Una realtà importante come il Gruppo IMA – leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè – si lascia presentare dai suoi numeri: conta circa 6.200 dipendenti, è titolare di oltre 1.700 tra brevetti e domande di brevetto attivi nel mondo e ha chiuso l’esercizio 2020 con ricavi consolidati a circa 1,5 miliardi di euro, con una quota export di circa l’84%. Quello che i numeri forse non raccontano però è l’attenzione di un’azienda che ha basato tutto il suo operato sul consolidamento delle relazioni, con particolare attenzione a territorio e fornitori. D’altronde il legame tra l’impresa di Ozzano dell’Emilia (BO) e il distretto produttivo d’appartenenza ha profonde origini culturali, che hanno portato IMA a favorire lo sviluppo della supply chain locale: l’attitudine verso una meccanica avanzata è infatti una caratteristica del territorio emiliano, ed è stata alla base della nascita di molte imprese di successo della zona. IMA, sostenendo una rete di fornitori organizzata, ha voluto difendere le competenze a rischio anche in una fase in cui molti grandi cercavano costi minori all’estero, magari con il rischio di perdere qualità: l’azienda pur avendo impianti diffusi in tutto il mondo, non ha dunque rinunciato al suo carattere locale per affrontare il mercato globale. Il processo di strutturazione che IMA ha percorso per ottenere un upgrade di relazione con i propri fornitori si divide essenzialmente in due fasi. Innanzitutto l’azienda ha voluto superare la logica che vede il committente da un lato e il fornitore dall’altro, nel consueto dualismo dove il primo commissiona prodotti o servizi al secondo basandosi unicamente su accordi economici, per creare al suo posto una relazione basata su conoscenza e fiducia, capace di portare le aziende fornitrici in una dinamica più simile a quella che si crea con i partner. In questo modo IMA condivide con loro standard di qualità, mission e obiettivi a lungo termine, permettendo a queste imprese di partecipare ai processi produttivi ognuno nel suo segmento di competenza. Il secondo step prevede la creazione di una grande e solida catena del valore condivisa, con il coinvolgimento delle piccole realtà locali. Così facendo IMA diventa una sorta di azienda diffusa, fortemente legata al suo territorio, in una struttura che le permette di essere più stabile insieme alla supply chain locale. In questo modo si crea una rete di relazioni che non porta unicamente benefici all’azienda, ma anche alla comunità circostante, con ricadute sociali positive che vanno dall’aumento dell’occupazione, fino alla maggiore strutturazione e competitività da parte di un crescente numero di attori in quel distretto produttivo. Sono diverse le modalità con cui IMA sviluppa il dialogo con i suoi fornitori, entrando quanto più possibile a contatto diretto con le necessità dell’impresa partner per mettere in condivisione saperi e competenze. Uno degli approcci vincenti è rappresentato dalla partecipazione di IMA a molte delle società fornitrici, sempre in minoranza. Tra le iniziative più fruttuose va poi menzionata la modalità di relazionare le piccole realtà con il mondo del credito, grazie alla maggiore massa critica e solidità finanziaria della rete associata ad IMA. Questo permette dunque alle piccole imprese fornitrici di ricevere dalle banche credito da investire. Così pensa un’impresa aperta alle collaborazioni, che considera il patrimonio relazionale parte fondamentale del capitale aziendale. Un’impresa come IMA, che ha fatto del dialogo e dello scambio di informazioni solide radici per crescere fino a diventare leader in diverse aree dell’industria, condividendo il percorso con i propri partner, il mondo della ricerca e i clienti. Un percorso appassionato e continuo, capace di costruire un ecosistema articolato e complesso, solido come le sue relazioni.