Il tema del nucleare entra nella campagna elettorale. È sorpreso?
“Francamente si – risponde Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, storico esponente del mondo ambientalista -. Ed è sorprendente che se ne continui a parlare come di un’energia conveniente mentre
nel mondo il nucleare è morto”.

In che senso?
“L’anno scorso la potenza installata a livello globale è diminuita di 3mila megawatt perché è una tecnologia che costa troppo. Secondo la Corte dei Conti francese, i costi per realizzare la centrale di Flamanville, che dovrebbe essere completata nel 2023, sono saliti dai 4 preventivati inizialmente a 18 miliardi di euro”.

La sinistra in Italia è contraria al nucleare per motivi economici?
“Non solo, ci sono anche questioni ambientali e di sicurezza. Il problema delle scorie è ancora irrisolto. E ogni volta che il fronte della guerra in Ucraina si avvicina a Chernobyl o Zaporizhzhia sentiamo un brivido lungo la schiena”.

Ad ogni modo, i favorevoli sostengono che il nucleare di nuova generazione è pulito e sicuro. Salvini ha addirittura proposto di costruire una centrale nel suo quartiere. Sbaglia?
“È stata una battuta in stile Cetto La Qualunque. Il nucleare di nuova generazione non c’è. Le ultime realizzazioni sono quelle in corso in Francia e in Finlandia a costi triplicati”

Eppure, l’Europa nella Tassonomia verde l’ha inserito tra gli investimenti sostenibili.
“Una decisione politica assunta per la pressione della Francia, che dovrà rimediare al deficit mostruoso dell’Edf. Ma c’è anche un interesse europeo”

Cioè?
“Presto l’Ue dovrà dotarsi di un esercito comune, che avrà bisogno dell’arma nucleare. E come dice Macron: non c’è nucleare militare senza militare civile”.

Appena fuori dai nostri confini si contano diverse centrali. Cambierebbe molto se le costruissimo anche noi?
“Le rispondo cosi: ai tempi della catastrofe di Chernobyl, si stava meglio in Bielorussia o in Italia?»

Che alternative abbiamo?

“Le rinnovabili sono l’unica possibilità per ridurre i costi delle bollette e arrivare all’indipendenza energetica. E noi abbiamo frenato. L’anno scorso l’Olanda ha installato 3.100 megawatt, l’Italia appena 700. Dobbiamo liberare queste forme di energia dai lacci burocratici che ne hanno rallentato lo sviluppo».

Intervista di Antonio Del Prete – QN