Un filo rosso unisce il tema “Il Potere dell’Ambiente”, che scegliemmo quasi vent’anni fa per il nostro primo Seminario Estivo a Ravello, con quello che abbiamo scelto per l’edizione di quest’anno, “La Forza della sostenibilità in Italia oggi: Coesione, Innovazione, Libertà”.
Il potere dell’ambiente come metafora assertiva di una visione che faceva della sostenibilità la chiave interpretativa e l’orizzonte di un’economia a misura d’uomo, di un’idea umanistica della società e dello sviluppo sociale in grado di misurarsi con l’allora emergente questione ambientale, oggi esponenzialmente rappresentata dalle conseguenze sempre più evidenti e drammatiche della crisi climatica.
In questi ultimi vent’anni quel potere dell’ambiente di cui ragionavamo a Ravello è diventata una forza che muove interi settori industriali e dei servizi, trasformando profondamente le filiere produttive, innovando processi produttivi, immettendo sul mercato nuovi prodotti, ridisegnando le traiettorie e le geografie degli investimenti finanziari e cambiando profondamente i paradigmi dell’economia che da dissipativa ed energivora si fa verde e da lineare diventa circolare.
Una forza della sostenibilità che si è affermata in tutte le più grandi economie e che vede oggi l’Italia tra i principali protagonisti potendo vantare primati a livello europeo nell’economia circolare con il più alto tasso di riciclo di rifiuti speciali e urbani, nella produttività nell’uso delle materie prime, dell’acqua, dell’energia e dell’intensità delle emissioni di GHG, nell’agricoltura con il minor uso di prodotti fitosanitari e la minore quantità di Co2 prodotta e per prodotti agroalimentari e vitivinicoli registrati e protetti. Ma anche primati mondiali come ad esempio nell’export di macchine utensili dove siamo secondi in Europa, quarti a livello mondiale e quinti al mondo nel legno-arredo con il 93% dei pannelli truciolari realizzati con 100% legno riciclato e il 60% delle aziende che si approvvigiona da fonti energetiche rinnovabili. E infine Enel, con la controllata Green Power, è il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili. Risultati legati anche agli investimenti green: un terzo delle imprese manifatturiere italiane ha effettuato ecoinvestimenti negli ultimi cinque anni e mediamente hanno fatturato di più, esportato di più e generato più occupazione.
Si comprende allora meglio cosa intendiamo quando affermiamo che la sostenibilità non è un vincolo astratto ma una chiave per le difficili sfide che abbiamo davanti. Il messaggio del Manifesto di Assisi è proprio questo, affrontare con coraggio le crisi legate al clima, alla pandemia, alla guerra è necessario, ma rappresenta anche un’occasione per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro.
La missione che l’Europa si è data di diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050, riducendo le emissioni di almeno il 55% entro il 2030, prima con il Green Deal e poi con la decisione di rafforzarne gli obiettivi e di accelerarne il raggiungimento con il Next Generation Ue è quindi una prospettiva favorevole per l’Italia.
Non abbiamo nulla da guadagnare da un rallentamento e indebolimento della transizione verde, che assieme a quella digitale deve concorrere a superare diseguaglianze sociali e divari territoriali che la pandemia ha fatto emergere ed ha aggravato.
Basti pensare alle polemiche sollevate dal voto del Parlamento Europeo sulla vendita esclusiva di auto elettriche dal 2035 e alla recentissima indagine di Intesa Sanpaolo su 126 imprese del settore dell’auto con un fatturato complessivo di 15 miliardi di euro annuo da cui abbiamo appreso che nove su dieci considerano un’opportunità la transizione ecologica e sostenibile.
Una transizione conveniente dal punto di vista economico come è evidente, ma anche da quello geopolitico per il terzo Paese per importanza di un’Europa che si candida a svolgere un ruolo guida a livello internazionale contro la crisi climatica mettendo in campo il suo hard power – fatto di innovazione, ricerca, della forza del più grande e ricco mercato mondiale – e il suo soft power di libertà, democrazia, sicurezza, stato di diritto e welfare.
E al di là delle immediate necessità di ricorso alle fonti fossili conseguenti al taglio delle forniture di gas russo l’Europa ha ben presente che per emanciparsi definitivamente da condizionamenti economici e geopolitici deve puntare sulle energie rinnovabili, sull’economia circolare, sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio abitativo e su sistemi di mobilità sostenibile.
E il ritorno della guerra in Europa che bussa alle nostre porte con le sue drammatiche conseguenze ci ammonisce che saremo liberi solo se saremo sostenibili.
Sono i temi che sono nell’agenda del PNRR al quale abbiamo dedicato gli appuntamenti del Festival della Soft Economy tradizionalmente dedicati alle esperienze di imprese, comunità, associazioni del mondo del lavoro e del terzo settore, comuni, cooperative, associazioni che dimostrano che molta della forza della sostenibilità oggi in Italia viene proprio da quei territori che saranno il decisivo banco di prova della nostra capacità di affrontare le sfide della nostra contemporaneità.
Territori che devono sentirsi protagonisti di una transizione che, più che saper parlare, deve essere parlata dalle stesse comunità perché capace di re-interpretarne e rafforzarne le identità. Se la conversione ecologica si affermerà solo se socialmente desiderabile – come raccomandava Alex Langer – è questione che si giocherà più nei territori che nelle grandi aree urbane.
Non potevamo non aprire visto che siamo a Treia, nelle Marche, con una giornata dedicata al Piano Nazionale Complementare per l’Appennino centrale colpito dai sismi del 20016 e del 2009 con il quale avviare quella rigenerazione territoriale necessaria a dare senso ed orizzonte economico e sociale ad una ricostruzione che tra difficoltà e ritardi è stata finalmente avviata grazie allo straordinario lavoro del Commissario Straordinario.
Insieme ai nostri partner abbiamo ragionato di soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane, di nuovi modelli di collaborazione per la gestione e valorizzazione culturale e sociale del patrimonio pubblico degli enti locali, della necessità di una visione non decontestualizzata dei Borghi, delle Green Communities come risposta dei territori alla sfida climatica, del ruolo delle imprese culturali e creative, di sostenibilità e sicurezza alimentare in un mondo che cambia, della circolarità come nuova frontiera della competitività, di comunità energetiche e della transizione energetica come passaggio obbligato di quella ecologica.
Un caleidoscopio di quella forza della sostenibilità che deve spingerci all’azione lasciando alle nostre spalle timori e titubanze che non possiamo permetterci come raccomandava Winston Churchill “Ciò che caratterizza l’eterno ripetersi della storia è l’assenza di lungimiranza, la riluttanza ad agire quando invece l’azione sarebbe semplice ed efficace, la mancanza di lucidità, la confusione nei consigli proferiti, fino al momento in cui non si verifica un’emergenza e non veniamo scossi dallo spirito di autoconservazione”.