Il settore culturale è stato in Italia tra quelli maggiormente colpito dagli effetti della pandemia nel 2020, con strascichi che sono tutt’oggi riscontrabili. Siamo ancora lontani, infatti, dallo stato di benessere e crescita progressiva che conoscevamo prima dell’avvento del Covid; nonostante questo, l’intero mondo della Cultura continua a cercare le strategie migliori per adeguarsi ai veloci cambiamenti in atto, registrando un miglioramento costante e riaffermando il suo ruolo di centralità all’interno dell’economia del Paese. È quanto riferisce Io sono cultura, il rapporto stilato annualmente (quest’anno alla dodicesima edizione) da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, Regione Marche e Istituto per il Credito Sportivo e a cui Artribune ha preso parte con il capitolo Arti visive e new report: il fascino indiscreto dell’analisi quantitativa. Sebbene rappresenti un utile strumento che documenta ogni aspetto dei diversi segmenti lavorativi della cultura, resta tuttavia difficile fare previsioni per il futuro: anche dopo l’uscita dall’emergenza sanitaria, infatti, fattori come il conflitto tra Russia e Ucraina, la crisi climatica e energetica e, non per ultimo, l’esito delle prossime elezioni in Italia (qui una rassegna della Cultura nei programmi elettorali) gettano l’intero comparto in un clima di forte incertezza.
DI COSA SI OCCUPA “IO SONO CULTURA”
“Nel 2021 le imprese culturali e creative sono apparse ancora lontane dai numeri del 2019, anno pre-crisi pandemica: la variazione del valore aggiunto nel biennio è infatti pari al – 4,8%, rispetto al -1,2% a prezzi correnti del totale dell’economia”, sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere, che aggiunge, “sebbene nel 2021 si sia registrato un recupero del +3,6%, questo non ha compensato le perdite del 2020. Il rilancio di questo articolato universo di aziende passa per: una rinnovata attenzione alla sostenibilità, ambientale e sociale; una dimensione sempre più digitale integrata a quella fisica, cosiddetta phygital, dei servizi; una crescente integrazione di settori, canali e contenuti”. Gli ambiti analizzati rappresentano il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche quelle che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti. All’interno ci sono le attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, monumenti), le arti visive e performative (teatri, concerti, etc.), ma anche i settori di musica, videogame, software, editoria, stampa, broadcaster (radio e televisione), fino a comunicazione, architettura e design.
IO SONO CULTURA: IL REPORT 2022
Il 2021 ci restituisce la fotografia di un sistema che complessivamente dà lavoro a 1,5 milioni di persone che producono ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi (il 54,9%) generati dai settori culturali e creativi (attività core) e altri 40 miliardi (il 45,1%) dai professionisti culturali e creativi attivi. Tra i settori più colpiti stando all’andamento del 2021 si trovano il settore dello spettacolo (-21,9%; corrispondente in valori assoluti a -1,2 miliardi di euro) e del patrimonio storico e artistico (-11,8%; pari a -361 milioni di euro). Significativi anche i cali di performance registrati dall’audiovisivo e musica e dall’editoria: se il primo si contraddistingue soprattutto per importanti perdite dal punto di vista della generazione della ricchezza (-11,6%; -684 milioni di euro), il secondo spicca per le perdite occupazionali (-5,5%; oltre -11 mila addetti). In ascesa, invece, il settore dei videogiochi e software (+7,6%), come ovvia conseguenza di una dilatazione del tempo passato tra le mura domestiche. Peculiare la situazione del cinema: mentre il lato di produzione a gonfie vele, con una crescente attenzione all’internazionalizzazione e un aumento dell’occupazione, il riscontro nelle sale non è altrettanto soddisfacente. Il comparto turistico, infine, ha registrato nel 2021 un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, un segno di crescita riconducibile alla vaccinazione e alla riapertura con gli stati esteri.
IO SONO CULTURA: LE CITTÀ PIÙ VIRTUOSE IN ITALIA
Rimane forte lo stacco tra Nord Italia e il Mezzogiorno, sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione. Al primo posto nel report troviamo la grande area metropolitana di Milano, con il 9,5 e il 9,9%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,5%) e quarta per occupazione (7,8%) mentre Torino si colloca terza (8,2%). Seguono, per valore aggiunto Arezzo (7,8%), Trieste (6,9%), Firenze (6,7%), Bologna (6,1%) e Padova (6 %). “La cultura ha pagato più di altri settori la crisi ma conferma il suo ruolo economico centrale. L’Italia deve essere protagonista”, dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, “del nuovo ‘Bauhaus’, fortemente voluto dalla Commissione Europea che nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next Generation EU. Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro”.