Le citazioni di Adriano Olivetti, Antoine de Saint-Exupéry e Sergio Mattarella introducono la nuova edizione del Rapporto “coesione è competizione” di Fondazione Symbola, realizzato con Intesa Sanpaolo e Unioncamere.
Perché – è la tesi – la capacità tutta umana di cooperare e costruire comunità che condividono idee, informazioni, esperienze e valori può rappresentare una strategia potente per superare le crisi, come l’emergenza sanitaria ha mostrato. «La coesione, come ha detto il presidente Draghi, è un dovere morale. Ma è anche un formidabile fattore produttivo – spiega il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – in particolare in Italia». I numeri dicono che le imprese coesive esportano di più (il 58% contro 1139% delle non coesive); fanno più eco-investimenti (39% contro 19%); investono di più per migliorare prodotti e servizi (il 58% contro 11 46%). E la quota di imprese che investiranno in processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e/o minor impatto ambientale nel triennio 2021-23 è sempre maggiore nel caso delle imprese coesive, che mostrano anche più capacità di rapportarsi con il mondo della cultura (con donazioni, sponsorizzazioni, partnership). Altro dato molto significativo è quello della digitalizzazione: la quota delle imprese che hanno adottato o stanno pianificando di adottare misure legate a Transizione 4.0 è del 28% per le imprese coesive, n per le non coesive. Sul fronte della distribuzione delle imprese coesive le differenze fra regioni sono notevoli, con quasi il 70% delle imprese al Nord.