Caro direttore,

in un mondo che gioca tutta la sua competizione sulla qualità delle risorse umane, sulle competenze, è davvero singolare che nel primo confronto elettorale tenutosi martedì scorso si sia discusso soprattutto di grandi infrastrutture fisiche e poco o per nulla delle sfide legate al nostro capitale umano eccezione fatta per alcuni accenni da parte del candidato del centro sinistra. È altrettanto singolare che si intenda la cultura come un comparto non rilevante dal punto di vista dell’occupazione: nel recente rapporto di Symbola 2021, nella nostra città il peso in termini assoluti dell’occupazione del settore creativo e culturale è pari al 7,9% e l’incidenza annuale sull’economia locale è del 8,4% (Torino risulta terza in Italia dietro a Milano e a Roma, davanti a Firenze, sesta, a Bologna, settima, a Venezia, tredicesima). Se aggiungessimo gli occupati nel mondo della scuola e dell’università, la quota aumenterebbe in modo significativo; e il tema non è solo legata al presente ma soprattutto al futuro del nostro territorio. Se Torino sarà all’avanguardia nel settore aerospaziale, o nel settore dei motori elettrici, o nello sviluppo di nuove strategie per la sicurezza informatica, non sarà solo una questione di investimenti d’impresa, ma di competenze. In quale brodo culturale vivono e vivranno queste imprese? Quale identità la città vuole proporre; quale cultura? Personalmente, ritengo che le priorità siano cinque. La prima: più lettura.