II prezzo del gas è alle stelle, ma le fonti rinnovabili, che sarebbero in grado di tagliare immediatamente i costi elettrici, in Italia restano imbrigliate nelle pastoie burocratiche, malgrado le promesse di semplificazioni. Il processo autorizzativo per questi impianti ha una durata media di 7 anni, di cui almeno 5 oltre i limiti di legge, in base a un’indagine condotta da Elettricità Futura insieme ad Althesys. Non a caso, le nuove installazioni in corso sono meno della metà di quelle che servirebbero per centrare gli obiettivi del RePowerEu, come indica il rapporto Greenltaly di Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne. «Una pubblica amministrazione più efficiente permetterebbe di avviare nuovi investimenti, ridurre le emissioni di CO2, creare posti di lavoro e tutelare il nostro Paese dalla crisi energetica», spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. E aggiunge: «Le imprese sono pronte a investire, abbiamo oltre zoo gigawatt di richieste di connessione a Terna, abbiamo una filiera fortissima che avrebbe solo da guadagnare dalla ripresa del mercato domestico, ma le Regioni aspettano la normativa sulle `aree idonee’ per concedere le autorizzazioni e fanno da tappo». Ad oggi, l’Italia è in linea con gli obiettivi europei al 2020 e copre il 36% del fabbisogno elettrico nazionale con l’energia verde prodotta da fonti rinnovabili, ma per colpa del forte rallentamento delle installazioni negli ultimi anni è molto in ritardo sul target europeo al 2030. «La realtà dei fatti è che l’Italia ha marciato al ritmo di poco più di i gigawatt l’anno», spiega il rapporto Greenitaly 2022. Per raggiungere gli obiettivi del RePowerEu, in base ai calcoli (prudenti) di Elettricità Futura serviranno 85 gigawatt di nuova capacità rinnovabile, da ripartire essenzialmente tra eolico e fotovoltaico. Al ritmo attuale delle installazioni, non arriveremo nemmeno alla metà della potenza necessaria. «Se quest’anno riusciremo ad arrivare a 2,5 gigawatt di nuova potenza da fonti rinnovabili sarà già tanto, contro i 5 gigawatt necessari per ripartire con il piede giusto, dopo otto anni di blocco», precisa Re Rebaudengo. Perdere un anno si traduce nella necessità di aumentare il ritmo delle installazioni negli anni successivi, se si vuole centrare l’obiettivo nei tempi previsti. In base alla tabella di marcia stilata da Elettricità Futura insieme ad Accenture, raggiungere il traguardo degli 85 gigawatt al 2030 comporta una media annuale di 10-12 gigawatt di nuove installazioni rinnovabili dal 2025 in poi. I 5 gigawatt di quest’anno e gli 8 gigawatt dell’anno prossimo servirebbero solo per consentire al settore di adeguarsi al nuovo ritmo di crescita. Di questo passo, invece, metteremo a rischio l’impegno di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, che non è solo un target nazionale, ma una sfida collettiva, che l’Europa si è impegnata a vincere insieme. «La resistenza della pubblica amministrazione è ancora più incomprensibile se si considera l’importanza della filiera italiana in questo settore, che ha prodotto un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro per quasi 6omila occupati nel 2019 e ha tenuto molto bene durante la pandemia», ragiona Rebaudengo. Uno scenario di sviluppo coerente con il RePowerEu, secondo lo studio di Althesys, avrebbe ricadute economiche di 345 miliardi da qui al 2030 per l’Italia, ovvero oltre 38 miliardi medi all’anno, equivalenti al 2,2% del Pil, con la creazione di 47omila nuovi posti di lavoro. Nel frattempo, gli altri Paesi europei si stanno mettendo a regime. La Germania, quest’anno installerà 5 gigawatt solo di fotovoltaico e altri 3 di eolico, la Spagna supererà i 3 gigawatt di fotovoltaico e uno di eolico, l’Olanda punta a 3 gigawatt di fotovoltaico e altri 2 di eolico, la Francia supererà i 2 gigawatt di fotovoltaico e arriverà a 2 di eolico. Perfino la Polonia batterà le nuove installazioni italiane, con 2 gigawatt di fotovoltaico e altri 2 di eolico. In tutta l’Europa il settore è in fermento e si sta attrezzando per il grande salto del dopo-2o3o, quando si punterà alla neutralità carbonica del settore. Peccato partecipare con il freno tirato a questa corsa verso l’energia verde.