Estratto del capitolo “La transizione ecologica è una rivoluzione culturale” di Io sono Cultura.

Le crisi ecologica e climatica spingono con urgenza crescente a ripensare le modalità produttive di beni e servizi. A questo imperativo non sfugge il settore culturale. Sebbene sia cresciuta negli ultimi anni la consapevolezza del ruolo che la cultura può assumere nell’ambito della transizione ecologica, non si può prescindere da uno sforzo di innovazione che riguardi la produzione e l’offerta del settore per guidare quella che di fatto non può che essere una rivoluzione anzitutto culturale.

Per raggiungere questo obiettivo, una delle principali azioni che le industrie culturali e creative (ICC) sono chiamate a realizzare è valutare l’impatto ambientale delle proprie attività e comprendere come misurare i propri progressi per costruire piani di transizione sostenibili nel lungo periodo.È di certo utile passare in rassegna alcuni esempi, che potremmo individuare come best practice, utili a capire come nell’ultimo anno la filiera ICC stia procedendo verso questo obiettivo.

Anzitutto, nel corso del 2021 sono state sviluppate diverse iniziative in termini di misurazione, a partire dal progetto Spotlight del programma ambientale dell’Arts Council England, sviluppato per supportare 30 organizzazioni culturali nella misurazione e riduzione delle proprie emissioni attraverso azioni di gestione ambientale e strumenti di governance interna. Nello specifico, ogni ente concorderà un obiettivo che sarà monitorato attraverso il Creative Green Tool di Julies Bicycle[1], strumento online di assesment i cui risultati sono un punto di partenza per definire strategie e priorità organizzative. Scendendo ad analizzare specifici settori, l’associazione europea di produttori di musica indipendente IMPALA, assieme alla già citata Julie’s Bicycle, ha creato L’IMPALA Carbon Calculator, il primo calcolatore di carbonio specifico per il settore della musica indipendente. Questo strumento li aiuterà a misurare il loro impatto e a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione prefissati[2]. Misurare è perciò la prima azione da compiere per intraprendere questa sfida green. Tuttavia, per farlo è importante inserire all’interno del proprio staff figure con competenze specifiche, creando anche nuovi sbocchi occupazionali. È il caso della Galleria Watts di Compton, in California, che ha nominato un Trustee Environmental Sustainability Champion all’interno del proprio consiglio di amministrazione e un Volunteer Ambassador per promuovere la conoscenza sulla sostenibilità, con oltre 200 volontari. Non è un caso isolato: il Manchester Film Festival ha un dipartimento green che lavora in collaborazione con altri distretti per definire le strategie ambientali e misurare i risultati raggiunti; il Depot cinema in Lewes, UK, ha una sustainability Manager che ha messo in piedi un sistema di riscaldamento e isolamento del suono grazie a un green roof , un vero e proprio giardino sul tetto che supporta la biodiversità (ospita oltre 58 specie di flora locale) e permette il recupero dell’acqua piovana in eccesso, mentre l’elettricità è generata attraverso pannelli solari.

 

Continua a leggere il capitolo da p. 32 a 36 su Io Sono Cultura 2022, la ricerca realizzata con Unioncamere, Regione Marche, in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.