(Teleborsa) – Le scienze della vita, un sistema che comprende tutta la filiera che opera nel mondo della salute, della farmaceutica, della ricerca tecnologica e clinica, somma 1,8 milioni di lavoratori, un valore della produzione di 225 miliardi di euro nel 2018, un valore aggiunto di 100 miliardi di euro e che, considerando anche l’indotto, raggiunge il 10% del PIL. Questo – dopo aver in passato indagato l’innovazione made in Italy nelle filiere delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, dell’e-mobility e dell’automazione – l’ambito indagato quest’anno da “100 Italian Life Sciences Stories”, il rapporto annuale sull’innovazione italiana promosso da Fondazione Symbola e Enel, grazie alla collaborazione con Farmindustria. Lo studio è stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola e Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale Enel. Ne hanno discusso Maria Chiara Carrozza, presidente Consiglio Nazionale delle Ricerche e Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria. Sono state presentate le esperienze da Alberto Chiesi, presidente Gruppo Chiesi; Giuliana Gavioli, vice presidente Tecnopolo Mirandola; Fabrizio Landi, presidente Fondazione Toscana Life Sciences; Marco Simoni, presidente Human Technopole; Daniela Vinci, amministratrice delegata Masmec.
“Affrontare con coraggio la crisi prodotta dalla pandemia da Covid19 e la crisi climatica – ha dichiarato Realacci – non è solo necessario ma rappresenta, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Va portata avanti senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. L’Italia gioca un ruolo di protagonista anche nella filiera delle scienze della vita come raccontiamo in questo dossier attraverso 100 esperienze che testimoniano la qualità delle istituzioni, delle imprese e della ricerca italiane, che sempre più vanno messe al servizio anche di un rafforzamento della medicina territoriale. È un patrimonio di grande valore strategico per il Paese, che concorre a creare buona economia e posti di lavoro nella direzione di una visione umanistica del futuro“.