Un bel giorno Marco Caprai tagliò tutte le viti della tenuta di Montefalco, erano troppo poche per fare un buon vino, erano sbagliate per chi voleva realizzare un sogno. Arnaldo Caprai, illuminato industriale tessile, ancora si arrabbia quando racconta quell’episodio che segna l’inizio dei successi del figlio, il guru del Sagrantino di Montefalco.
Ma è orgoglioso di lui, e ne ha motivo. Nel 1970 a Montefalco – 5mila abitanti in provincia di Perugia – erano rimasti meno di 10 ettari di questo antichissimo vitigno, e il poco vino prodotto era destinato esclusivamente all’autoconsumo. Oggi gli ettari sono 700, il valore dei terreni è cresciuto di 30 volte in vent’anni, la ‘Strada del Sagrantino’ creata nel 2000 ha prodotto 150 posti di lavoro, sono stati investiti 25 milioni di euro, raddoppiati i posti letto negli alberghi. Oggi Montefalco esiste nelle mappe internazionali del vino. La rinascita di questo vitigno autoctono e il suo posizionamento stellare, nell’olimpo dei grandi rossi, deve molto a Marco Caprai, alla sua personale, quasi fisica ma molto sofisticata, arte del vino. La cantina di Montefalco è un gioiello produttivo, Cantina dell’anno secondo Slow Food e Gambero Rosso nel 2006. Nel 1990 Caprai fatturava 500 mila euro vendendo 400 mila bottiglie, oggi arriva a 5 milioni di euro con 650 mila bottiglie: sono numeri che mostrano senza appello il valore delle politiche di qualità. Caprai ha capito che la chiave sarebbe stata la mappatura genetica del vitigno: a Milano, Università Statale, gli hanno creduto, hanno ascoltato le sue intuizioni. Oggi queste vigne sono un caso da manuale di enologia, dove le caratteristiche dominanti del sagrantino e quelle recessive, conservate solo in poche piante, convivono per dare vita ad un prodotto unico. Vino cashmere e merletti per le aziende Caprai, una delle più efficaci rappresentazioni della soft economy umbra.

 

Cantine Arnaldo Caprai
Località Torre di Montefalco
06036 – Montefalco (PG)
Tel. 0742/378802
Fax 0742/378422
www.arnaldocaprai.it