Realacci: “La scommessa dell’Italia è la qualità e il PIQ è lo strumento per leggere il presente guardando al futuro”
Il prossimo appuntamento con la qualità è con la Campionaria, la fiera della soft economy
E’ possibile dare una misura economica a un valore apparentemente intangibile come la qualità? Si puú calcolare quanto ambiente o fantasia, legame con il territorio o coesione sociale, diritti o benessere dei cittadini, ci sia dietro una filiera produttiva? In altre parole, quanta parte dell’economia del nostro paese, e quindi del PIL, è riconducibile alla qualità e come tale puú essere misurata e monetizzata? Il PIQ, il Prodotto Interno Qualità che Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane ha presentato oggi a Milano, vuole dare una risposta a queste domande e proporsi come misuratore della qualità dell’economia italiana. Frutto di un originale mix tra innovazione, ricerca, creatività e saperi territoriali, tutti tratti distintivi della soft economy, il Prodotto Interno Qualità calcolato per il 2007 è pari al 44,3% del PIL, per un valore non inferiore ai 628 miliardi di euro. Il PIQ, dunque, è misurabile in termini monetari e quindi comparabile con gli aggregati settoriali e di spesa pubblica e si puú considerare come uno strumento complementare al PIL.
Alla presentazione della ricerca che si è tenuta alla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con Unioncamere, EXPOCTS-Fiera Milano, si sono confrontate personalità dell’economia, delle istituzioni, del mondo scientifico. Da Domenico Siniscalco, responsabile del PIQ e vice presidente di Morgan Stanley e Livio Barnabú, coordinatore esecutivo PIQ e amministratore delegato PE-Group, ad Alessandro Profumo, Amministratore delegato UniCredit Group e Presidente del Forum Symbola. Da Carlo Sangalli, Presidente Camera Commercio Milano e Presidente Confcommercio a Corrado Peraboni, Amministratore delegato Expocts, da Andrea Mondello, Presidente Unioncamere ad Anna Maria Artoni, Presidente Confindustria Emilia Romagna, da Aldo Bonomi, Direttore Consorzio AASTER a Luigi Campiglio, Prorettore Università Cattolica Sacro Cuore Milano, da Domenico De Masi, Ordinario Sociologia del Lavoro La Sapienza Roma, Presidente Comitato scientifico Symbola, a Vito Di Bari, Docente Progettazione e Gestione dell’Innovazione del Politecnico Milano, da Cesare Fumagalli, Segretario generale Confartigianato a Franco Pasquali, Segretario generale Coldiretti, a Raffaello Vignali, Presidente Compagnia delle Opere.
Insieme a loro, per le conclusioni dei lavori, Ermete Realacci, Presidente di Symbola e Pier Luigi Bersani, Ministro dello Sviluppo economico.
“La missione dell’Italia”, spiega Realacci, “non puú che essere legata alla qualità, iscritta nel nostro patrimonio genetico. Serve un progetto capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati e servono nuovi strumenti conoscitivi. Nel pensare al PIQ – prosegue il Presidente di Symbola – avevamo un obiettivo semplice ma al tempo stesso ambizioso. Lavorare dentro il PIL cosó come è, con tutti i suoi limiti, per trovare nei singoli comparti quanta parte dell’economia italiana fosse legata alla qualità. Il PIQ è uno strumento immediato che puú essere molto utile per leggere la realtà presente e cogliere in essa gli elementi di un futuro possibile. E per provare a capire quanto è successo in questi anni. Perché produzioni mature che molti ritenevano ineluttabilmente destinate alla delocalizzazione, pensiamo al settore del tessile o a quello degli occhiali, o ancora al calzaturiero, sono tornate in Italia? Riteniamo che nell’elaborazione del PIQ si possono trovare elementi utili per dare una risposta. Speriamo di proporre uno strumento valido, in grado di aiutare da subito le scelte dell’economia e della politica, prima fra tutte quella legata alla sfida dei mutamenti climatici, un grande banco di prova per l’Italia e per la competitività del sistema economico del nostro paese.
”Il prossimo appuntamento con la qualità – conclude Realacci – sarà la Campionaria delle Qualità Italiane, una grande fiera della soft economy e dei talenti italiani, prevista per la fine del prossimo novembre.”
L’idea del PIQ nasce dalla considerazione che i Paesi maturi e l’Italia in primo luogo, fanno del cambiamento del mix produttivo, a vantaggio della qualità, la chiave della competitività delle imprese, del benessere dei cittadini, della solidità del tessuto sociale.
Alla base del PIQ c’è un metodo rigoroso, che tiene conto di elementi quantitativi e qualitativi. Sono stati incrociati i dati Istat ai risultati di un questionario formulato a un panel di 85 esperti settoriali, selezionati all’interno di un gruppo pi£ vasto di 250 esperti competenti. Sono state enucleate cinque definizioni stringenti della qualità: la qualità ambientale e il legame con il territorio, definita da indicatori come la produzione di CO2 e altri gas serra, la produzione di residui nocivi, l’efficienza energetica, l’utilizzo o meno di materie prime e energie rinnovabili e l’impatto sulla salute dei lavoratori; ad essa viene associato il legame con il territorio tanto in termini di prodotti che di saperi e competenze; la qualità delle risorse umane, rivelata da 9 indicatori, tra cui le competenze tecnico-professionali e la loro valorizzazione da parte delle imprese del settore in termini di autonomia decisionale ed economici; la qualità dell’innovazione tecnologica, verifica, invece, le fonti dell’innovazione, il legame con le strategie aziendali, le modalità con cui l’innovazione si manifesta; la qualità del posizionamento valuta il posizionamento su segmenti ad alto o basso valore aggiunto dei prodotti italiani del settore, la relativa prevalenza quantitativa di prodotti di alta o bassa qualità, l’utilizzo della leva della “bellezza estetica” come caratteristica importante del prodotto, la notorietà della qualità percepita del prodotto italiano, l’allineamento dei prodotti rispetto alla moda o alle traiettorie tecnologiche pertinenti, il ruolo dei canali di distribuzione; la qualità come competitività, infine, tiene in considerazione livelli e dinamica dei valori assoluti delle esportazioni e delle quote di mercato dell’Italia (globali e sui principali mercati di riferimento), non senza indagare sull’andamento dei prezzi, per giungere ad un giudizio complessivo di competitività, anche alla luce del tipo di supporto offerto dal sistema/paese.
Per quanto riguarda la dimensione settoriale, l’indagine del PIQ ha interessato 43 settori dell’economia italiana, che sono state poi riaggregate in 9 macrosettori, valutati da un rapporto percentuale PIQ su PIL .
Tra i diversi settori, come si nota, le variazioni sono relativamente elevate: tra il commercio, primo nella classifica, e il settore delle costruzioni, ultimo in graduatoria, ci sono 10 punti percentuali, ma nessuno di questi scende sotto il 40%.