Sabato 20 luglio, a Macerata, presso la Centrale Plus in Piazza della Libertà, si è tenuta la presentazione del rapporto “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, organizzata dalla Fondazione Symbola e dal Macerata Opera Festival. L’iniziativa si è aperta con i saluti del sindaco di Macerata, Romano Carancini ed  è stata coordinata dal Segretario generale di Symbola, Fabio Renzi. Sono intervenuti Alberto Mattioli, critico musicale de “La Stampa”, Barbara Minghetti, direttrice artistica del Macerata Opera Festival, Stefania Monteverde, assessore alla cultura Città di Macerata e Manuel Orazi, saggista e storico dell’architettura. Ha concluso Luciano Messi, sovrintendente Macerata Opera Festival.

Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano registra, nel 2018, 42 mila addetti e 2,2 miliardi di valore aggiunto. Sono queste le grandezze che caratterizzano il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano. Valori che permettono alla regione di collocarsi quinta tra le regioni italiane, sia per quota di ricchezza prodotta (6%) che per quota di occupati (6,4%). Incidenze cresciute per tre province (Macerata, Ancona, Pesaro e Urbino) capaci di posizionarsi tra le prime venti realtà nel panorama nazionale. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano produce 2,2 miliardi di euro di valore aggiunto, il 6% della ricchezza prodotta dall’economia regionale. A livello provinciale, Ancona si colloca addirittura ottava per incidenza del valore aggiunto (6,8%) mentre Macerata è la prima delle marchigiane per incidenza dell’occupazione (11-esima in Italia; 7,1%).

È quanto emerge dal Rapporto 2019 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, arrivato alla IX edizione, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche. L’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia
e della ripresa.

In questo contesto, il ruolo del Macerata Opera Festival è particolarmente significativo per dimensione (la manifestazione è la più grande della Regione in termini di spettatori paganti) e per qualità del lavoro svolto dal punto di vista dell’impatto economico-sociale . Il bilancio consuntivo
2018 ha registrato per il settimo anno di fila il segno più. Un unicum nel panorama nazionale anche perché dal 2015 i finanziamenti privati superano i contributi pubblici (unici in Italia insieme al Teatro alla Scala di Milano), un 55% contro un 45%, così ripartiti: 1.270.000 euro dalla biglietteria; 555.000 euro dagli sponsor e dall’Art Bonus; 675.000 euro da altre attività e proventi diversi; 2.000.000 di euro dai contributi pubblici.
Il dato di biglietteria è importante anche dal punto di vista delle presenze: nel 2018 le recite (al netto dei concerti) e le anteprime hanno fatto registrare un totale di 29.799 spettatori. Se si considera il Festival nel suo complesso, comprese anche le opere in scena al Teatro Lauro Rossi, i concerti e il balletto (cioè tutti gli appuntamenti a pagamento), gli spettatori sono stati 36.500, 3.000 in più del 2017.

L’incasso della biglietteria, che dal 2012 è sempre superiore al milione di euro. Per quanto riguarda il valore della produzione del 2018 a un preventivo di 3.780.000 euro corrisponde un consuntivo di 4.487.644 euro: un dato molto positivo perché indica un potenziamento dell’attività in corso d’opera del 20% e la capacità di cogliere le occasioni gestendo la spesa in maniera virtuosa e chiudendo il bilancio in utile. La ricaduta economica diretta del Macerata Opera Festival sul territorio regionale, è di oltre il 70%. A questa cifra si aggiunge l’indotto turistico che ogni anno la manifestazione crea grazie a un pubblico che per oltre il 70% proviene da fuori regione e dall’estero (su 36.500 presenze tra spettacoli d’opera, concerti, recital e balletto nel 2018).

Il Macerata Opera Festival coinvolge 500 lavoratori tra artisti, tecnici, amministrativi e personale vario, l’80% dei quali residente nelle Marche, per un totale di 20.000 giornate di lavoro. I dati sono frutto di un progetto culturale che ha posto al centro della propria azione l’accessibilità e la partecipazione di tutti i pubblici. Attraverso i linguaggi contemporanei l’opera si è aperta alla città, al territorio e ad ogni parte della società dove la cultura potesse avere un impatto sociale rilevante. Sono stati sviluppati così i progetti per le scuole (5000 studenti incontrati ogni anno), le
relazioni con le aziende che oltre ad essere sponsor oggi sono ambasciatrici dello Sferisterio nel mondo (oltre 1000 stakeholder ogni anno provengono da inviti dei partner del MOF), i progetti di Accessibilità dedicati ai disabili sensoriali in collaborazione con Unimc per i quali il caso Sferisterio è studiato da dieci anni in tutta Europa, infine le iniziative di promozione turistica realizzate in particolare con Confcommercio Marche Centrali.

La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e non profit, genera quasi 96 miliardi di euro e attiva altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 265,4 miliardi, equivalenti al 16,9% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,55 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un
sistema con il segno più: nel 2018 cresce il valore aggiunto del 2,9% (a prezzi correnti) rispetto all’anno precedente. Gli occupati sono 1.55 milioni con una crescita dell’1,5%, superiore a quella del complesso dell’economia (+0,9%).

Il rapporto analizza il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore
simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, che nello studio definiamo creative-driven. Il sistema produttivo culturale si articola in 5 macro domini: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi,
software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive a cui si aggiungono le imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera
strutturale professioni culturali e creative). Dal mobile alla nautica, larga parte della capacità del made in Italy di competere nel mondo sarebbe impensabile senza il legame con il design, con le industrie culturali e creative.

I settori, i trend
Le industrie culturali producono, da sole, 35,1 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 500 mila persone (il 2,0% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,8 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 267 mila addetti. Le Performing arts generano, invece, 8,2 miliardi di euro di ricchezza e 145 mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,9 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti. A
questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 35,8 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,3% del complessivo nazionale) e più di 591 mila addetti (2,3% del totale nazionale). Approfondendo l’analisi è interessante individuare le varie componenti che contribuiscono alla produzione di ricchezza in ciascun settore culturale. Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,9 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,9 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,7 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,9%, pari a 13,6 miliardi di euro).
Nel suo complesso il Sistema Produttivo Culturale e Creativo ha prodotto un valore aggiunto e
un’occupazione superiore rispetto all’anno precedente +2,9 e +1,5%.

 

Le imprese
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano conta, a fine 2018, 416.080 imprese, che incidono per il 6,8 % sul totale delle attività economiche del Paese. In particolare, le imprese che operano nei settori del Core Cultura, direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono 289.792, a cui va ad aggiungersi la stima relativa alla componente creative driven, dove confluiscono tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (125.054 imprese).
Più del 95% delle imprese operanti nel settore Core Cultura appartiene a due soli ambiti: industrie culturali (147.153 mila imprese, pari al 50,6 % del totale) e industrie creative (129.533 imprese, pari al 44,5% del totale).
Focalizzando le dinamiche 2017/2018, ad eccezione delle industrie culturali, che hanno fatto registrare una diminuzione (-0,6%, con il picco positivo di videogiochi e software cresciuti del +2,7%, e negativo di editoria e stampa, -2,0%), nel 2018 gli altri raggruppamenti sono cresciuti, sia quello
più consistente delle industrie creative (+0,9%, trainato da comunicazione, +1,3% e design, +2,1%), sia quelli più piccoli ma molto dinamici delle performing arts (+2,7%) e del patrimonio storicoartistico (+4,9%).

Le imprese femminili sono in aumento nella filiera: sono, infatti, ben 52.391, pari al 18% delle imprese del Core Cultura. La presenza femminile è particolarmente elevata nelle imprese del patrimonio storico-artistico (31,8%), mentre è più bassa nei settori dell’architettura e design (6,5%)
e videogiochi e software (9,6%). Le imprese giovanili (condotte o a prevalenza di conduzione da parte di persone con meno di 35 anni) sono 21.993 e pesano per il 7,6% (per il totale economia la quota è 9,3%). In questo caso sono particolarmente presenti nelle imprese di videogiochi e software (10,0%), e molto poco nel settore dell’architettura e design (3,8%).