Ma in Italia arretriamo di 4 posizioni e i musei languono.

Un mito da sfatare è che con la cultura non si mangi ossia che il settore, anche in caso di grandi eventi, non generi sufficiente flusso economico a giustificare il proprio mantenimento. Un contributo di chiarezza, numeri alla mano, lo ha dato ieri il report dell’ufficio “Studi e statistica” della Camera di Commercio di Como e Lecco relativo al “Sistema produttivo culturale e creativo dell’area lariana”. Obiettivo è identificare i numeri della filiera culturale chiamata “made in Lario” in cui operano cinema, case editrici, musicisti, musei e ogni attività che comporti creatività, artigianato compreso. Il peso del “sistema produttivo culturale e creativo” è stato misurato in termini di valore aggiunto prodotto (ossia la differenza tra il valore finale dei beni e servizi prodotti e il valore dei beni e servizi acquistati per essere impiegati nel processo produttivo), occupazione enumero di imprese. L’elaborazione è riferita al 2018 su dati di Unioncamere e Fondazione Symbola.

LE DUE PROVINCE
Nella classifica italiana del valore aggiunto “culturale” sul totale provinciale, il territorio lariano (ossia Como e Lecco rappresentate dalla Camera di Commercio unificata) occupa la 32a posizione, con un’incidenza del 5,1% (in valori assoluti si tratta di quasi 1,3 miliardi di euro).