Dodicesima edizione della Green Week, il Festival della Green Economy promosso da ItalyPost, Fondazione Symbola e L’Economia del «Corriere della Sera», che con la collaborazione del Comune
di Parma, dell’Università di Parma, dell’Unione Parmense degli Industriali e di Parma, lo ci sto! si terrà in 10 luoghi del centro storico della città dal 5 al 7 maggio, preceduto da tre giorni di apertura di decine di «Fabbriche della Sostenibilità» . Dal 5 al 7 maggio E prima l’apertura delle eco-fabbriche Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. II Festival sarà anticipato da un evento. li giovedì 4 maggio alle 21, dedicato al tema dell’acqua, con II chief strategy officer The Nature Conservancy, Giulio Boccaletti. Sabato la cerimonia di premiazione in cui verrà decretato il titolo vincitore del Premio Green Book. presenziato dalla giuria e dal suo presidente, Davide Bollati di Davines Group. Punto di riferimento per eventi, orari, luoghi e date è il sito www.greenweekfestival.it
Era vero nel Neolitico e resta vero oggi. È la forza che trasforma il territorio e contro la quale le comunità si sono mobilitate con dighe, argini, canali. L’agricoltura è stata il fondamento economico dello sviluppo umano e il rapporto con l’acqua ha giocato un ruolo chiave nella vita quotidiana come nell’evoluzione delle istituzioni. Fino al Ventesimo secolo. «Lo Stato moderno ha esercitato la sua sovranità creando sul territorio una serie di infrastrutture che hanno fatto scomparire questa relazione diretta fra l’uomo e l’acqua», dice Giulio Boccaletti, autore di Acqua, una biografia e chief strategy officer di The Nature Conservancy. «L’acqua è diventata un problema “tecnico” e ce ne siamo dimenticati». Fino al punto di non sapere da dove arriva il getto dei rubinetti. I cambiamenti climatici impongono una nuova svolta. Anche in Italia. «La siccità del Po segna un fallimento del sistema infrastrutturale, che avrebbe dovuto garantirci sempre la disponibilità di acqua dove serve. Nei prossimi 20-40 anni dovremo cambiare il paesaggio per ricalibrare le infrastrutture a una nuova climatologia. I soldi ci sono, ma richiedono scelte politiche complesse e una cittadinanza attiva, che ritrovi quel rapporto diretto con l’acqua», spiega Boccaletti. «Poi c’è la maggioranza dell’umanità non ancora industrializzata, che continua a dipendere dalle piogge per la sua sussistenza e oggi è esposta agli estremi climatici. L’unica soluzione sarebbe la crescita economica, ma i Paesi in via di sviluppo sono intrappolati dalla povertà e cresce l’ineguaglianza globale». Dobbiamo tutti abituarci alla «nuova normalità» nel ciclo dell’acqua, ad un aumento delle piogge torrenziali e delle siccità, avverte Jan Olof Lundqvist, senior scientific advisor di SIWI-Stockholm International Water Institute: «È un problema che non colpisce solo l’Africa o gli Stati mediterranei come l’Italia ma anche la California, afflitta da almeno vent’anni da una mega-siccità, e perfino la mia Svezia. L’effetto combinato del riscaldamento climatico e della crescita demografica, soprattutto in Africa, porterà ad una riduzione drastica della quantità di acqua a disposizione di ciascun individuo». Che fare? Oltre il 70% dell’acqua è usata in agricoltura, molta è sprecata nella produzione e nel consumo degli alimenti. E lì che bisogna intervenire. «L’approccio tradizionale era aumentare lo sfruttamento delle falde o deviare il corso dei fiumi, ma sono tecniche sempre più costose, pure a livello ambientale», dice lo scienziato. «Ora si discute su come ridurre la domanda, anche attraverso incentivi economici, per un utilizzo più efficiente dell’acqua». Passare a coltivazioni meno idro-esigenti. Usare meno acqua per cibo ed energia, per lavarci o scaldarci. Ricordando che “mangiamo”, e spesso buttiamo, troppa acqua. Un dato: per produrre un kg di carne bovina ne servono oltre 15 tonnellate.