La guerra minaccia il clima ma non fermerà la svolta allo stop allo sviluppo sostenibile causato dall’invasione russa in Ucraina e dalle sue conseguenze energetiche, economiche e sociali è un incidente della storia, violento ma momentaneo, che non fermerà a medio termine la corsa dell’intero Occidente verso la sostenibilità. Una corsa in cui l’Italia gioca oggi e giocherà nei prossimi anni un ruolo da leader. Sono i messaggi di fondo emersi da «La forza della sostenibilità oggi», il prezioso evento annuale (giunto alla ventesima edizione) organizzato dalla Fondazione Symbola a Treia, considerato il momento-clou di riflessione sulla sostenibilità nel nostro Paese. A officiare l’iniziativa il presidente della Fondazione Ermete Rea lacci (nella foto a sinistra), che è riuscito a imporre negli anni nel dibattito pubblico una visione della crescita che unisce qualità delle produzioni, circolarità delle economie e valorizzazione della provincia italiana: una visione che premia l’Italia e la sua economia, fatta di manifattura di qualità e di servizi a supporto di una «bellezza» unica al mondo. Questa visione, oggi, deve fare i conti con le conseguenze globali del conflitto ucraino. «Siamo in un contesto difficile e contrastato per le economie europee e siamo in una crisi globale profonda. Tutto questo costituisce un rischio per la transizione climatica», secondo Paolo Gentiloni, Commissario dell’Unione Europea per gli Affari Economici, intervenuto al seminario di Symbola. «La fine della pandemia e l’invasione russa hanno provocato ha spiegato il Commissario un effetto negativo sulla transizione climatica determinato dalla ripresa di emissioni nelle economie più espansive e dalle conseguenze delle forniture energetiche russe in Europa. Un combinato disposto che ha provocato una battuta di arresto». Ma la convinzione profonda degli oltre 200 relatori di Treia, protagonisti della «economia delle qualità», è che si tratti di uno stop temporaneo perché la rivoluzione green è un fenomeno epocale, destinato a cambiare radicalmente le nostre economie e le nostre società. In questo processo l’Italia sta giocando un ruolo molto particolare. Secondo Realacci «la sostenibilità in Italia è forte e non è un vincolo astratto. Un’Italia che fa l’Italia può dare un contributo importante ad affrontare le crisi legate al clima, alla pandemia, all’invasione russa dell’Ucraina in tanti settori in cui è già protagonista». H nostro Paese mostra infatti numeri da record nell’ambito dell’economia circolare, come rivelano i rapporti di Fondazione Symbola e Unioncamere. Sono oltre 441 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito negli ultimi 5 anni in prodotti e tecnologie green. Nel mondo del lavoro si registrano già oggi 3,1 milioni di «green jobs», pari al 13,4% degli occupati complessivi del sistemaltalia. Siamo i primi in Europa nell’economia circolare con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (79,4%), un valore molto superiore alla media europea (48,6%). Tutto ciò non è casuale, e non è solo una media aritmetica. Perché, spiega ancora Realacci «il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, flessibilità produttiva e competitività». Da Treia emerge, in sostanza, un’Italia che anticipa le rivoluzioni globali invece che subirle, che scommette sulla sostenibilità, che non teme le crisi, perché ha in sé le «energie» per affrontarle.