Partecipazione, innovazione, cooperazione tra diversi settori, modelli di organizzazione anche economica dell’offerta culturale sono i fenomeni che meglio descrivono le più recenti esperienze di gestione del patrimonio culturale in Italia.

Il 2018 è dedicato dall’Unione Europea al patrimonio culturale, con il motto “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. Un’iniziativa che vede partecipi e impegnati i maggiori organi istituzionali europei, e i programmi di cooperazione Europa Creativa, Erasmus+, Europe for citizens, Horizon 2020 e Natura 2000. Sugli oltre 8000 eventi programmati in EU, circa 500 saranno in Italia: tra questi talks, mostre, percorsi insoliti rivolti all’inclusione, ad esempio il progetto MAPS – Musei accessibili per le persone sorde, Fumetti nei Musei, Migrarti. Iniziative che hanno il proposito di approfondire i temi della gestione dei beni culturali per coinvolgere cittadini, rafforzare il loro senso di appartenenza europea e di posizionamento internazionale. Questioni peraltro ampiamente ignorate nel recente dibattito elettorale per il governo del paese.

 

Nonostante questa mancata attenzione, nel contesto nazionale continua in modo significativo il trend di crescita del turismo, che vale circa il 13% del PIL nazionale, in gran parte motivato dagli attrattori culturali. Quadro positivo in linea con gli ottimi risultati ottenuti dai musei e dalle aree archeologiche statali, in termini di performance di visitatori e di incassi, a conferma del trend positivo degli ultimi anni. I visitatori sono 12 milioni in più rispetto al 2013 (+31%) con in cassi aumentati di oltre 70 mln di euro (+53%) nello stesso periodo. Nel 2017, è stata superata la soglia dei 50 milioni di visitatori per quasi 200 milioni di euro di incasso, con il patrimonio archeologico, trainato da Pompei, Paestum, Colosseo, Fori romani a contare la parte più consistente. Lazio, Campania e Toscana da sole attraggono circa il 75% dei visitatori totali, ma il trend di crescita riguarda quasi tutte le regioni (a esclusione di Abruzzo e Marche per le conseguenze dei recenti terremoti) con le crescite maggiori in Liguria (+26%), Puglia  (+19,5%) e Friuli Venezia Giulia (15,4%). Il Colosseo, Pompei e gli Uffizi rimangono i tre luoghi più visitati, mentre i tassi di crescita più sostenuti si riscontrano a Palazzo Pitti (+23%), Reggia di Caserta (+23%), Ercolano (+17%), il Museo archeologico di Napoli (+16%), Paestum (+15%) e Musei Reali di Torino (+15%).

 

Rispetto alle realtà meno conosciute è di grande interesse il processo che la  Direzione Generale Musei del MiBACT ha avviato già nel 2016 attraverso il programma Musei e Sviluppo dei Sistemi museali Territoriali (MuSST). Un’iniziativa rinnovata nel 2017 con una seconda fase rivolta ai 17 Poli museali regionali che sono invitati (e finanziati) per partecipare a una progettazione strategica di valorizzazione territoriale in una logica di progressivo miglioramento di efficienza e integrazione. Di grande interesse i risultati del Polo della Lombardia, che vede ricavi in crescita rispetto all’anno passato per circa 5 milioni di euro, ottenuti con la biglietteria e con le donazioni dei privati grazie all’Art Bonus.

 

Rispetto a tutto questo, l’importanza di poter contare su numeri affidabili e rappresentativi sta diventando argomento di rilievo nel dibattito sul peso della cultura in Italia, al fine di impostare politiche e priorità evidence based e non essere marginalizzati nelle scelte politiche. Attenzione, questa, che riguarda anche l’impatto che le istituzioni culturali sono in grado di generare sui propri territori. La Fondazione Museo Egizio di Torino, ha da poco reso pubblici i dati del proprio studio di impatto economico: la spesa diretta annuale attivata dal museo è di 88,5 mln di euro, a cui si aggiungono impatti diretti (20 mln) indiretti (18) e indotti (61), per un totale di produzione di fatturato di 187 mln di euro sull’area metropolitana piemontese.

 

Non mancano, a fronte di un patrimonio culturale vastissimo, le situazioni di allarme, che vanno dalle emergenze dettate dalle devastazioni dei terremoti in Centro Italia, ai recenti crolli di parte delle mura medievali di San Gimignano, per citare i casi che hanno avuto maggiore clamore. Clamore che ha suscitato anche l’annuncio, solo in parte provocatorio, da parte del Museo del Papiro Corrado Basile di Siracusa di vendere alcuni frammenti per fare fronte alle spese di gestione. Il tema è chiaramente economico, e riguarda sia la capacità di usare canali di finanziamento integrativi o alternativi a quelli pubblici, sia la capacità di programmare un utilizzo efficace delle risorse.

 

Mentre nel mondo assistiamo all’affermarsi di nuove realtà culturali (a dicembre 2017 è stata inaugurata la sede del Louvre di Abu Dhabi, un museo che narra la storia della civilizzazione attraverso 300 opere concesse in prestito dal Louvre e altri 13 musei francesi), in Italia emergono casi che, anche grazie a formule gestionali flessibili e autonome e in grado di fare dialogare la dimensione pubblica e quella privata, stanno tracciando dei percorsi interessanti e sempre più di ispirazione per altre realtà. E’ il caso del neonato Consorzio delle Residenze Reali di Torino e Piemonte, entro cui ricadono 29 diverse istituzioni culturali pubbliche e private. E ancora, formule cui guardare con interesse si riscontrano nei casi Villa Reale SpA, che gestisce tramite concessione di valorizzazione parte della Villa Reale di Monza, a seguito dei restauri, o della Fondazione Real sito di Carditello, che sta portando avanti gli interventi di recupero e la progettazione per la rifunzionalizzazione. Formule queste che si prestano ad una flessibilità nello sviluppo di azioni cross settoriali, sperimentali e rivolte ad attirare e favorire la partecipazione di pubblici sempre più ampi. E’ il caso del già citato Museo Egizio, gestito dall’omonima Fondazione, che sta proponendo ad esempio efficaci politiche di prezzo mirate ad attrarre target multiculturali e, in generale, ad aprirsi ad un’utenza diversificata. Oppure della Card MIC dei Musei Civici di Roma, che al prezzo di 5 euro, consente ai residenti romani (permanenti e temporanei) l’ingresso illimitato in tutti i siti del sistema Musei in Comune, includendo la possibilità di visitare anche le mostre in corso di svolgimento.  Quanto a sperimentazione e apertura degli spazi espositivi per una costruzione collettiva del museo, è interessante citare il progetto “asilo” del MACRO a Roma, nato per accogliere progetti sperimentali proposti da artisti emergenti e da chiunque abbia risposto all’“appello” lanciato dal museo, per la realizzazione di opere realizzate attraverso processi di creazione artistica partecipativa. Infine, in tema di contaminazioni tra settori, interessante è il progetto “Le dimore del quartetto”, nato per valorizzare dimore storiche offrendo spazi di espressione a giovani quartetti musicali.

 

Nel frattempo le opportunità messe in campo dall’innovazione tecnologica favoriscono la valorizzazione del patrimonio culturale anche nel nostro Paese. A partire da soluzioni volte a migliorare la fruibilità delle opere conservate, come le luci smart messe a punto da IGuzzini, azienda marchigiana leader nel mondo dell’illuminotecnica. Da qualche mese è infatti possibile rimanere affascinati davanti alla bellezza di opere senza tempo – come i dipinti del Tintoretto all’interno della scuola di San Rocco a Venezia e la Pietà di Michelangelo – grazie a fasci di luce piccoli e sottili, attraverso cui viaggiano migliaia di dati e informazioni, in grado di recepire e trasmettere informazioni ambientali utili a mantenere costante la colorazione e la temperatura della luce per migliorare l’esperienza dei visitatori.

Dal patrimonio materiale a quello immateriale, la tecnologia apre strade nuove. Interessante a tal proposito è la piattaforma online di storytelling multimediale Vocidallafilanda.it sviluppato dalla milanese Creando, per raccontare il patrimonio immateriale del Museo della Seta Abegg di Garlate (Lecco) e del territorio lecchese, vocato alla produzione della seta nel secolo scorso. A partire dalle testimonianze della memoria lavorativa e sociale raccolte, i contenuti multimediali integrati ad una grafica contemporanea, sono diventati strumenti utili per le visite guidate all’interno del Museo, grazie all’innovativo sito web, e alle paline e i totem interattivi diffusi nel territorio.

In attesa dei servizi che la sharing economy potrà portare, le nuove tecnologie rendono possibili nuovi servizi, ad esempio l’apertura automatizzata h24 sperimentata da Asti Città Museo tramite gestione da remoto, o le app salta coda create da Musement, il progetto “Art for the blind”, che permette la fruibilità dell’Ara Pacis ai non vedenti grazie a dei speciali sensori applicati alle opere.

 

Inoltre, la stessa offerta di cultura si appoggia sempre più sull’utilizzo di applicazioni digitali e linguaggi innovativi. Molteplici le esperienze già avviate. Soltanto a Roma possiamo citare le visite ai Fori di Augusto e Cesare, la riproduzione degli affreschi di luoghi del Palatino e del For Romano, gli Horti Farnesiani o Santa Maria Antiqua, la ricostruzione della Domus Aurea o delle Terme di Caracalla, l’esperienza immersiva del della Cappella Sistina, il progetto Welcome to Rome.

Strumenti in grado di promuovere un’offerta esperienziale e creativa e che stanno diventando sempre più veri e propri asset di rilievo nella capacità attrattiva delle istituzioni culturali. Spazio al virtuale anche nel gaming per attirare e coinvolgere cittadini e turisti attraverso il gioco: ad esempio nell’allestimento Learn and Play di TeamLab Future Park alle OGR di Torino, in Father and Son al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e nel progetto Loading Italy, lanciato da Ivipro, o ancora il Playable Museum Award promossa dal Museo Marino Marini di Firenze.

 

O, ancora, come veicolo per la creazione di un’offerta totalmente nuova, come accadrà nei prossimi mesi a Shenyang, in Cina con la realizzazione del primo museo dedicato interamente ad esperienze virtuali immersive creato da Uqido, software house di Padova. Un settore in cui sono attivi anche il mondo della ricerca (il nuovo programma di PhD europeo Tech4Culture dell’Università di Torino o l’acceleratore Innovation Lab di IULM), delle istituzioni pubbliche (ad esempio, gli investimenti di Regione Lazio tramite Lazio Innova sulle start up creative) e dello stesso MiBACT che ha avviato, insieme al CNR, un progetto per censire i progetti già sviluppati che utilizzano la realtà artificiale.

 

La promozione di una progettualità artistica innovativa è tema sensibile anche per le fondazioni di origine bancaria: i bandi ORA! e ORAX della Compagnia di San Paolo, e il bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo sono pensati per rafforzare la famigliarità con i linguaggi artistici contemporanei e forme di cittadinanza attiva nei confronti delle pratiche culturali.

L’affermarsi di modelli partecipativi e di coinvolgimento del settore privato sulla valorizzazione culturale ed economica presentano segnali significativi e incoraggianti e, finalmente, dopo anni in cui la rincorsa dei responsabili della gestione  delle istituzioni culturali si è affannata allo sviluppo del proprio audience, oggi sembra evidente ai più come il ruolo della cultura nella società contemporanea sia il vero tema su cui si deve lavorare, anche a fronte dei rapidi cambiamenti e innovazioni sociali che stiamo vivendo. Una consapevolezza che si riscontra in molteplici progetti. Ad esempio nel rilancio culturale (nel post Eternit) di Casale Monferrato finalista del programma Capitale Italiana della Cultura 2020, nel Festival Itacà migranti e viaggiatori dedicato al turismo responsabile, nel progetto Terract-attori della terra, dedicato a formare giovani ad un uso consapevole del patrimonio. E ancora, in iniziative di riappropriazione di spazi di cultura, pensiamo al Teatro sociale di Gualtieri, a Spazio KOR ad Asti, al museo di Castel Goffredo finanziato con le donazioni e gestito direttamente dai cittadini. Non mancano infine le esperienze di mecenatismo classico: Cucinelli per il Teatro Morlacchi di Perugia, o Palazzo Butera a Palermo, trasformato da una coppia di mecenati milanesi in una casa museo, le campagne di fundraising attuate a Paestum, il programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo, insieme all’attenzione di alcune imprese alla componente culturale del proprio business (Museo Lavazza).