Il tratto distintivo dell’Italia? L’umanesimo produttivo. È questo, secondo Ermete Realacci, il filo rosso che lega i dieci selfie scattati dalla Fondazione Symbola da lui guidata presentati lo scorso 7 giugno presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. «Insieme dice restituiscono l’immagine di un Paese che può fare delle sue eccellenze una leva competitiva a livello europeo e mondiale». Proprio perché l’Italia, spiega, «dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo di fare economia che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, flessibilità produttiva e competitività». E ora deve accelerare sulle energie rinnovabili e valorizzare il gioco di squadra delle imprese. Tutte tematiche cruciali che saranno al centro del seminario estivo di Fondazione Symbola dal 7 al 9 luglio a Treia (Macerata). A dispetto dei luoghi comuni il nostro Paese appare ben posizionato a livello competitivo. In che cosa si differenzia l’istantanea di quest’anno da quella del 2021 con nuovi rischi rappresentati dalla guerra in Ucraina? L’Italia è ben posizionata, ma soffre di un complesso di Calimero che spesso le impedisce di comprendere le sue reali potenzialità e i suoi punti di forza. Nell’edizione di quest’anno ci sono numerose conferme, a partire dal primato nell’economia circolare, e ci siamo concentrati su nuovi talenti: la cultura e il design, il legno-arredo, l’export di occhiali e di piastrelle, l’aerospazio, l’osservazione della Terra e il ruolo trainante della meccanica a livello europeo e mondiale. Sono punti di forza che ci consentono di competere a livello internazionale, sulla spinta della qualità e della sostenibilità. E serviranno ad affrontare le nuove incertezze. Se i lo selfie mostrano I talenti del made in Italy quali sono invece le sfide e gli ostacoli che ancora restano sul cammino? Oltre alla scarsa fiducia degli italiani nei propri mezzi e nelle proprie potenzialità un ostacolo è la bassa capacità di fare gioco di squadra o di percepirne i vantaggi. Eppure i distretti e le reti di impresa, peculiarità tutte italiane, hanno dimostrato nel corso degli anni la loro efficacia perché la cultura della condivisione contribuisce alla crescita. Questa è stata anche la lezione della pandemia. Una delle urgenze oggi è premere l’acceleratore sulle energie rinnovabili. Spingere in questa direzione accresce la competitività, abbassa la bolletta a famiglie e imprese e ci rende più liberi. E poi l’annoso problema del groviglio di norme. Quelle sull’economia circolare, e in particolare sulla “materia prima seconda”, hanno rischiato di fermare il settore metallurgico bresciano, fiore all’occhiello della nostra economia. Il Pnrr riuscirà a imprimere davvero una svolta? Il suo impatto dipenderà dalla capacità di programmazione e da come verranno utilizzati i fondi non perdendo mai di vista la doppia transizione, verde e digitale. In alcuni casi il Piano viene percepito come una Legge di bilancio gratuita pagata da Bruxelles e si cercano di finanziare progetti nei cassetti già da diversi anni, ma questa non è la logica del Next Generation Eu che deve accompagnare la ripresa con un cambio di passo. L’Europa non è più quella che Papa Francesco in un discorso durissimo a Strasburgo nel 2016 aveva definito “vecchia e sterile”. Con il Green Deal sono cominciati i primi segnali di risveglio, poi la pandemia ha innescato la solidarietà tra i Paesi e ha indicato la strada della doppia transizione verde e digitale per rendere l’economia più forte. Quale significato assume in questo contesto il voto dell’Europarlamento sullo stop alle auto a diesel dal 2035? Segna una tappa significativa perché indica una direzione e fissa una data. E sono convinto che il mercato e le imprese saranno più veloci della politica. Il settore dell’auto avrà bisogno di un sostegno per accompagnare la riconversione, ma la strada è tracciata. Ormai è chiaro che la sostenibllità conviene e paga anche dal punto di vista economico. La doppia transizione deve però avvenire senza lasciare indietro nessuno. Con nuove parole chiave come sostenibilità, digitalizzazione e coesione, priorità della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen e principi sanciti dal manifesto di Assisi. Che cosa auspicate di vedere nei dieci selfie 2023? Un rafforzamento della chimica verde e una spinta ancora più forte verso l’innovazione. Il primo pc a livello mondiale è stato prodotto in Italia, che poi però ha perso il suo primato. Tutto questo senza dimenticare la coesione. Perché solo un’economia a misura d’uomo ci permetterà di affrontare il futuro.