Realizzato in collaborazione con Nicola Facciotto, fondatore di Kalatà – impresa culturale.
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura, parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.
Per fare impresa nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale occorre non solo una costante attività di aggiornamento in termini di competenze, strumenti e tecnologie, ma anche uno sforzo continuo di comprensione di quei fenomeni all’apparenza contingenti ma che, ad una lettura più attenta, sembrano prefigurare trend e scenari futuri, il campo da gioco in cui ci si troverà ad operare nei prossimi mesi e anni.
Nel caso di Kalatà, il dare forma a scenari probabili ha rappresentato la base di partenza per l’individuazione di nuovi prodotti e servizi capaci di anticipare le criticità future connesse all’accesso ai beni culturali e, auspicabilmente, essere pronti a cogliere nuove opportunità e mercati.
Si tratta di scelte e di decisioni mai scontate e sempre rischiose, in particolare nell’attuale periodo di incertezza sulle sorti del settore culturale, fondate tuttavia su valutazioni che cercando di non farsi “distrarre” dagli accadimenti contingenti (come nel caso del recente lockdown) per tentare di cogliere, invece, le tendenze di fondo.
Da questo punto di vista, l’accessibilità ai beni culturali rappresenta certamente una variabile fondamentale rispetto alla quale valutare i probabili scenari futuri di riferimento per l’attività di Kalatà e la sostenibilità del suo business model (basato sulla vendita di servizi di visita immersiva all’interno di siti culturali).
In questo caso, uno dei fenomeni da tenere in considerazione – una vera e propria tendenza “strutturale” – riguarda la costante contrazione negli ultimi 10-15 anni delle risorse pubbliche e, più in generale, istituzionali destinate alla valorizzazione dei beni culturali.
Un ulteriore criticità da tenere sotto osservazione per le sue implicazioni sull’accessibilità del patrimonio culturale va ricercata nella crescita dei costi di gestione riconducibili tanto al rispetto delle norme in tema di sicurezza[1] e, più recentemente, a quelli della salute pubblica (sanificazione ambienti, distanziamento, contingentamento del pubblico, etc.). La combinazione dei due fattori, unita ad un ulteriore terzo fenomeno riguardante l’accelerazione del processo di digitalizzazione dei contenuti da parte di istituzioni culturali cui si è assistito durante la fase del lockdown, conducono ad uno scenario che si caratterizzerà per la progressiva chiusura al pubblico di molti beni culturali, soprattutto quelli che non rientrano nella categoria dei grandi attrattori turistici e dei luoghi “simbolo” del patrimonio nazionale. Se questa prospettiva si rivelasse corretta, l’apertura al pubblico e la valorizzazione del patrimonio diffuso nei territori tenderà a privilegiare le modalità “on demand”, ovvero su prenotazione, le uniche che permetterebbero di rendere sostenibili i costi di gestione e di garantire un puntuale controllo dei flussi di pubblico, limitando ai canali web e social la comunicazione e la disseminazione dei contenuti culturali. In tali condizioni, l’impiego di volontari finirebbe per prevalere (ancora più di oggi) su quello dei professionisti con immediate ricadute in termini di occupazione, di lavoro e di qualità generale dei servizi.
Fin qui si è descritto uno scenario di riferimento per quanto attiene la dimensione dell’”offerta”, ovvero del patrimonio culturale in termini di accessibilità. Il quadro complessivo, tuttavia, non sarebbe completo senza la valutazione della domanda, ovvero dei mutamenti prevedibili nei comportamenti di visita e di fruizione. In questo caso, tuttavia, le incertezze sembrano maggiori e suggeriscono di formulare valutazioni più caute e aperte rispetto a quanto poteva essere ipotizzato pochi mesi fa, in pieno lockdown. Una recente indagine svolta da Kalatà sul pubblico del progetto Magnificat presso il Santuario di Vicoforte (CN) ha raccolto più di 700 questionari da cui emerge come la recente esperienza del Covid-19 non abbia disincentivato in modo massiccio – come si temeva – la fruizione di beni culturali[2] o per nulla scoraggiato. Semmai, ha avuto l’effetto di portare maggiore attenzione sulla qualità dei servizi in termini di sicurezza e a dichiarare una maggior preferenza per le visite in piccoli gruppi[3] e per la possibilità di prenotare on line[4].
Lo scenario disegnato dalle tendenze fin qui sommariamente descritte ha condotto Kalatà ad interrogarsi su quale strada intraprendere per riuscire a garantire servizi di qualità per la valorizzazione del cultural heritage, soprattutto rispetto al cosiddetto patrimonio culturale “minore”, a maggior rischio di chiusura o di impoverimento in termini di offerta. Tra le varie risposte formulate e i diversi servizi ad oggi in cantiere, la piattaforma Revelia è certamente il prodotto su cui si è deciso di investire da subito, anche da prima dell’arrivo della pandemia, per la sua capacità di offrire una risposta diretta alle tante criticità fin qui descritte.
“Revelia” vuol fornire uno strumento utile a: 1) i referenti di beni culturali che intendono adottare modalità di accesso on demand mantenendo un’elevata qualità dei servizi erogati; 2) il pubblico interessato a scoprire beni culturali minori senza derogare sulla sicurezza e sulle possibilità di personalizzazione offerte dalle tecnologie attuali e già in uso nella quotidianità.
In estrema sintesi, “Revelia” è una piattaforma basata su tecnologie web accedendo alla quale ogni persona può scegliere le date e gli orari di visita, può aggregarsi a gruppi esistenti o crearne uno proprio, individua la guida e prenota il servizio in remoto, tramite carta di credito. La dimensione dei gruppi viene stabilità in anticipo, sulla base della tipologia di percorsi e delle caratteristiche del bene. La visita è effettivamente attivata solo a raggiungimento di una soglia minima che consente la retribuzione dell’operatore chiamato ad accompagnare il gruppo all’interno del sito. Inoltre, per ogni bene culturale promosso tramite Revelia viene svolta una preliminare valutazione di fattibilità in termini di norme di sicurezza e di salute, così da “rassicurare” anche i profili di utenza più timorosi.
Tratto distintivo del servizio è il coinvolgimento di operatori culturali preventivamente formati e preparati per lo svolgimento delle visite guidate, scelta dettata dalla consapevolezza, maturata da anni di esperienza sul territorio sul valore aggiunto fondamentale per un’esperienza di visita che risiede nella qualità, nella preparazione e nella competenza delle persone chiamate a svolgere le attività di valorizzazione.
Ma questo non significa precludersi la strada per una maggiore virtualizzazione delle visite, giusto per essere pronti nel caso in cui nuove emergenze sanitarie impedissero la fruizione in presenza dei siti. Per tale ragione Revelia è stata progettata anche per consentire la fruizione di visite in remoto, attraverso l’attivazione di ambienti 3D di mixed reality (combinazione di virtuale e realtà effettiva) in cui una guida sarà fisicamente presente nel sito e verrà seguita “in remoto” dal gruppo di utenti che ha acquistato il servizio. Tale servizio sarà sperimentato presso il Santuario di Vicoforte all’interno del progetto Magnificat. Altri prodotti in true virtual reality (immersione completa nel mondo virtuale) sono, invece, in fase di studio.
Infine, il concentrarsi sui beni “minori” rende Revelia riconoscibile agli occhi dei visitatori e distintiva rispetto ad altre piattaforme generiche di prenotazione o di promozione dell’offerta culturale e turistica dei territori. Per Kalatà rappresenta il primo di molti altri servizi di valorizzazione del patrimonio culturale, basati sull’applicazione puntuale di tecnologie digitali alla risoluzione di criticità riscontate nella pratica sul territorio e con occhio fisso sui possibili mutamenti di scenario.
Una versione “beta” di Revelia sarà testata su 5 beni culturali della Provincia di Cuneo (molto diversi per collocazione, tipologia di proposta e possibile target di riferimento) fra i mesi di luglio e ottobre 2020. Nella fase di test saranno raccolti i feedback degli utenti e dei proprietari/gestori dei beni. La versione definitiva della piattaforma sarà disponibile a partire dal 2021, anno in cui Kalatà prevede una diffusione su scala nazionale della soluzione gestionale “on demand” individuata in Revelia.
[1] Particolarmente inasprite a seguito del dramma di Piazza San Carlo a Torino e la conseguente direttiva “Gabrielli” sulle manifestazioni in luoghi pubblici (2017).
[2] Nel dettaglio, solo il 6% dei rispondenti alla survey ha dichiarato di sentirsi fortemente disincentivata, il 54% poco, il 40% per nulla.
[3] Per il 66% dei rispondenti, visitare in piccoli gruppi rappresenta una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza.
[4] Il 54% dei rispondenti ha dichiarato di preferire la prenotazione e l’acquisto on line, contro un 15% che, invece, opta per recarsi sul posto e verificare sul momento la possibilità di effettuare la visita.