Recessione? Vista dai posti di comando dell’industria nautica italiana, la nuova crisi economica che minaccia l’Europa assomiglia molto ad un’illusione ottica. I cantieri nautici e tutta la filiera del settore non solo tengono botta al caro energia e alla crisi mondiale della componentistica, ma guardano al 2022 con l’ambizione di chiudere l’anno a circa 7 miliardi di euro di fatturato, grazie ad un portafoglio ordini pieno almeno fino al prossimo biennio, in particolare nel segmento dei superyacht, mercato in cui siamo numeri uno al mondo: 533 in costruzione solo nel 2022, con una lunghezza media di 37 metri.

Una previsione che, se confermata, consentirà alla cantieristica made in Italy di superare di slancio il risultato registrato nel 2021 di 6,1 miliardi di euro, quasi due miliardi in più rispetto all’anno precedente (più 31,1%). Il dato, segnala il rapporto annuale di Confindustria nautica Fondazione Edison, è pressoché analogo a quello del biennio d’oro 2007-2008. La fetta più grande del fatturato, il 68%, proviene dalle vendite all’estero di unità da diporto con motore entrobordo, entrofuoribordo e idrogetto che sfiora 3,4 miliardi di euro nel 2021, il massimo storico. Il rimanente 32% arriva dal mercato domestico.

Nella top 10 dei mercati di destinazione dell’export italiano di imbarcazioni da diporto e sportive al primo posto ci sono gli Usa (485 milioni di euro). Seguono Isole Cayman (465,4 milioni), Francia (265,2 milioni), Malta (207 milioni), Isole Marshall (206,9 milioni), Regno Unito (198,2 milioni), Hong Kong (139,1 milioni), Isole Vergini Britanniche (129,5 milioni), Turchia (98,8 milioni) e Australia (90,3 milioni). Il rapporto segnala poi l’ottima performance dei comparti di accessoristica nautica (1,6 miliardi di euro), motori marini (446 milioni) e attività di refitting, riparazione e rimessaggio (357 milioni). Anche gli addetti complessivi del settore sono saliti a 26.350 (più 9,7% sul 2020), crescita che ha caratterizzato trasversalmente tutti i segmenti della filiera, con una particolare incidenza nella costruzione di nuove unità (più 14,7%) in cui sono impiegati quasi la metà degli addetti del comparto (14.710).

“La nautica è una delle tante industrie manifatturiere del nostro Paese in salute, penso ad esempio alla grande cantieristica navale con Fincantieri, alle filiere del legno-arredamento, delle concerie, delle macchine di imballaggio e per la lavorazione dei metalli. La discriminante è che la nautica è tra le filiere italiane con le migliori performance e ora è pronta ad entrare nell’esclusivo club delle industrie che cubano più di 7 miliardi di fatturato”, spiega Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison. Quali sono i suoi punti di forza? “Oltre all’elevato livello di qualità, innovazione ed eccellenza dal punto di vista tecnologico, materiali e design, la nautica italiana può contare su una filiera interna che la rende inattaccabile all’incertezza del mercato della componentistica perché qualsiasi nostro cantiere può trovare ogni pezzo in Italia”, risponde il direttore.

Lo stesso, fa notare Fortis, non accade in Olanda: il primo Paese esportatore al mondo nella cantieristica nautica con quasi 4,5 miliardi di euro di fatturato. Paese che, a differenza dell’Italia, oltre a non avere una filiera nazionale del settore, sconta gli effetti collaterali della guerra tra Russia e Ucraina che ha chiuso le porte agli oligarchi dell’est europeo, da sempre tra i “nababbi” più facoltosi e disposti a spendere cifre enormi per assicurarsi imbarcazioni di lusso. “È probabile che la cantieristica nautica olandese subirà un tracollo del giro di affari nel 2022 perché tra i suoi più clienti ci sono proprio gli oligarchi russi. Non solo, per il mercato delle nuove imbarcazioni ma anche per tutte le attività di rimessaggio, manutenzione, carenaggio o di refitting dei superyacht”, sottolinea Fortis.

Il ruolo di primo piano dell’Italia nel settore della cantieristica nautica emerge anche considerando il contributo del comparto al Pil nazionale, superiore a 5,1 miliardi di euro nel 2021 (più 31,4% sul 2020), e il surplus della bilancia commerciale, di 3,1 miliardi di euro (più 50%). Risultato, quest’ultimo, che consente all’Italia di ottenere di nuovo il miglior avanzo commerciale al mondo sia nell’intero settore della cantieristica nautica sia nell’importante comparto delle barche e yacht da diporto con motore entrobordo, vero e proprio riferimento per la nostra industria nautica. Dopo di noi, ci sono Paesi Bassi (1,6 miliardi) e Germania (1,3 miliardi). Questi tre soli Paesi generano insieme un avanzo pari a oltre 6 miliardi di euro.

In un mercato in costante innovazione come quello della nautica, non sorprende quindi la necessità dei grandi gruppi italiani del settore di ricorrere al mercato dei capitali della Borsa per crescere. A fine 2019, c’è stato il debutto della Sanlorenzo Piazza Affari, mentre a giugno 2021 è stato il turno di The Italian Sea Group, operatore globale della nautica di lusso, attivo nella costruzione e refit di motoryacht e navi fino a 100 metri. “La Borsa rappresenta per il settore nautico, costituito perlopiù da imprese a conduzione familiare, un volano per avere continuità finanziaria e garantirsi un futuro, soprattutto in un momento di magra quando gli ordini scarseggiano e il ciclo produttivo è in sofferenza”, conclude Fortis.

La geografia della cantieristica

Nella classifica dei principali poli produttivi territoriali della nautica italiana, al primo posto per valore del fatturato troviamo il distretto dell’Alto Mediterraneo (province di Genova, La Spezia, Massa-Carrara, Lucca, Pisa e Livorno). Questo distretto occupa il 36,7% degli addetti del settore e ben il 54,4% del fatturato. Segue il polo produttivo adriatico (province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Pesaro-Urbino e Ancona), con il 12,3% delle imprese e un fatturato pari al 23,3% sul totale del settore. La Lombardia rappresenta l’11,8% degli addetti nazionali del settore e il 9,6% del fatturato totale. Nel biennio 2019-2021, come si evince dal rapporto realizzato da Fondazione Symbola, le imprese del sistema nautico hanno incrementato il valore aggiunto a prezzi correnti del più 7,8%.