ALESSANDRA GARIBOLDI PRESIDENTE FONDAZIONE FITZCARRALDO Molti sono gli interventi prioritari e urgenti per superare la frammentazione, i blocchi storici, gli squilibri territoriali, l’inadeguatezza e incompiutezza del quadro normativo in pressoché tutti gli ambiti e settori della cultura. Le 22 azioni del documento Cultura èfu turo individuate insieme alle maggiori organizzazioni di rappresentanza istituzionali e indipendenti italiane dei settori culturali e creativi in occasione delle elezioni del 25 settembre rappresentano una sintesi e un punto di partenza. La condizione primaria per la crescita e rafforzamento della cultura risiede innanzitutto nel riconoscimento della pluralità di funzioni sociali ed economiche di cultura e creatività esercitate da imprese, istituzioni pubbliche ed enti del Terzo settore e nel conseguente carattere organico dei provvedimenti da adottare. Non servono azioni emergenziali, ma un insieme coordinato di politiche e di interventi strutturali, corredato di adeguate risorse finanziarie e professionali ordinarie, senza le quali gli investimenti fisici e digitali non potranno avere futuro.
IRENE SANESI BBS-PRO I. Colmare il gap digitale: la fruizione culturale viaggia in maniera lineare, come le nostre capacità di apprendimento, versus il progresso esponenziale della tecnologia. Come colmare allora questo gap? Con il design, le digital humanities e la gamification. 2. Andare verso l’impresa culturale: prendere consapevolezza che anche un’istituzione culturale deve rispondere a istanze gestionali capaci di creare valore (il profitto è un’altra cosa). Da qui discendono processi organizzativi, amministrativi (pianificazione, controllo, budgeting), di governance e comunicativi (plain language, accountability, trasparenza). Fondamentale il riconoscimento delle professioni culturali e l’inserimento di nuove figure negli staff come il fundraiser. 3. Credere nel contemporaneo: la produzione culturale ha un ruolo fondamentale, al pari di tutela e promozione (funzioni che in genere si rivolgono alla salvaguardia e valorizzazione del nostro passato). Il report Quanto è (ri)conosciuta l’arte contemporanea italiana all’estero, prodotto da BBS-Lombard società benefit, ha messo in evidenza l’esigenza di politiche che rendano la produzione contemporanea un ecosistema, abbattendo le numerose barriere tra pubblico e privato, alleggerendo la burocrazia mettendo in circolo le risorse.
ANDREA BRUCIATI DIRETTORE VILLA ADRIANA E VILLA D’ESTE Mi piacerebbe che il nuovo Ministro promuovesse i valori culturali dell’Italia, la cui immagine è riconosciuta nel mondo, e la creatività italiana. Se la cultura rappresenta una occasione di condivisione del patrimonio cognitivo e creativo, i luoghi della cultura possono alimentare la coscienza collettiva e riattivare costantemente dinamiche identitarie e aggregative, implementando contestualmente la capacità attrattiva del nostro Paese. In questo quadro potrebbe essere rivivificato il piano per l’arte e l’architettura contemporanea e lanciato un programma mirato di resilienza per le aree a rischio del nostro Paese. Scendendo poi nell’agire minuto insisterei sulla necessità di formare e motivare ulteriormente il personale nell’ambito del Ministero della Cultura, di coinvolgere le imprese private sostenendole negli adempimenti burocratici necessari e di costruire una maggiore sinergia con enti universitari in cui si fa ricerca e si formano le giovani generazioni.
MAURO FELICORI ASSESSORE ALLA CULTURA E PAESAGGIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA Occorre completare la riforma Franceschini dei musei, rendendo singolarmente autonomi quegli istituti che ne hanno la taglia e aggregando i siti e i musei più piccoli ai maggiori, per materia o per area: Capua, Santa Maria, Teano assieme al MAN o alla Reggia di Caserta, con il conseguente scioglimento delle Direzioni regionali musei. Per i musei più piccoli sperimentare la gestione completa da parte di imprese culturali. Confermare che tutte le posizioni apicali delle strutture aziendali della cultura sono a tempo determinato e le si cerca sul mercato del lavoro con selezioni pubbliche. Attuare la riforma del Titolo V della Costituzione attribuendo più funzioni alle Regioni, soprattutto in materia di spettacolo dal vivo. Istituire una politica culturale dell’Unione Europea orientata allo scambio culturale fra continenti, all’export delle produzioni europee. Aumentare progressivamente l’area delle spese culturali deducibili. Affidare ai Prefetti la decisione finale sul contenzioso con le Soprintendenze sulle opere pubbliche. Introdurre la contabilità analitica in tutte le attività culturali pubbliche.
DOMENICO STURA BOTTI DIRETTORE FONDAZIONE SYMBOLA L’ultimo rapporto Io sono cultura racconta un sistema produttivo culturale e creativo in affanno, con una perdita nel biennio 2,31921 di 3 mld di euro di valore aggiunto (-3,4%, tre volte il valore nazionale -1,1%) e 33mila addetti (-2,3% contro -1,5% nazionale). Una crisi che ha segnato in particolare il settore dello spettacolo che, anche per via di una base occupazionale caratterizzata da contratti prevalentemente atipici, ha perso nmila addetti e 1,2 mld di euro (-21,9%). Un andamento che ha evidenziato problemi strutturali del settore che necessitano, come più volte richiesto dagli operatori, di una visione strategica per un comparto che, ricordiamo, dà lavoro a circa 1,5 mln di persone e genera ricchezza per 88,6 mld di euro. A partire da una cornice unitaria per le diverse forme contrattuali settoriali, che coniughi tutele e diritti con le tipicità di un lavoro flessibile e discontinuo e il riconoscimento delle professionalità e il rispetto dei minimi contrattuali. Ma soprattutto investimenti a medio-lungo termine per portare cultura d’impresa e di gestione in un sistema fatto ancora da realtà troppo piccole dimensionalmente (la dimensione media delle imprese culturali e creative è nettamente inferiore alla media UE), che anche per questo non riesce a innovare e a trasformare i suoi talenti in ricchezza e in posti di lavoro qualificati e ben retribuiti.
LUCA VITONE ARTISTA Al nuovo Ministro una sola cosa vorrei dire riguardo il contemporaneo delle arti visive. Dopo tanti anni di lavoro, iniziati negli Anni Ottanta quando l’assenza di musei, fondazioni, programmi di finanziamento e produzione per la promozione e la diffusione delle arti sul territorio nazionale e all’estero dimostrava un disinteresse da parte delle istituzioni, che hanno ritardato se non bloccato la nostra ricerca artistica; e dopo che lentamente, nei due decenni successivi, abbiamo visto nascere quelle istituzioni atte a promuovere le nostre arti, finalmente cinque anni fa è stato varato un programma di finanziamento e di promozione che concerta istituzioni pubbliche e private nazionali in rapporto con analoghe straniere e utilizza anche i nostri Istituti Italiani di Cultura diretti da dirigenti di nuova generazione, più sensibili, consapevoli e responsabili del Sapere che si sta sviluppando nel Paese. Ciò che mi auguro è che non accada, come spesso abbiamo visto, che i progetti proposti e i seguenti finanziamenti vengano tagliati o bloccati per motivi di parte, perché lo sviluppo culturale della Nazione non è espressione di una semplice maggioranza ma della collettività e quello che noi oggi produciamo sarà Patrimonio per il futuro. L’arte parla per simboli e metafore che sono il sale del Sapere e quando è stata fermata si è rivalsa anni dopo confermando che le sue idee erano premonitrici di un cambiamento, che il suo immaginario guardava oltre il pensiero comune.
FRANCO BROCCARDI BSS-LOMBARD 1. Il riconoscimento giuridico, fiscale e contributivo dei lavoratori della cultura, dell’arte e dello spettacolo. Senza un “lavoro sul lavoro” il settore rimarrà ancora a lungo precario e privo di solidità. 2. La formazione di una cabina di regia che sappia coordinare le attività di sostegno, sviluppo e promozione del settore artistico in chiave di promozione dell’arte italiana all’estero e di attrattività degli operatori stranieri per investire in Italia. 3. Le proposte che avevamo scritto insieme a Federculture nel novembre 2021 e che sono ancora inapplicate e valide: la detraibilità delle spese culturali, l’ampliamento dell’Alt Bonus, la puntuale applicazione della legge del 2%, l’abbassamento dell’Iva al 4% sui prodotti culturali. A questo aggiungerei la richiesta all’Agenzia delle Entrate di un chiarimento (ovviamente in senso positivo) circa l’inerenza dei costi delle sponsorizzazioni culturali che permetterebbe alle imprese di sostenere più a cuor leggero le attività pubbliche e private.
ANDREA CANCELLATO PRESIDENTE FEDERCULTURE Il nuovo governo si sta insediando in una delle fasi più delicate della vita del Paese e per il mondo della cultura. Sappiamo che il nuovo Ministro si troverà ad affrontare molte emergenze e nuove sfide. Dopo la crisi pandemica il settore culturale si stava avviando verso una pur fragile ripresa, che oggi rischia di essere arrestata dalla nuova crisi innescata dalle turbolenze internazionali. Il mondo delle aziende culturali si trova ancora una volta di fronte al pericolo di una grave recessione per l’aumento dei costi di produzione dovuti alla crisi energetica, per una nuova possibile contrazione dei consumi, con pesanti conseguenze anche per l’occupazione nel settore. Crediamo per questo che sarà fondamentale che governo e ministero intervengano a sostegno delle aziende per tamponare l’emergenza, ma anche che sarà necessario dare attuazione a quanto già messo in campo nei mesi passati, in particolare portando a compimento le misure per il settore previste dal PNRR. Inoltre, come già in passato, sottoponiamo al legislatore una serie di proposte per interventi strutturali, dal nostro punto di vista, necessari e urgenti. Provvedimenti come la detraibilità delle spese in cultura o l’alleggerimento dell’Iva sui prodotti culturali che andrebbero a beneficio sia delle imprese che delle famiglie, o l’ampliamento di Art Bonus per supportare il mecenatismo culturale verso tutti gli operatori della cultura da parte di tutti i soggetti privati, affiancati da altri interventi per favorire l’innovazione, la digitalizzazione e nuovi investimenti per sostenere la ripresa e la stabilità delle attività culturali e creative nel nostro Paese.