In Asia sono da tempo un accessorio di moda, come i braccialetti o le collane. Sempre più colorate e originali, con disegni o loghi di marchi famosi. Parliamo delle mascherine protettive che utilizziamo contro il coronavirus.
L’uso quotidiano iniziò a diffondersi in Giappone circa cento anni fa, a protezione dei fumi degli incendi provocati da un terremoto di magnitudo 7,9 che colpì la pianura del Kantō sull’isola maggiore giapponese del Honshū la mattina del 1° settembre 1923. Negli anni successivi le mascherine tornarono nuovamente popolari in seguito all’asiatica, una pandemia influenzale di origine aviaria, che negli anni 1957-60 fece nel mondo circa due milioni di morti. Negli anni 60, l’industrializzazione post-bellica portò ad un aumento significativo dell’inquinamento, convincendo larga parte della popolazione giapponese a usare questo dispositivo tutto l’anno.
Negli ultimi mesi questo prodotto è entrato nelle nostre vite e ci rimarrà a lungo. E se dobbiamo conviverci, almeno che siano belle. È così che le mascherine entreranno a far parte di molte collezioni, come quella del sarto italiano che da Ginosa di Puglia ha vestito Donald Trump nel giorno del suo insediamento e ha cucito la camicia indossata dal principe William durante il Royal Wedding. Non a caso il Forbes lo ha nominato quest’anno sarto italiano più famoso del mondo.
Le mascherine sartoriali di Angelo Inglese sono realizzate con tessuti di altissima qualità e impunture impeccabili, e rese sanitarie da un velo di Tnt omologato. Fin quando durerà l’emergenza verranno donate a chi ne ha bisogno.
Quando si tornerà alla normalità, diventeranno un accessorio da abbinare alle camicie più belle del mondo.