Un laboratorio della soft economy , anzi un paradigma. L’Umbria è un territorio cerniera tra geografie e sistemi produttivi, tra attività tradizionali che si sono riconfigurate e nuove economie che poggiano su innovazione, conoscenza, ricerca. Qui, al centro di un’area vasta che si spinge fino alle Marche, lambisce la Romagna, si insinua nella Toscana meridionale e confina con l’area metropolitana di Roma, l’economia della Qualità è il destino scelto e condiviso.
Ciò che colpisce dell’Umbria contemporanea non è la perfetta manutenzione del passato, ma la formidabile fusione di forme differenti di futuro. Il Sagrantino e il cuore artificiale, il cashmere e le filiere del legno, la meccanica di altissima precisione e la cioccolata, i campioni della green economy, l’olio e l’alta moda, le bioraffinerie e le componenti aerospaziali. Una rete policentrica dove tutto si fonde con tutto. Economia e impresa, agricoltura e ambiente, eventi culturali e patrimoni storici, università, reti museali e qualità della vita. Così l’Umbria delle Qualità è l’avanguardia di un nuovo made in italy, un modello di sviluppo che si è trasformato con processi di modernizzazione produttiva, estetica e cognitiva. Nel suo Dna c’erano i valori, il presupposto che ha dato origine a format di successo: cultura civica, imprenditorialità diffusa,vivacità commerciale, abilità raffinata nella comunicazione, saperi consolidati, talenti. Su questa piattaforma i settori tradizionali si sono arricchiti di alto valore aggiunto con una capillare infrastrutturazione culturale e relazionale, e si è incrociata la proiezione internazionale dell’impresa e del territorio con i valori che definiscono l’attrattività e riposizionano la catena del valore. Che è come dire: Pinturicchio è condizione necessaria ma non più sufficiente. Lungo le reti che attraversano la regione scorrono nuove possibilità, nuovi scambi, nuove frontiere. E con essi la responsabilità di rimanere un paradigma riuscito di Soft Economy.


 


 

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