Dalla scienza dei materiali Montedison a una politica industriale di sviluppo e sostenibilità. Risorse rinnovabili di origine agricola per risolvere i problemi di inquinamento, minimizzare i rifiuti post-consumo e sviluppare processi a basso impatto ambientale. Non è un sogno, anzi lo è, è la chimica buona, la chimica verde di Novamont, l’azienda di Novara che produce plastica non inquinante. L’oggetto magico si chiama Mater-Bi e ha rivoluzionato il mondo della chimica.
E’ una bio-plastica ricavata da materiali biologici e biodegradabili come l’amido di mais, la cellulosa, gli olii vegetali. Per le sue caratteristiche tecniche e la frontiera delle applicazioni tutto lascia pensare che possa essere il nuovo Moplen del secolo a venire. Le applicazioni attuali? Sacchetti, stoviglie monouso, vaschette, pellicole per alimenti, accessori per animali, un pneumatico Goodyear, il Gt3 Biotred. Ha molte delle proprietà della plastica ma può essere smaltito come un normale rifiuto organico. Un’invenzione che fa di Novamont sia un soggetto di punta della green economy, sia l’azienda leader nel settore dei materiali plastici biodegradabili con più di 80 brevetti, riconoscimenti autorevoli e 20 mila tonnellate l’anno di produzione diretta che raddoppiano con le aziende licenziatarie. Ma le sfide di Novamont e di Catia Bastioli, Inventore Europeo dell’Anno nel 2007, sono solo all’inizio. L’azienda, investimenti di circa 100 milioni di euro in ricerca e impianti, ha già creato una bioraffineria in Umbria e ne aprirà presto una a Caserta. Ma c’è un di più. Per coprire il fabbisogno di materia prima, in collaborazione con Coldiretti, è stata sperimentata con successo la coalizione con una cooperativa di 600 imprenditori agricoli umbri. E’ un modo nuovo di intendere il rapporto fra economia, territorio e ambiente: è un sistema integrato che crea una filiera e trasforma il rispetto degli standard ambientali in fattore di sviluppo territoriale.
Novamont
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