Nella passata stagione si è assistito a una televisione che, continuando nella progressiva contaminazione con il web e i suoi sapori, non ne rimane vittima e cerca di proporre i propri linguaggi, spesso anche nuovi ed efficaci. Dall’informazione, anche quotidiana ma leggera come avviene sui social network, alla musica live, a metà tra dirette streaming e Snapchat stories di un concerto, passando per il ritorno della candid camera in versione scorretta come sul web. Il tutto mentre nuovi canali generalisti completano il loro percorso e si affermano come concorrenti dei sette canali tradizionali.

 

L’Oxford Dictionary ha eletto la “parola dell’anno”: post-verità. Vale a dire circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti – nella formazione dell’opinione pubblica – rispetto alle emozioni e alle convinzioni personali. Non è un caso che questa parola si sia affermata proprio a seguito della campagna elettorale americana e della vittoria di Donald Trump, accusato da più parti di nutrire l’opinione pubblica con notizie false. Ad ogni modo, Trump è stato protagonista assoluto anche in televisione. Un mezzo che conosce benissimo, da sempre[2]. In patria il fenomeno più interessante è stato una sorta di risveglio della satira politica, soprattutto nei late night show. Secondo uno studio della George Mason University, nei primi 100 giorni allo Studio Ovale sono stati già 1060 gli sketch dedicati al nuovo presidente. Anche in Italia l’attenzione per i fatti politici d’oltreoceano è cresciuta come non succedeva da tempo. La sera delle elezioni il bacino totale di telespettatori è aumentato sensibilmente e tutte le all-news hanno triplicato gli ascolti sia nella serata precedente che nel corso della notte elettorale. Lo speciale Porta a Porta, in collaborazione con il Tg1, ha ottenuto un ottimo 15,7% e la “maratona” di Enrico Mentana su La7 ha conquistato in seconda serata l’8,4%, crescendo nella notte e superando il 10%.

Si tratta tuttavia di un segnale positivo isolato per l’informazione più tradizionale nel nostro paese. In questa stagione televisiva, infatti, si è assistito alla definitiva consacrazione dell’infotainment: è il linguaggio informativo con la maggiore capacità di costruzione dell’agenda da un lato e di penetrazione nell’opinione pubblica dall’altro. Il programma che più di tutti testimonia questo processo è Le Iene. Spalmata in due prime serate su Italia 1, la trasmissione di Davide Parenti conserva una media molto buona per la rete e, soprattutto, conquista costantemente le pagine dei giornali e del web con le sue inchieste[3]. Al netto delle polemiche – spesso anche legittime – è un dato di fatto che questo tipo di linguaggio e di approccio alla notizia abbia guadagnato una sua rinnovata efficacia. E non è detto che sia un bene, dato che anche questo genere ha dei codici da rispettare – brevità, tendenza al sensazionalismo, semplificazione – che non sempre aiutano nel processo informativo. Anche in Rai il programma più innovativo si muove in questo contesto. Nato da un’idea di Alessandro Sortino e condotto da Enrico Lucci (al fianco della giornalista Valentina Petrini) – entrambi ex de Le Iene – Nemo – Nessuno escluso, su Rai 2, strizza l’occhio al programma di Italia 1 e, dopo un’iniziale difficoltà dal punto di vista degli ascolti, sta finalmente incontrando il favore del pubblico[4]. Fondamentale, in questa evoluzione virtuosa, la capacità di adattare la scaletta e la scelta dei temi agli avvenimenti di più stretta attualità mantenendo, in ogni caso, i servizi più attrattivi di piacevole evasione. Sulla stessa linea di infotainment si inserisce anche la felice scelta di trasformare in striscia quotidiana il programma di Rai 3 Gazebo e di connotarlo in modo ancora più specifico nella sua mission social fin dal titolo: Gazebo Social News. Diego Bianchi e la sua squadra propongono, in orario da telegiornale, una diretta in cui si commentano i fatti del giorno attraverso l’osservazione dei social network. Un’informazione, insomma, che passa dal registro ironico proprio dei protagonisti e dallo sguardo laterale fornito dall’analisi di Facebook, Twitter, Instagram e del web in generale, senza tuttavia rinunciare ai reportage svelti ed efficaci che hanno caratterizzato le edizioni precedenti. Oltre a questi risultati prettamente televisivi, ve n’è un altro da sottolineare in epoca di convergenza: la creazione di un brand che, oltrepassando fin dalle origini i confini della messa in onda, ha portato alla costruzione di una community molto forte, diventata di fatto un elemento del programma[5]. Sempre in access prime time, Rai 2 ha proposto un esperimento dal sapore vagamente simile con Rai Dire Nius, condotto da Michele Foresta e Mia Ceran con le incursioni della Gialappa’s Band. Una striscia serale in cui l’ingrediente intrattenimento è quasi totalizzante rispetto alla volontà informativa. Insomma, nuovi linguaggi per un’informazione – o qualcosa di simile – quotidiana come il tg, nella stessa fascia oraria del tg, con un registro opposto a quello del tg. Oltre alle novità di casa Rai e alla sempre presente Striscia la Notizia su Mediaset (in onda dal 1988), questa tendenza di controcanto al telegiornale è presente anche su Tv8 con Fiorello e la sua Edicola Fiore[6], quest’anno ancora più ricca di contenuti. Tra le novità in questo ambito, a lasciare il segno non è tanto una trasmissione, ma un personaggio televisivo e la sua metamorfosi. Enrico Mentana, infatti, pare aver allargato le maglie delle sue proposte informative, cedendo non di rado a uno stile più leggero mutuato dalla dialettica propria dei social. I risultati di questa scelta sono evidenti soprattutto sul web, dove Mentana è diventato un vero personaggio con pagine a lui dedicate e gruppi di persone che si ritrovano per seguire e commentare i suoi appuntamenti televisivi in diretta[7]. Oltre alle sue “maratone televisive” – un prodotto ibrido, a metà tra informazione e one-man-show, divenuto un cult a tal punto da conquistarsi perfino la parodia di Maurizio Crozza – anche la ferrea liturgia del telegiornale sembra essere percorsa da questa nuova inclinazione.

Al di là dell’informazione,  quest’anno si è imposta un’inaspettata centralità della musica. Contraddicendo il vecchio adagio secondo cui in tv la musica non funzioni, molte reti hanno deciso di puntare su concerti live o programmi-evento dedicati a un cantante in prima serata[8]. In realtà la risposta del pubblico non sempre è risultata particolarmente positiva, ma a livello produttivo – soprattutto per quanto riguarda i costi – si tratta di esperimenti dai rischi contenuti. Questi live, dunque, hanno  provato a riconquistare quel terreno musicale ormai da anni di proprietà esclusiva dei talent show. Il rischio è che si riveli un tentativo effimero per la tv: l’evento in sé può funzionare ma, in quanto tale, non è quasi mai fidelizzante né facilmente riproducibile. Discorso diverso, invece, per quei programmi che hanno utilizzato l’elemento musicale come perno intorno a cui sviluppare un vero e proprio contenuto televisivo: è il caso di Music Quiz su Rai 1 e Music su Canale 5, ma anche di Bring the Noise (Italia 1), del ritorno di Furore (Rai 2) e di Hidden Singer (Nove). Stefano Bollani, poi, è approdato nell’ammiraglia Rai con il suo L’Importante è avere un piano e Mika ha messo d’accordo pubblico e critica con le quattro serate di Stasera casa Mika. Un sottofilone particolare che quest’anno ha invaso il piccolo schermo vede l’utilizzo dell’automobile come spazio in cui esibire le proprie abilità canore. Sull’onda del successo della rubrica di James Corden nel Late Late Show della CBS, anche in Italia hanno debuttato Singing in the Car, Fan Car-aoke e Carpool Karaoke., Anche qui, gli ascolti non sono stati altissimi, ma si tratta di programmi che consentono una riduzione delle spese (l’automobile come set costa infinitamente meno di uno studio televisivo) tale da giustificarne spesso la realizzazione.

Rimanendo in tema di tendenze improvvise e pervasive della nostra televisione, quello del prank è stato indubbiamente un fenomeno da analizzare. Si tratta, senza tema di facili semplificazioni, dell’intramontabile candid camera, il grado zero della comicità: siamo dalle parti della buccia di banana o della torta in faccia. L’ingrediente nuovo, originato direttamente dal web, è però il cinismo che rende lo scherzo politicamente scorretto regalando al genere una parvenza di freschezza. Italia 1 ha programmato una striscia quotidiana, Teste di Casting, in cui ignare vittime partecipano a finti casting. Sullo stesso canale poi, la candid è virata a talent show con Lo scherzo perfetto di Teo Mammuccari dove i concorrenti sono in gara per realizzare la candid camera migliore. Non è un caso che questa ibridazione abbia generato l’episodio più controverso: una delle vittime ha minacciato con un coltello gli organizzatori e la produzione ha dovuto interrompere tutto. Su Mtv due ex-youtuber, i The Show, hanno dato vita a un nuovo programma, Prank and the City, interamente dedicato a questo genere. Tuttavia la consacrazione del prank è avvenuta nell’intreccio con l’informazione. Gianluigi Paragone aveva già proposto un finto senatore che abusava dei suoi privilegi, ma in questa stagione – oltre a «Le Iene» e a «Nemo» che nel loro dna di informazione leggera prevedono l’utilizzo di questo linguaggio – anche #Cartabianca ha giocato con i codici del genere. La candid camera, infine, può diventare una preziosa punteggiatura all’interno di grandi show di prima serata. È il caso di Amici di Maria De Filippi e degli scherzi che sono stati puntualmente proposti ai componenti del cast. Durante la quinta puntata del serale, una candid «a luci rosse»[9] con protagonista Emma Marrone ha prodotto un’ondata di polemiche e accuse per aver sottovalutato un argomento come le molestie sessuali. Anche in questo caso la ricerca di autenticità e di formule sempre meno mediate da parte della tv (telecamera nascosta e soggetti inconsapevoli: vero o no, poco importa) mostra quanto delicato possa essere il risultato, in particolare quando a essere toccati sono argomenti particolarmente sensibili per l’opinione pubblica. A proposito di Maria De Filippi, un elemento che si è rafforzato è l’offerta della sua casa di produzione per Mediaset. Fascino ha infatti prodotto 11 programmi[10] nell’arco del 2016, per un totale di 72 prime serate. Se considerassimo la stagione televisiva da settembre a giugno, quasi due prime serate alla settimana sarebbero targate Maria De Filippi. In tutto l’anno, poi, comprese le repliche, le trasmissioni della Fascino hanno occupato la televisione per oltre 1300 ore[11]. Per capirci, è come se parlassimo di 55 giorni 24 ore su 24. Un dato davvero significativo che testimonia ancora una volta quanto sia forte la partnership fra la conduttrice e l’azienda di Cologno.

Fra le realtà che maggiormente hanno inciso e modificato l’assetto televisivo non si possono non segnalare le ultime neogeneraliste Tv8 e Nove, di proprietà dei grandi gruppi Sky e Discovery, che hanno definitivamente compiuto il salto affermandosi come concorrenti dei sette canali tradizionali. Oltre alla conferma di volti popolari e di grosse produzioni – un cammino iniziato nella passata stagione televisiva – quest’anno la novità è una crescente fidelizzazione del pubblico che ha portato i due canali a superare spesso sia le reti Rai che Mediaset, oltre naturalmente a La7[12].

In conclusione,  finalmente l’incrocio fra televisione e web, invece che decretare la fine di uno per mano dell’altro, sembra aver partorito nuovi stimoli e due strade parallele che, pur non incontrandosi mai, riescono a influenzarsi reciprocamente e in modo virtuoso. Ripetiamo, finalment

 


[2]Donald Trump ha partecipato, per non fare che alcuni esempi, a prodotti seriali come Willy, il principe di Bel Air, La Tata, Spin City, Sex and the City; a film quali I fantasmi non possono farlo, Piccole canaglie, Funny Money, Due settimane per innamorarsi, Mamma ho riperso l’aereo. È stato anche produttore di Miss Universo, Miss Usa e conduttore per 11 anni di The Apprentice.

[3] La media de Le Iene, al 23 maggio 2017, è del 9,63%. Emblematico per descrivere il successo di alcune tematiche affrontate da Le Iene, il servizio sul fenomeno social della Blue Whale. Gli ascolti crescono durante il filmato dal 9,71% delle 23:33 al 18% delle 00:04, con una percentuale sul target di riferimento (15-24 anni) che arriva al 30%.

[4] Si prendano ad esempio  i mesi di aprile e maggio: Nemo – Nessuno escluso ha ottenuto nelle  7  puntate andate in onda una crescita di  2,64 punti di share, pari a oltre  500mila telespettatori.

[5] Il caso del Movimento Arturo, un finto movimento politico creato dagli autori del programma per ironizzare sulla scissione del Pd, spiega perfettamente questo concetto. A metà tra provocazione goliardica ed esperimento social, ha raggiunto numeri impressionanti e si è concluso con delle primarie realizzate in eventi live, richiamando al “voto” migliaia di persone. Interessante, inoltre, che un programma di questo tipo, in diretta concorrenza con i telegiornali più seguiti della sera, abbia nel suo target di ascoltatori la percentuale più alta fra i laureati.

[6] Il programma è in diretta la mattina alle 7:30 su Sky Uno e in differita su Tv8 alle 8:00, ma l’edizione serale alle 20:30 su Tv8 e Sky Uno è arricchita da contenuti extra.

[7] La pagina Facebook Mentana blasta lagggente, dove si raccolgono i commenti in cui Enrico Mentana risponde in modo cinico e brusco agli utenti dei social network, conta più di 170.000 iscritti. La sua pagina ufficiale supera 835.000 utenti.

[8] Fra gli artisti coinvolti: Zucchero, Renato Zero, i Modà, i Pooh, Ligabue, Il Volo, Biagio Antonacci, Laura Pausini, Marco Mengoni, Claudio Baglioni, Alessandra Amoroso, Elisa, Emma Marrone, Gianna Nannini, Francesco Renga.

[9] Definita così dalla stessa Witty Tv, la piattaforma web che gestisce i contenuti online delle trasmissioni prodotte da Fascino.

[10] I programmi realizzati nell’arco del 2016 dalla casa di produzione «Fascino» sono stati Uomini e Donne, Amici, C’è posta per te, Tú sì que vales, Temptation Island, Pequeños Gigantes, Coca Cola Summer Festival, Maurizio Costanzo Show, L’Intervista, Selfie e House Party.

[11] Elaborazione dati Geca e Audirai.

[12] A titolo di esempio, si ricorda il nuovo programma di Maurizio Crozza su Nove, Fratelli di Crozza, che attira in media più di 1.100.000 telespettatori a puntata. Riguardo Tv8, un dato su tutti: la finale di Italia’s got talent ha raccolto 1.482.000 telespettatori con una share del 6,6% (considerando il simulcast su Sky Uno e Cielo il talent ha raggiunto 2.309.000 con una percentuale del 10,12%).