La stretta di mano è uno dei gesti più iconici della nostra società: sigla un accordo, conferma fiducia reciproca, lega due esseri umani. Ma non solo. Nel prossimo futuro non sarà strano assistere a una stretta di mano tra uomo e robot, metaforicamente una congiunzione tra l’essere umano e il futuro che egli stesso crea. Da questa immagine nasce un’importante ricerca circa il controllo della forza di interazione durante la stretta di mano uomo – robot, condotta dal SIRSlab dell’Università di Siena, dall’IIT di Genova e dal Disney Research di Zurigo.

Tra le firme troviamo quella del professore dell’UniSi Domenico Prattichizzo, che con il suo team universitario ha sviluppato una protesi robotica – Wearable Robotic Sixth Finger – per recuperare
la capacità bimanuale nei soggetti che, a seguito di un ictus, hanno perso in maniera permanente l’uso di una mano.
Si tratta di un vero e proprio pollice opponibile robotico, che si indossa come un braccialetto ma all’occorrenza viene messo in working mode aiutando i pazienti in attività quotidiane, che altrimenti non potrebbero più svolgere, come aprire una bottiglia, mettere il dentifricio sullo spazzolino, portare una busta della spesa con la mano danneggiata.
Il dito robotico può essere attivato con il movimento delle sopracciglia o attraverso un anello che consente addirittura di percepire la forza della stretta del pollice meccanico.