La Bioeconomia rappresenta un settore chiave per il rilancio sostenibile dell’Europa dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Nel contesto generale della Bioeconomia, un ruolo primario spetta certamente alla chimica bio-based, una branca della chimica che utilizza risorse biologiche rinnovabili per la realizzazione di prodotti innovativi e sostenibili che contribuiscono a risolvere problematiche ambientali. Alla base dello sviluppo di tale disciplina vi è una gestione più sostenibile delle risorse a disposizione, dove l’impiego e l’estrazione di sostanze presenti all’interno di materie prime agricole e materie prime seconde possono diventare importanti e preziosi input per i nuovi processi che riguardano la transizione ecologica, realizzando prodotti innovativi che tutelano le risorse naturali dall’inquinamento. La scelta da parte dei Paesi avanzati di investire nella chimica bio-based risponde alla necessità di garantire la sostenibilità delle loro stesse economie, riducendo ilproprio impatto ambientale. La conversione ad una economia green diventa ancora più urgente a causa dell’origine antropica della crisi climatica.

Le stime presentate nell’8° Rapporto della Bioeconomia in Europa mostrano un valore della produzione per la chimica bio-based pari a 6,3 miliardi di euro nel 2021, in crescita di 1,4 miliardi rispetto al 2020, posizionandosi su livelli ampiamente superiori a quelli del 2019 e occupando circa 10 mila addetti. La chimica bio-based rappresenta così l’1,7% in termini di output e lo 0,5% in termini di addetti della Bioeconomia italiana. La chimica bio-based sta trovando sempre maggiore applicazione nell’industria italiana, confermandosi un settore capace di sviluppare soluzioni biologiche rinnovabili comparabili per performance alle alternative fossili, ma con proprietà innovative legate al loro fine vita. Il nuovo approccio green, possibile grazie alle soluzioni sviluppate e alla strada intrapresa dal comparto della chimica bio-based, fornisce un importante contributo alla rigenerazione territoriale, mediante un modello basato sulla riconversione di siti dismessi, che creano dei vuoti urbani spesso problematici, a causa di questioni di sicurezza, di degrado sociale e ambientale. Investire nella loro riqualificazione significa trasformare un problema in un punto di forza e restituire al territorio nuovi spazi di valore. Tale ragionamento viene fatto anche per siti non più competitivi. Un esempio è la conversione di un impianto a Patrica (Frosinone) in origine destinato alla produzione di PET e oggi in grado di produrre biopoliesteri ad alto grado di rinnovabilità

Continua a leggere “La chimica bio-based” p. 258 di “GreenItaly 2022. Un’economia a misura d’uomo contro le crisi” la ricerca su dati e storie della green economy italiana di Symbola e Unioncamere.