In quanto economia circolare, l’Italia è campionessa europea. Lo dice I’Eurostat: con un tasso di riciclo del 79% – il doppio rispetto alla media europea – il nostro Paese si posiziona al primo posto in Ue per economia “green”, davanti a Francia (56%) e Germania (43%). Un percentuale alta che ci pone in prima linea nella sostenibilità ambientale, non solo per la diminuzione dei rifiuti da smaltire e dei consumi di materie prime, ma anche per il risparmio energetico e le conseguenti riduzioni delle emissioni. L’utilizzo di materia già trasformata – o “materia prima seconda” – rispetto alla materia prima vergine, permette infatti all’Italia di risparmiare consumi ed emissioni pari a 63 milioni di tonnellate di CO2 e 23 milioni di tonnellate di petrolio. Numeri non indifferenti se si pensa che l’insieme delle emissioni di CO2 evitate corrispondono all’85% delle emissioni di gas serra generate dalla produzione di energia elettrica. E basterebbe un piccolo incremento del riciclo interno, nell’ordine del 14%, per ottenere, nel giro di un paio di lustri, un risparmio di altre 7 milioni di tonnellate di CO2. Praticamente le emissioni di tutti i prodotti petroliferi per uso termoelettrico. L’intero sistema del riciclo di carta, vetro, acciaio, alluminio, plastica, legno, tessili, dalla raccolta alla preparazione fino al riciclo industriale, vale oltre 70 miliardi di euro di fatturato e conta 213.000 lavoratori. Nel 2019 gli imballaggi riciclati ammontavano a 9,6 milioni di tonnellate, con tassi che raggiungono l’avanguardia europea: 81% per la carta, 77% vetro, 46% per la plastica, 63% per il legno, 70% per l’alluminio e 82% per l’acciaio.