Se nei primi cinque anni dell’ultimo decennio, l’evento chiave per la green economy era stata la Conferenza di Rio+20, in cui il riconoscimento della green economy era probabilmente stata la decisione più importante, nell’ultimo quadriennio il framework portante delle politiche internazionali è stata l’Agenda 2030. Anche in essa un’economia sostenibile ed inclusiva costituisce l’elemento cardine. I 17 SDGs (Sustainable development goals dell’Onu) dell’Agenda coprono tutti le dimensioni che abbiamo evidenziato ed altre ancora e con i connessi 169 target e 240 indicatori rappresentano un denominatore comune di azione che coinvolge le politiche pubbliche, l’azione delle imprese, l’impegno degli attori sociali.

Volendo leggere l’ultimo decennio con la chiave di lettura degli SDGs per l’Italia si può far riferimento all’ultimo Rapporto SDGs dell’Istat che attraverso una rappresentazione che esclude gli indicatori non disponibili, evidenzia sviluppi positivi con riferimento agli obiettivi istruzione di qualità (Goal 4), industria, innovazione e infrastrutture (Goal 9), consumo e produzione sostenibili (Goal 12), disuguaglianze di genere (Goal 5), energia (Goal 7) e giustizia e istituzioni (Goal 16).

Per un confronto invece a livello di Paesi OCSE si può ricorrere all’edizione 2019 del Rapporto Measuring Distance to the SDG Targets. Il rapporto mostra che i paesi dell’OCSE sono, in media, i più vicini al raggiungimento di obiettivi quali l’accesso ai servizi di base (ad esempio energia, tecnologie dell’informazione e della comunicazione e moderne strutture educative); tassi di mortalità materna, infantile e neonatale; capacità statistica; accesso pubblico alle informazioni; conservazione delle zone costiere. Sono più lontani da numerosi obiettivi legati alle disuguaglianze (ad es. povertà relativa, disparità nell’istruzione, partecipazione e leadership delle donne); comportamenti sani (consumo di tabacco e malnutrizione); alcuni risultati educativi e occupazionali (istruzione secondaria; capacità di calcolo degli adulti; formazione e occupazione giovanile); violenza e sicurezza (ad es. violenza contro le donne; percezione della sicurezza).

Se aggregati a livello di obiettivo gli indicatori dell’OCSE, che sono ancora però ben lungi da fornire una rappresentazione completa, evidenziano che i Paesi sviluppati sono in media i più vicini al raggiungimento di obiettivi maggiormente correlati alla green economy, come acqua, energia, città, produzione sostenibile, clima, oceani e biodiversità (obiettivi 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15).

Secondo tale rapporto l’Italia avrebbe raggiunto 12 dei 105 target previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Stiamo facendo bene in ambito sanitario, nell’accesso a fonti di energia pulita e quanto a superficie occupata da alberi (target 6.3, 7.1 e 15.1). Ma siamo ancora molto lontani dal raggiungimento dei target sullo sradicamento della povertà, sulla formazione continua degli insegnanti, sulla violenza contro le donne, sulla percentuale di persone che non studiano e non lavorano e sull’abbandono scolastico (target 4.c, 5.2, 8.6).