotti manufatti non alimentari (64 miliardi di euro) dietro a Cina, Giappone e Germania, mentre altri Paesi avanzati (come Francia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno fatto registrare consistenti deficit
Nel pieno della pi£ grave crisi economica mondiale dai tempi del ’29, l’Italia riesce a generare, tra giugno 2008 e maggio 2009, un surplus commerciale manifatturiero con l’estero pari a 45 miliardi di euro complessivi nei beni di consumo e di investimento: non è un paese in ginocchio, a riprova del fatto che il “made in Italy” è una realtà ancora in grado di esprimere tutta la sua forza nello scenario competitivo.
Secondo nostre stime su dati Eurostat, negli ultimi 12 mesi compresi tra luglio 2008 e giugno 2009 la bilancia commerciale complessiva del nostro Paese, comprendente anche energia e materie prime, ha fatto registrare un passivo molto contenuto, pari a poco pi£ di 8 miliardi di euro. Al contrario, restano assai elevati i deficit esteri di Francia (-65 miliardi), Spagna (-64 miliardi) e Gran Bretagna (-102 miliardi). Il surplus commerciale tedesco, da parte sua, si è ridotto notevolmente ma rimane imponente (130 miliardi). Dunque l’Italia, come la Germania, ha patito la formidabile contrazione del commercio mondiale ma non ha visto peggiorare in modo irrecuperabile i propri conti con l’estero né rischia di vedere snaturata la sua vocazione di Paese manifatturiero.
TURISMO. L’Italia è al quarto posto nella classifica dei principali paesi del mondo per entrate turistiche e il secondo in Europa, soltanto dietro la Spagna, per numero di pernottamenti di stranieri e il primo per numero di pernottamenti di turisti russi e cinesi.
L’Italia è il primo paese al mondo per numero di siti classificati dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale mondiale. Per superficie protetta da parchi nazionali siamo secondi in Europa e quarti per quella tutelata da parchi regionali.
AGROALIMENTARE. Nel 2008, l’export ha registrato gli incrementi pi£ elevati (10%), nell’ambito dell’intero sistema produttivo nazionale, accompagnati da una positiva stabilità dei consumi interni.
L’Italia è al primo posto in Europa nella graduatoria dei prodotti Dop e Igp, con 182 prodotti certificati e 62 in protezione transitoria (agosto 2009), seguita dalla Francia con 166, quindi dalla Spagna con 123. I tre Paesi, assieme a Grecia e Portogallo, rappresentano quasi l’80% del paniere complessivo europeo (853 prodotti).
Produciamo il 40% in meno del vino rispetto alla metà degli anni 80, ma il valore dell’export è quadruplicato raggiungendo i 3,5 miliardi di euro. Secondo i dati Ismea, al 31 dicembre 2008 il numero delle denominazioni relative ai vini di qualità sale complessivamente a 477, con 7 nuovi riconoscimenti rispetto al 2007 (5 Docg e 2 Igt). Il gruppo pi£ rappresentativo è quello delle Doc (316), seguite dalle Igt (120) e dalle Docg (41). I dati Ue, aggiornati al 2009, fanno salire la consistenza del paniere della qualità italiana, per le sole Doc/Docg a 434 denominazioni. Rispetto a questi vini, l’Italia è preceduta, nel panorama europeo (che conta complessivamente 1.548 Doc e Docg), solo dalla Francia (490) e supera di gran lunga Paesi come Spagna, Ungheria e Portogallo. Ancora pi£ eccellente puú essere considerata la perfomance della regione Piemonte, che da sola sarebbe al quinto posto escludendo l’Italia; ottima anche la collocazione di Toscana e Veneto (ottavo posto).
L’Italia è tra i principali Paesi europei per diffusione del metodo della produzione biologica. Nel nostro Paese opera circa un terzo delle imprese biologiche europee e si colloca un quarto della superficie bio comunitaria.
Da segnalare il settore dell’olio, che si sta orientando verso produzioni a maggiore valore aggiunto, un indicatore di questa tendenza è l’incremento del +43% dei prodotti con denominazioni di origine, pari a 38 denominazioni (Dop/Igp) che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 mld di euro, garantendo un impiego di manodopera per circa 50mln di giornate lavorative. L’Italia è oggi il primo esportatore di vino al mondo, il comparto assorbe, in particolare, circa il 15% dei volumi scambiati con l’estero. Nel 2008 l’Italia ha prodotto circa 46,3 milioni di ettolitri di vino, pi£ del 2007 (+6%). Il peso della produzione Doc e Igt è rilevante (rispettivamente il 35% ed il 29% della produzione totale). Dagli andamenti del primo semestre, l’Italia dovrebbe confermare nel 2009 la propria leadership sul mercato internazionale in termini di valore aggiunto (prima voce dell’export agroalimentare nazionale), perderà quella sulla quantità prodotta. Questo denota un presidio dell’italia sui vini di alta qualità.
LOCALISMO E TERZO SETTORE. Lo sviluppo economico prodotto dalla laboriosità e dalla creatività dei territori italiani è stato esaltato dalla sussidiarietà orizzontale incentrata sulla separazione, all’interno dei distretti, delle varie fasi delle attività produttive tra operatori specializzati e da importanti forme di collaborazione tra gli imprenditori stessi, le loro associazioni e le istituzioni locali.
Oggi possiamo stimare in ben oltre 300.000 le organizzazioni no-profit presenti nel nostro Paese, cioè una ogni 200 cittadini. Uno degli sviluppi maggiori degli ultimi anni riguarda le fondazioni: poco pi£ di 3000 nel 1999 ad oltre 4.700 nel 2005 (incremento quasi del 60%).
INNOVAZIONE. Nel 2008 si è registrata la crescita di quelle piccole e medie imprese che affrontano la competizione del mercato globale incrementando la qualità dei prodotti – il 71% contro il 64% della media europea- e che ottengono, in media, il 12% del loro fatturato dall’immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi, meglio di Germania, Spagna e Francia.
L’Italia è leader europeo nella fotonica di cui rappresentiamo l’8% del mercato continentale.
Nel biotech e, in particolar modo, nelle scienze della vita con una specializzazione nel farmaceutico che ci fa essere il terzo paese in Europa per numero di addetti e il quinto al mondo in una classifica dominata da Stati Uniti e Giappone.
Nell’aerospaziale siamo settimi al mondo e quarti in Europa, con una posizione di rilievo mondiale nel settore degli elicotteri, nella produzione di sistemi radar e nel controllo del traffico aereo.
ARTE E CULTURA. Il valore dell’industria culturale italiana corrisponde al 6,3% del PIL nazionale, in media con quello europeo, di poco superiore. In alcune ambiti il Paese eccelle, come in quello del cinema d’animazione, per cui l’Italia è il terzo produttore europeo, o come quello del design, per il quale il Paese è secondo nel mondo per numero di brevetti registrati: dal 2003 al febbraio 2009 in Italia è stato registrato il 14,8% del numero complessivo di brevetti di design. Il potenziale di crescita di questi valori è molto alto, se solo si considera che l’immenso patrimonio storico-artistico che il Paese ha a disposizione è il pi£ vasto a livello mondiale: oltre 3.400 sono i musei, cui si aggiungono 2.000 aree e parchi archeologici e 44 siti Unesco.