Ultimi in Campania: il notevole patrimonio di Terra di Lavoro non genera abbastanza redditività Garantisce lavoro a novemila persone che producono ricchezza soltanto per 433 milioni di euro Tanta cultura, pochi soldi DomenicoZampelli Insomma la provincia della Reggia, dell’Ari li teatro carn pano, del Mitreo, dell’Acquedotto carolino, il territorio dove Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele è ultimo in Campania per capacità di generare ricchezza. Attualmente il sistema cultura garantisce lavoro a 9mila persone che producono ricchezza per 433 milioni di euro, ma potrebbero essere molti di più. Ce lo spiega il Rapporto «lo sono Cultura», realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione del Centro studi Guglielmo Tagliacarne e giunto alla dodicesima edizione. Il rapporto analizza il Sistema produttivo culturale e creativo delle singole province italiane, ovvero da un lato tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali (core). e dall’altro le realtà che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti. quindi la loro competitività. che nello studio vengono definite aeative-driven. Che succede, allora, a Caserta e in Canipania? il Sistema produttivo culturale e creativo campano soffre del ritardo strutturale che interessa tutto il Mezzogiorno. Ciò nonostante, tra le regioni del Sud e delle isole, si colloca al primo posto per incidenza del valore aggiunto prodotto dalla filiera sul totale della ricchezza regionale. Il Sistema produttivo culturale e creativo campano nel 2021 crea un 4,1% di valore aggiunto, con il 4.4% di occupazione. In percentuale. poco meno della media nazionale. Si tratta però di una media, una forbice nella quale la provincia di Casata occupa il gradino più basso. Il valore aggiunto da queste parti non supera il 3%, dato lontano non solo dal 3,5% dì Benevento ma anche, di più. dal 3,7% di Avellino e Salerno come pure dal 4,6% di Napoli. Stesso discorso per quanto riguarda l’occupazione: nel settore culturale a Caserta gr avita 11 3.6% del totale degli occupati, leggiamo la targa ad Avellino (3,9%), Benevento (4%), Salerno (4,2%) mentre anche in questo caso al primo posto c’è Napoli. Non cambia la musica se contiamo le imprese operanti nel settore: la percentuale in provincia di Caserta è del 2,8%, mentre Benevento è al 3%, Avellino al 3,2%, Salerno al 3,5% e Napoli al 3,8%. Tutto questo conduce Terra di Lavoro alla posizione 98 a livello nazionale, mentre Napoli si attesta alla casella 35. Salerno alla 68, Avellino alla 68 e Benevento alla 76. Cos’è che non va? Bisogna lavorare un po’ dappertutto, perché non c’è un settore particolarmente in crisi cosi come non ce n’è mm che eccelle. Il maggior fatturato (250 milioni di euro) lo producono le attività che acconto agnano l’offerta turistica, quelle che operano secondo logiche industriali (musica, videogame, software, editoria, stampa), quelle dei broadcaster (radio, televisione), fino ad arrivare ad alcune attività amartenenti al mondo dei servizi (comunicazione, architettura, design). Le attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico (attività dei musei, biblioteche, archivi, monumenti), le arti visive e perforrnative (come attività dei teatri, concerti, etc.) fruttano invece 182 milioni. Molto distanti le altre voci, a cominciare da editoria (26 milioni), architettura e design (38 milioni). A qualunque cosa si pensi, bisognerà fare presto: io studio ricorda che secondo l’Organizzazione mondiale del turismo il comparto ha registrato nel 2021 a livello internazionale un incremento del 4% rispetto al 2020, segno di crescita riconducibile ai soddisfacenti tassi di vaccinazionee alla crescente domanda di turismo naturalistico nazionale. Secondo gli ultimi dati lstat, inoltre, nei primi nove mesi del 2022, in Italia si è registrato un aumento dei flussi turistici del 22.3%. Caserta non può assolutamente perdere questa opportunità.