Sono già sui binari della riconversione ecologica, soprattutto quelle guidate da giovani. Innovano di più, investendo maggiormente in ricerca e sviluppo. E resistono meglio delle altre alla crisi. Sono le imprese italiane secondo il rapporto GreenItaly 2020 di Symbola e Unioncamere, che mostrano resilienza e dinamismo nonostante la battuta d’arresto imposta dalla pandemia.

Leader di circolarità

Al consueto monitoraggio su circa metà delle imprese non agricole italiane con almeno un dipendente, circa 600mila, quest’anno il report ha aggiunto un focus su 1.000 aziende manifatturiere svolto nel corso del mese di ottobre per avere un aggiornamento “ad oggi” su come stanno reagendo al rallentamento prodotto dalle conseguenze dell’epidemia da coronavirus.

Un primo dato che emerge dal dossier è che l’Italia è al terzo posto in Europa dopo Lussemburgo e Irlanda, e prima tra i grandi Paesi seguita dal Regno Unito, nella classifica dell’ecoefficienza, della capacità cioè di ottimizzare l’uso di materia ed energia, le emissioni in atmosfera e la gestione dei rifiuti. Non a caso siamo il Paese con la percentuale più alta di riciclo – il 79,3% nel 2008, doppiando la media europea –  e la quantità di materiali riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro ecc.) avviati a riciclo più alta di Europa, pari a 29,4 milioni di tonnellate.

L’Italia registra importanti prestazioni anche in termini di utilizzo di materiali da riciclo, con 17,7% di uso di materia seconda sui consumi totali di materia. Questo risultato posiziona il nostro PAese al secondo posto, dopo la Gran Bretagna, nella classifica continentale dell’introduzione di materia seconda in sostituzione di materie vergini: questo si traduce in un risparmio potenziale annuo di 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e 63 milioni di tonnellate di CO2, in pratica l’equivalente del 14,6 % della domanda interna di energia e del 14,8% delle emissioni climalteranti.