I dati. Da luglio a settembre lo stesso numero di turisti stranieri del terzo trimestre 2018, dopo un secondo trimestre in calo.
I visitatori hanno pagato di più e la filiera storico-artistica attiva solo il 27% della spesa totale.

Con la cultura “si mangia”, ma solo in Lombardia che, secondo il rapporto 2019 di Unioncamere e Symbola, con questo settore produce un valore aggiunto di 25,3 mld di euro e occupa 365 mila addetti, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Invece la Sicilia, che vanta un patrimonio culturale di gran lunga superiore, è la settima regione d’Italia in questo settore, con 3,2 mld di valore e 65 mila addetti, addirittura in calo dello 0,6%. Con 16.500 imprese, divise in 3.494 creative, 2.548 di comunicazione, 811 di cinema, radio e tv, 1.535 di videogiochi e software, 161 di musica, 6.743 di editoria e stampa, 1.103 di performing arts e 112 del patrimonio storico-artistico, la filiera produttiva culturale siciliana è fra le più deboli del Paese, capace di attivare una spesa turistica di appena 1,5%, il 27% del totale della spesa turistica nell’Isola. Il resto, dunque, finisce tutto in sole e mare. Ma anche qui le cose non vanno bene. Infatti, secondo l’ultima rilevazione di Bankitalia, fra luglio e settembre di quest’anno il numero di turisti stranieri giunti in vacanza in Sicilia è più o meno identico a quello dello stesso periodo del 2018.