Dagli stracci di Prato ai fondi di caffè, dagli scarti dell’edilizia alle scorie delle acciaierie, dai filtri delle sigarette agli interruttori di plastica. Tutto si può riusare, riciclare, trasformare in valore. Lo scarto di un’impresa diventa materia prima per un’altra.
Il rapporto “100 storie di eccellenza dell’economia circolare” presentato dalla Fondazione Symbola e da Enel raccontano un’Italia di cui andare fieri. “Nell’economia circolare, come dimostrano queste 100 storie, l’Italia è molto forte. Noi recuperiamo il doppio delle materie prime, quasi, della media europea, molto più dei tedeschi. E questo lo facciamo non perché abbiamo fatto leggi o decreti particolari, abbiamo fatto anche qualche buona legge, ma soprattutto perché siamo un Paese povero di materie prime e quindi abbiamo dovuto investire su quella grande fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana”. Le ragioni dell’uomo, dell’ambiente e dell’economia si tengono e si rafforzano a vicenda, ormai strettamente connesse.
La circolarità fa bene anche all’impresa. “Un’economia circolare fa benissimo all’impresa, migliora i conti economici, migliora la relazione non solo con l’ambiente ma con l’intero ecosistema a cui essa appartiene. Ma, ripeto, migliora i conti economici, perché invece che sprecare risorse si valorizzano ciò che altri definiscono scarti, che diventano input del processo produttivo e diventano una fonte inestimabile di grande ricchezza”.
Le 100 realtà virtuose non sono che uno spaccato di un’Italia all’avanguardia, creativa e sostenibile: dalla metallurgia all’agroalimentare, dal tessile alla meccanica, dalla finanza all’elettronica. “Settori in cui, se l’Italia fa l’Italia, può dare una mano non solo all’Europa ma al mondo. È un’economia a misura d’uomo, un’economia attenta alle comunità e alle persone, un’economia che costruisce un futuro migliore”. Perché, come Edison – citato da Realacci – disse: “se facessimo veramente tutto ciò che siamo capaci di fare rimarremmo letteralmente sbalorditi”.