«Il Recovery Fund, che assegna all’Italia 209 miliardi (di cui 80 contro la crisi climatica), è un’occasione da non perdere per ri-costruire la storia di un Paese a misura d’uomo, dove la bellezza produca una ricchezza sostenibile, il lavoro non si misuri solo sulla quantità ma anche sulla stabilità e la qualità. Un Paese che valorizzi talenti, riscopra borghi, attragga giovani». Ermete Realacci, presidente Symbola, commenta così l’XI Rapporto Greenitaly della Fondazione Symbola e di UnionCamere. Da cui emerge che l’Italia è campione europeo nell’economia circolare. Siamo di gran lunga il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo dei rifiuti: 79%, il doppio rispetto alla media europea (39%), ben oltre la Francia (al 56%), il Regno Unito (50%) e la Germania (43%).

«Spinti dalla nostra povertà di materie prime abbiamo dovuto usare la fonte di energia meno inquinante che ci sia: l’intelligenza umana. E il recupero di materia dai cicli produttivi procura un risparmio pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Da un’indagine Ipsos continua il presidente onorario di Legambiente che confronta realtà e percezione di 15 Paesi Ocse, risultiamo l’unico Paese a vedersi peggio di come ci vedono gli altri. La Fondazione Symbola nasce proprio dalla volontà di mettere assieme soggetti anche molto diversi che provano a trovare in Italia le radici del futuro. Nel Manifesto di Assisi lanciato l’estate scorsa l’abbiamo già sottolineato: i problemi sono grandi. Non solo il debito pubblico. Anche le diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente. Però siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia». Il rapporto GreenItaly rileva 432mila imprese italiane che negli ultimi 5 anni hanno investito in prodotti e tecnologie green. «Il 31,496 dell’imprenditoria extra-agricola. Che non ha pensato al rispetto ambientale per rispettare decreti, o perché formata da Legambiente o da Greenpeace; ma perché l’ecosostenibilità risponde a una maniera di produrre più efficiente, e più conveniente conclude Realacci .